2000 – fascicolo 1

Studia Patavina – anno XLVII (2000) – fascicolo 1 (gennaio – aprile)

PIERO CODA
Mistero trinitario e monoteismo ►

Colloquio
La verità della filosofia e la verità della fede

GIOVANNI FERRETTI
Il problema della verità tra fede e filosofia

MARIO RUGGENINI
La trascendenza del vero

GIUSEPPE SEGALLA
La forma cristologica della verità nella letteratura giovannea

Ricerche

MICHEL PAUL GALLAGHER
Percorsi di teologia pastorale. 4. Questioni di teologia pastorale in area irlandese

GENNADIOS (LIMOURIS) DI SASSIMA
Percorsi di teologia pastorale. 5. La teologia pastorale in ambito greco-ortodosso

GIUSEPPE NOBERASCO
La risurrezione e l’enigma della morte. Escatologia e antropologia in E. Jüngel

Problemi e discussioni

FEDERICO DAL BO
Lo spazio della memoria nelle “Confessioni” di Agostino

GIAN LUIGI BRENA
Cristianesimo e crisi ecologica

GIUSEPPE RIZZARDI
Islâm, nuovo capitolo della storia della chiesa

Note

GIORGIO PENZO
Nietzsche e la musica come trasformazione

ALASSAN JALLOW
Islâm africano, Islâm del libro e dialogo interreligioso

Notiziario

GIOVANNI LEONARDI
Gli Atti degli Apostoli: storiografia e biografia.
VIII Convegno di Studi Neotestamentari a cura dell’ABI
(Torreglia – Padova, 6-11 settembre 1999)

Recensioni, schede e segnalazioni bibliografiche

Libri ricevuti


 

PIERO CODA
Mistero trinitario e monoteismo
Studia Patavina 47 (2000), pp. 5-28

Connettere la figura trinitaria del Dio cristiano con il monoteismo è questione che sta acquisendo di più in più una centralità per molti versi inedita e forse anche decisiva, soprattutto per il futuro del dialogo interreligioso. La riflessione è disposta in due momenti principali: nel primo, rivolgendo l’attenzione al contesto teologico e culturale del ‘900, si ripercorre la significativa vicenda che in esso ha vissuto la teologia trinitaria, per soffermarsi poi sulle istanze che impongono oggi un approfondimento del concetto di monoteismo nella sua accezione originalmente cristiana; nel secondo, di carattere più sistematico, si cerca di offrire alcune piste metodologiche per una corretta articolazione della questione. 

The collocation of the Trinitarian nature of the Christian God within the notion of monotheism is an increasingly central and maybe also decisive issue especially in terms of the future of inter-religious dialogue. The issue is considered in two main stages: firstly the history of Trinitarian theology in the theological and cultural context of the 1900’s, in order to look at the contemporary situations which impose the need for a deeper understanding of the monotheistic concept in its particularly Christian form; secondly, the article suggests some methodical approaches to an acceptable formulation of the questions raised by the issue.

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GIOVANNI FERRETTI
Il problema della verità tra fede e filosofia
Studia Patavina 47 (2000), pp. 29-58 

Ristretto il discorso agli ambiti della filosofia occidentale e della fede cristiana, l’articolo dedica una prima parte all’analisi critica dei principali tentativi di caratterizzare in forme contrapposte la verità della filosofia e quella della fede, per poi passare, nella seconda parte, a proporre una propria fenomenologia delle convergenze e delle divergenze tra le due verità. Tra le concezioni giudicate insoddisfacenti vi sono soprattutto quelle che subordinano una delle due verità all’altra, ma anche quella scolastica del “duplex ordo cognitionis” e quella “trascendentale” moderna. La fenomenologia delle convergenze tra le due verità cerca di mettere in luce come entrambe siano impegnate sui versanti del vissuto esistenziale e della riflessione critica e siano aperte sia alla totalità universale del senso sia alla rivelatività del fatto storico concreto. Si sostiene infine che la diversità delle due verità non si ritrova in qualificazioni astratte riguardanti la loro forma o il loro contenuto, bensì soltanto in riferimento alla loro diversa origine storica. 

Having limited the argument to a consideration of western philosophy and the Christian faith, the first part of the article is dedicated to a critical analysis of the main attempts to define in dialectical terms philosophical truth and the truth of faith- the article then proposes its own phenomenology of the convergences and divergences between the two forms of truth. Among the concepts retained dissatisfactory the author lists in particular those which subordinate one form of truth to another, as well as the scholastic theory of “duplex ordo cognitionis”, and modern transcendental theory. The phenomenology which characterises the convergence between both forms of truth attempts to demonstrate how both operate within the sphere of existential experience and critical thought, and are receptive both to the notion of a universal totality of meaning as well as the revealing nature of actual historic fact. In conclusion the article maintains that the true distinction between both forms of truth is not to be discovered in abstract qualifications as to their respective forms or contents, but rather and solely in reference to the diverse historic origin of both forms.

