2010 – fascicolo 2

STUDIA PATAVINA
Anno LVII – n. 2 Maggio-Agosto 2010
Articolo
G. Brena
Simposio
Diventeremo tutti barbari? Pluralismo cultura e interculturalità
G. Trentin (cur.)
G. Zatti
Qualche considerazione ecclesiale e teologica a partire dal libro di T. Todorov
V. Bortolin
L’etica tra unità dell’umanità e pluralità delle culture. Riflessioni a margine de La paura dei barbari di Tzvetan Todorov
R. Battocchio
Sul concetto di «barbaro». Il contributo di Roger-Pol Droit
V. Pace
Non possiamo non dirci barbari? Considerazioni sociologiche
Ricerche
A. Ponchio
A. Steccanella
F. Peruzzi
Problemi e discussioni
E. Riparelli
G. Mazzocato
Nota
P. Benvenuti
La pietra scartata. Riflessioni, tra scienza e fede, sul valore salvifico della situazione dei disabili gravi – Una proposta di rilettura del caso Englaro
Notiziario
D. Cogoni
Convegno di Loreto: «Annunciare, celebrare, testimoniare l’eucaristia per la vita quotidiana»
Recensioni, schede e segnalazioni bibliografiche
Libri ricevuti

Gianluigi Brena
Ecologia: interpretare teologicamente un tempo di minaccia
Il problema ecologico è cruciale per il futuro dell’umanità e noi manchiamo del coraggio di affrontarlo in tutta la sua serietà e urgenza. Sostengo che il problema principale è appunto la nostra resistenza a prendere in considerazione l’emergenza ecologica per paura di dovere affrontare dei sacrifici economici troppo pesanti. Invito i cattolici a considerare le responsabilità delle nazioni cristiane, e le loro proprie, insieme alle grandi opportunità che questa situazione presenta. Se le comunità cristiane saranno in grado di accettare i sacrifici necessari potranno sostenere i popoli occidentali nell’assumere in spirito di equità le loro prevalenti responsabilità in campo ecologico. Questo faciliterà la cooperazione mondiale che è necessaria per affrontare con successo la sfida ecologica. In conclusione chiedo ai filosofi e ai teologi di riflettere seriamente su questo argomento, così da poter raggiungere una posizione comune per un futuro sostenibile.
Ecology: a Theological Interpretation of a Time of Threat
The ecological problem is a crucial one for the future of mankind and we lack the courage to face it in all its seriousness and urgency. I maintain that the chief problem is our unwillingness even to consider the ecological emergency for fear that we will have to bear economic sacrifices that are too heavy for us. I urge the Catholics to consider the responsibilities of the Christian nations and their own, but also the great opportunities that can be found in this situation. If the Christian communities are willing to accept the needed sacrifices they could uphold the western peoples in assuming their major responsibilities in ecological matters in a spirit of equity. This will facilitate that worldwide cooperation which is needed to tackle the ecological challenge successfully. In conclusion, I ask theologians to think seriously about this matter so that we may reach a common position for a sustainable future.
Giuseppe Trentin (cur.)
Simposio su «Diventeremo tutti barbari? Pluralismo cultura e interculturalità»
In un mondo dagli equilibri stravolti e diviso non più tra Oriente e Occidente, tra Nord e Sud, ma tra paesi dominati dal risentimento e paesi dominati dalla paura, è quanto meno op portuno, se non necessario, riprendere la riflessione sulla possibile convivenza con l’altro, il diverso, lo straniero, chi provenendo da un paese e da una cultura differente dalla nostra finisce spesso per essere visto e classificato come barbaro. Così facendo, però, non diventeremo tutti barbari? Non finiremo per diventare barbari anche noi? È la domanda che attraversa da capo a fondo il saggio di Tzvetan Todorov, La paura dei barbari (Garzanti, Milano 2009) e che Studia Patavina ha scelto e proposto come punto di partenza e stimolo alla riflessione a quanti hanno partecipato al consueto simposio annuale della rivista. Dopo una breve rassegna dei vari contributi e interventi dei partecipanti il curatore analizza alcuni nuovi problemi emergenti dalla situazione di globalizzazione in cui viviamo aprendo nuove vie di ricerca etica e invitando ad assumere la «barbarie» e la «civiltà» non solo come categorie individuali, esistenziali, ma anche come categorie sociali e culturali.
