2017, occasione per riscrivere una storia ecumenica

A 500 anni dalla Riforma protestante
È stato avviato giovedì 26 maggio 2016 a Padova il progetto di ricerca biennale “A 500 anni dalla Riforma protestante. Ripensare l’evento, viverlo ecumenicamente”, che mette insieme Facoltà teologica del Triveneto e Istituto di Studi ecumenici “San Bernardino” di Venezia.
In questo primo momento, cui seguiranno un convegno e due giornate di studio (vedi il programma ), è stato proposto un approfondimento sul tema “2017: occasione propizia di dialogo tra le chiese?”, con interventi di Riccardo Burigana e Placido Sgroi, docenti dell’Ise “San Bernardino”, che hanno dato uno sguardo sull’anniversario dal punto di vista, rispettivamente, storico e teologico.
 
Riccardo Burigana ha sottolineato la novità del documento della Commissione bilaterale luterana-cattolica “Dal conflitto alla comunione” (2013), che ha posto le basi per la commemorazione comune dell’anniversario della Riforma. «È la prima volta nella storia che si festeggia il ’17 e il testo pone questioni nuove agli storici: chiede di far conoscere la Riforma, innanzitutto, nella chiesa luterana e nella chiesa cattolica; e chiede di ripensare a ciò che è stato il XVI secolo, di metterne in gioco l’eredità alla luce del cammino ecumenico compiuto negli ultimi cent’anni». Il desiderio di vivere ecumenicamente l’anniversario, che da entrambe le parti non manca, deve però fare i conti con un elemento nuovo, introdotto da papa Francesco che, nel suo stile, chiede di fare qualcosa di concreto, come concreta sarà la sua presenza a Lund il prossimo 31 ottobre per pregare insieme ai luterani. «Dovremo raccontare il XVI secolo nella sua complessità all’interno della chiesa, nel rapporto con l’università, con lo stato e il potere politico. Allora – ha concluso Burigana – il 2017 sarà occasione per riscrivere una storia ecumenica che aiuterà i cristiani a vivere l’unità e la diversità per annunciare la gioia di Cristo che salva tutto il mondo».
 
Il dialogo ecumenico ha cambiato il rapporto fra le chiese – ha spiegato Placido Sgroi – superando il concetto di controversia (che comunque dice una relazione fra le parti avversarie) con quello di confronto, a partire dal concilio Vaticano II, e poi con il dialogo, che mette insieme la conoscenza dell’altro con un logos, una parola comune, che unisce una volta tolti i fraintendimenti del passato. «Lutero non voleva la divisione ma la riforma della chiesa – afferma il teologo –; la divisione è stata conseguenza di fraintendimento reciproco, di impazienza per le istanze riformatorie. Sul piano teologico celebrare la Riforma è riconoscere il comune patrimonio cristiano». Il teologo usa l’immagine dell’ottaedro – una doppia piramide contrapposta – per evidenziare come le punte, che sono distanti, siano però la parte più piccola della figura e poggino sulla parte più ampia: così occorre «fare una gerarchia delle verità ecumeniche e imparare a distinguere fra differenza e divergenza, avendo un criterio preciso con cui operare».
Maggiori approfondimenti sul tema si possono trovare nell’intervista rilasciata da Placido Sgroi ► alla Facoltà.
 
Paola Zampieri 
 
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