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MARIO RUGGENINI
La trascendenza del vero
Studia Patavina 47 (2000), pp. 59-75 

La prima parte del saggio introduce la questione della verità come questione che interroga la filosofia. La domanda è come sia da pensare la verità e come se ne possa concepire la trascendenza, che ne escluda tanto l’identificazione dogmatica con il Dio di qualsiasi chiesa, quanto la riduzione nella disposizione di qualsiasi soggetto uomo, comunità, popolo, stato. La verità non è la verità del consenso, anche se si fa evento solo nel colloquio delle esistenze. Ma non è nemmeno la verità positiva d’una rivelazione, se in ogni rivelazione si annuncia come mistero. L’esperienza “filosofica” della verità come mistero ne riconosce la trascendenza irriducibile. La seconda parte del saggio tenta di leggere in questa chiave la verità della fede cristiana come “la alétheia della croce”. 

The first part of the treatise introduces the question of the truth as one that interrogates Philosophy: how is truth to be perceived, and how is the transcendence of the truth, which excludes both a dogmatic identification with the God of any particular church, as well as its reduction as a concept at the disposition of any particular subject – be it an individual, community, people (nation) or state – to be understood. The truth is not the truth of consensus, even if it becomes apparent within the framework of existential dialogue. Neither is it the affirmative truth of a revelation, if in each revelation it manifests itself as mystery The “philosophical” experience of the truth as mystery recognizes its irreducible transcendence. The second part of the treatise attempts to read in this light the truth of the Christian faith as “the alétheia of the cross”.

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GIUSEPPE SEGALLA
La forma cristologica della verità nella letteratura giovannea
Studia Patavina 47 (2000), pp. 77-92 

Si esamina, nel suo apparire fenomenologico, quale verità sia quella del Gesù giovanneo, che si rivela come “la verità”. La ragione filosofica non la può giudicare dall’esterno. Solo entrando in essa e vivendola nel suo interno si lascia scoprire come la verità di Dio e dell’uomo, la verità dell’agape che si dona e rovescia l’ordine del mondo, perché viene donata la vita da una morte per amore. La ricerca procede per tre passi successivi: anzitutto si analizza il linguaggio giovanneo della verità, si passa quindi all’orizzonte culturale in cui la forma giovannea della verità va collocata e, infine, si segue il percorso della verità di Gesù nella logica narrativa del quarto vangelo. 

The article looks at the phenomenological presentation of the “truth” of the Jesus of John’s gospel, who reveals himself as “the Truth”. Philosophical reason looking in from the outside cannot judge it. Only when internalised as a living experience does this truth reveal itself as the truth of man and God, the truth of an “agape” which gives itself freely and in doing so transforms the existing order, because death is overcome by a life given for love.The research progresses in three stages: firstly and most importantly the language used by John in defining “truth” is analysed; attention then shifts to the cultural context in which this idea of truth was collocated, and, finally, the progression of the truth of Jesus in the narrative logic of the fourth gospel is considered.

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MICHEL PAUL GALLAGHER
Percorsi di teologia pastorale. 4. Questioni di teologia pastorale in area irlandese
Studia Patavina 47 (2000), pp. 93-108 

Delineati i fattori che costituiscono una crisi della fede in Irlanda negli ultimi anni, si propongono quattro modelli di risposta pastorale. Tre sono trattati brevemente: un metodo per la riflessione della comunità sui contesti della fede, che stanno cambiando; la critica cristiana alla cultura dominante come pure alla possibile compiacenza per essa nella prassi della chiesa; il dialogo col mondo delle arti creative. Un’attenzione più dettagliata è dedicata alla psicologia dello sviluppo della fede negli scritti di J. Fawler. La sua analisi della lunga evoluzione dei linguaggi di fede viene spiegata, evidenziandone la rilevanza per la teologia pastorale. 

After outlining factors that constitute a crisis of faith in Ireland within recent years, four models of pastoral response are proposed. Three are treated briefly: a method for community reflection on changing contexts for faith; Christian critique of the dominant culture as well as of possible complacency in the practices of the Church; dialogue with the world of creative artists. More detailed attention is devoted to the developmental psychology of faith embodied in the writings of James Fowler. His analysis of a life-long evolution of faith languages is explained together with its relevance for pastoral theology.

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GENNADIOS (LIMOURIS) DI SASSIMA
Percorsi di teologia pastorale. 5. La teologia pastorale in ambito greco-ortodosso
Studia Patavina 47 (2000), pp. 109-121 

Una domanda apre l’articolo: esiste una teologia pastorale nella tradizione ortodossa che trova nell’ethos sacramentale, liturgico e mistico il centro della sua azione? La risposta dell’autore si snoda attorno a quattro coordinate: l’antropologia, la comunità, la pneumatologia e la carità. Contro i riduzionismi della modernità la teologia pastorale è chiamata a rimettere al centro l’uomo immagine di Dio, attingendo alle fonti perenni dei grandi mistici del passato. La comunione è esperienza sempre attuale che la chiesa testimonia e realizza nella fedeltà alla verità e attraverso una rinnovata testimonianza. La Pentecoste apre prospettive nuove per un mondo fraterno dove è coinvolto anche il cosmo sempre teso verso la sua realizzazione escatologica. Il binomio fede-carità si ripropone in tutta la sua attualità: la vera carità è sempre radicata nella fede. Queste sono le antiche e nuove sfide che la teologia pastorale ortodossa coglie come frutto della sua riflessione. 

The article begins by asking whether in the orthodox tradition there exists a pastoral theology that is centred in the mystical, liturgical and sacramental ethos. The author’s response considers the issue in terms of anthropology, community charity and the operation of the holy spirit. In contrast to the reductionism of modernity, pastoral theology must give a central importance to man “made in the image of God” drawing its inspiration from the perennial source of the great mystics of the past. Communion is the constantly recurring and present experience that the Church is testimony to and achieves by remaining faithful to the truth and by means of renewed witness. The event of Pentecost gives rise to a new prospective for a world of fraternal brotherhood involving the entire cosmos orientated towards its eschatological conclusion. The faith-charity equation represents itself in the full force of its current relevance: true charity is always rooted in faith. These are the ancient and contemporary challenges that Orthodox pastoral theology is reaping as fruits of its reflection.

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GIUSEPPE NOBERASCO
La risurrezione e l’enigma della morte. Escatologia e antropologia in E. Jüngel
Studia Patavina 47 (2000), pp. 123-147 

Contro tutti quegli approcci che intendono la morte come un fatto naturale, Jüngel mette in risalto il suo carattere di drammatica interruzione dell’esistenza. Essa pone infatti l’uomo nell’impossibilità di portare a compimento la sua storia. E’ la totalità della sua umanità che viene in questo modo messa in questione. A partire da qui deve essere, per Jüngel, ricompresa la realtà della salvezza, che non può essere fatta consistere nella sopravvivenza di una parte dell’uomo (l’anima immortale). Essa deve essere riconosciuta nell’evento della Croce in cui Dio, confrontandosi con la morte, preserva definitivamente l’umanità dell’uomo dalla minaccia del nulla, consentendogli di vivere malgrado la morte. 

In contrast to the approaches which consider death a natural fact, Jüngel stresses its character as a dramatic interruption of existence. It places man in a position where it becomes impossible for him to complete his history. Therefore the totality of his human nature is questioned. According to Jüngel, it is from this perspective that the reality of salvation must be re-interpreted, as it cannot be reduced solely in terms of the survival of a part of man (the soul), but must be recognised in the event of the Cross in which God, confronting death, definitively preserves man’s humanity from the threat of nothingness, allowing him to live in spite of death.

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FEDERICO DAL BO
Lo spazio della memoria nelle “Confessioni” di Agostino
Studia Patavina 47 (2000), pp. 149-165 

Nei libri X e XI delle Confessioni Agostino ricorre costantemente a metafore di natura spaziale per descrivere l’essenza della memoria e del tempo: come la linguistica e l’antropologia moderne hanno dimostrato, l’applicazione di metafore spaziali a un contesto temporale è un elemento caratteristico dell’evoluzione del linguaggio. Inizialmente, infatti, l’uomo si serve delle stesse parole per parlare dello spazio e del tempo, per cui si attende che il tempo sia reversibile, cosi come lo è lo spazio: secondo la sensibilità occidentale, lo sviluppo di un’analitica coscienza del tempo è possibile solo superando questa equivocità. Tuttavia è possibile chiederci che senso teologico possa suggerire l’applicazione di metafore spaziali al tempo. La metafora, per cui il tempo è la via della salvezza che Dio percorre per aiutare l’uomo, permette di intravedere un’impostazione dell’azione divina che non segue le linee classicamente definite dal pensiero escatologico. 

In books X and XI of “Confessions”, Augustine makes constant use of metaphors of space to describe the essence of time and memory- as modern linguistic and anthropological studies have demonstrated, the application of metaphors of space to time is a characteristic of linguistic evolution. Man once used the same words to speak of space and time; which led him to believe that time must be reversible, as space is. For western sensibility, the development of an analytical consciousness of time is only possible if this equivocation is overcome. It is nevertheless possible to ask what meaning all this can theologically have. The metaphor by which time is the instrument of salvation used by God to redeem man offers a different perspective to the classical interpretation of God’s presence in history which does not adhere to the traditional lines of eschatological reasoning.

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GIAN LUIGI BRENA
Cristianesimo e crisi ecologica
Studia Patavina 47 (2000), pp. 167-184 

La crisi ecologica solleva un problema generale molto difficile per l’Occidente, il quale dovrebbe persuadersi a rispettare la natura e riuscire a ristrutturare la propria economia secondo criteri di giustizia internazionale, così da alleare attorno a sé anche gli altri popoli per un futuro ecologicamente sostenibile. In questo contesto il cristianesimo può svolgere un ruolo importante se riuscirà a promuovere una nuova tolleranza non indifferente ai valori sia laici che cristiani, riconciliando la modernità con se stessa. Così l’Occidente sarà in grado anche di assumere come propri i problemi di tutta l’umanità. 

The ecological crisis confronts the West with a difficult and generalised problem, which should result in a greater respect for the natural environment and a reconstruction of national economies according to criteria based on principles of international justice, in order to create an alliance of all nations and move towards the goal of an ecologically sustainable future. In this context Christianity can play an important role if it is able to promote new forms of reciprocal tolerance which embraces both Christian and Secular values, and in doing so reconcile modernity with itself, enabling the West to assume the responsibility for the problems facing the whole of humanity in this area.

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GIUSEPPE RIZZARDI
Islâm, nuovo capitolo della storia della chiesa
Studia Patavina 47 (2000), pp. 185-222

Questo saggio fa una riflessione critica a tre livelli: primo, intende offrire alcuni criteri di interpretazione del fenomeno islamico, superando alcuni pregiudizi storici; quindi riassumere le ragioni che giustificano l’interesse della chiesa cattolica verso l’Islâm, in particolare la teologia cattolica; e ricordare infine alcune norme che l’insegnante di religione dovrebbe tener presente per un primo accostamento (o approccio) all’Islâm. 

This article is a reflection on three different levels. Firstly it wants to give some criteria of interpretation about the Islamic phenomenon, going beyond some historic prejudices. Then it wants to sum up the reasons which justify the interest towards Islâm of the Catholic Church, in particular Catholic Theology. Finally it wants to clarify some rules a Religion teacher should bear in mind in order to present a first approach to Islâm.

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GIORGIO PENZO
Nietzsche e la musica come trasformazione
Studia Patavina 47 (2000), pp. 223-229 

Dopo Rousseau, Nietzsche è uno dei pochi filosofi che considera la musica come fonte essenziale del suo pensare e del suo esistere. Egli parla dello spirito della musica che è qualcosa che supera il momento tecnico della musica. La musica non è solo un momento estetico ma è espressione del proprio fondamento. E’ anzi espressione della verità come trasformazione. Per Nietzsche la musica è qualcosa di divino, dato che lo aiuta a trovare il suo equilibrio esistenziale. 

After Rousseau, Nietzsche is one of the few philosophers who consider music to be an essential source of his thought and existence. He considers the spirit of music to be something which surpasses the technical moment of musical expression, becoming not only an aesthetic moment, but an expression of one’s own essence. Indeed it is the expression of truth as transformation. For Nietzsche music is something divine, since it helps him find his existential equilibrium.

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ALASSAN JALLOW
Islâm africano, Islâm del libro e dialogo interreligioso
Studia Patavina 47 (2000), pp. 231-236 

L’autore sostiene la plausibilità per il tempo odierno di un Islam differenziato, rispetto all’Islam classico, perché maggiormente legato alle culture locali. L’esempio in questione riguarda l’Africa nera che ha conosciuto una particolare islamizzazione, inizialmente slegata dalla cultura arabofona e capace di assumere tratti religiosi preesistenti di matrice popolare. La nota, pur nella brevità, riporta alla memoria storica la vastità e la ricchezza del mondo sub-sahariano nel succedersi dei governi, delle correnti di pensiero e delle figure di riferimento. Il volto mistico dell’Islam africano, inoltre, si caratterizza per delle possibili aperture al dialogo con il cristianesimo. 

The author maintains the feasibility at the present time of a differentiated Islam, with regards to classical Islam, more closely linked to local cultures. The example under consideration is that of “black” (non-Arabic) Africa, witness to a particular form of Islamisation which has consistently distanced itself from Arabic cultural influence and has consequently been able to assume pre-existent religious characteristics of the indigenous population. The end-note is a reminder, albeit brief, of the immense wealth of the sub-Saharan world in areas such as political change, lines of thought and role-model references. Furthermore the mystical aspect of African Islam constitutes a possible starting point for inter-religious dialogue with Christianity.

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