Symposium on the topic «Shall We All Become Barbarians? Pluralism, Culture And Interculturalism»
In a world that is transformed by changed equilibria and that is not divided between East and West, North and South anymore, but between resentful and frightened countries, it is appropriate – or even necessary – to resume the reflection on the possible coexistence with the others, the different ones, the foreigners, those who come from different countries and cultures, for this reason often seen and classified as Barbarians. As a result, shall we not become all Barbarians? Shall we not become Barbarians, as well? This is the main question of Tzvetan Todorov’s essay The Fear of Barbarians (Garzanti, Milano 2009), which Studia Patavina chose and proposed as a starting point and a means of stimulating the reflection of those who took part in its annual symposium. After a short review of the participants’ different contributions and speeches, the editor analyses some new problems caused by globalization, opening new ways of ethical research and he invites to consider «barbarism» and «civilization» not only as individual and existential categories, but also as social and cultural categories.
Alice Ponchio
Il rapporto tra etica e diritto in Kant. Lo status quaestionis e una proposta interpretativa.
Il testo si propone due obiettivi: quello di fornire al lettore una ricostruzione dello status questionis del dibattito riguardo al rapporto tra etica e diritto nella filosofia morale kantiana e quello di avanzare una proposta interpretativa di tale rapporto. Quest’ultima consiste innanzitutto nel fornire un metodo di analisi, consistente nel tentativo di analizzare il rapporto in questione assumendo non un unico punto di vista, ma una pluralità di prospettive interpretative. I punti di vista da me individuati sono tre: la prospettiva metaetica e metagiuridica, la prospettiva della libertà e la prospettiva della totalità. L’analisi condotta a partire da queste tre diverse prospettive ha permesso di individuare tra l’etica e il diritto kantiani un rapporto di costante richiamo e implicazione reciproci, pur nella diversità dei loro statuti e dei loro ambiti di applicazione. Ho qualificato tale particolare rapporto come una co-implicazione nella differenza e il testo si propone di argomentare tale scelta e di spiegare il significato di tale espressione.
The Relation Between Ethics and Law in Kant’s Philosophy
The article provides the description of the status quaestionis about the debate on the relationship between ethics and the right in Kantian moral philosophy. Furthermore, it suggests a possible interpretation of that relationship, that consists of a method of analysis: I will argue that in Kant’s works the relationship between ethics and the right can not be analyzed from a unique point of view, but only by adopting three different perspectives. These are: the metaethical and metajuridical perspective, the perspective of freedom and the perspective of the totality. Considering these perspectives, an interpretation of the relationship between ethics and the right as a reciprocal implication will be possible, though there is a deep difference in their laws and in their application fields. I qualify this peculiar relationship as a co-implication in the difference. In this text I argue in favour of this choice and I provide an explanation of the meaning of this expression.
Assunta Steccanella
«L’azione in M. Blondel e l’agire ecclesiale». Spunti di riflessione sull’agire nella chiesa alla luce della fenomenologia blondeliana dell’azione.
In questo testo l’autrice tratteggia una riflessione intorno al senso e alle peculiarità dell’agire nella chiesa, in prospettiva teologico-pratica e attraverso il contributo della fenomenologia blondeliana dell’azione. Dopo un breve cenno alla biografia di Blondel, l’articolo si misura con il suo pensiero per comprendere l’origine, la struttura, il dinamismo interno dell’agire umano e per farne emergere la portata teorico-pratica. Vengono poi poste in dialogo le categorie individuate con alcune coordinate ecclesiologiche, cercando di mostrare l’integrazione reciproca delle due prospettive ed offrendo alcuni spunti favorevoli ad arricchire la comprensione del rapporto teoria-prassi in teologia.
«Blondel’s Philosophy of Action and Ecclesial Action». Reflections on Action in the Church from Blondel’s Phenomenological Perspective of Action
In this script the authoress outlines a reflection on the meaning and peculiarities of action in the church, with a theological-practical perspective and through the contribution of Blondel’s phenomenology of action. After a brief reference to the biography of Blondel, the article measures itself with his thought to understand the origin, the structure, the internal dynamism of human action and to bring out its theoretical and practical scope. Afterwards there is the comparison of the categories identified through some ecclesiological coordinates, in order to try to show the mutual integration of the two perspectives and to offer some ideas favourable to enrich the understanding of the relation between theory and practice in theology.
Francesco Peruzzi
Le «ragioni» della fede e le «strategie» della sua comunicazione in Kierkegaard
In «Briciole di Filosofia» Kierkegaard discute il cosiddetto «problema di Lessing» e conclude che la fede cristiana è il paradosso assoluto che l’uomo crede «contro ragione». Proprio a partire da questo caposaldo del pensiero kierkegaardiano il presente contributo indaga se e in che termini sia possibile comunicare la fede e parlarne con riferimento alla ragione.
The «Reasons» of Faith and the «Strategies» of its Communicationi in Kierkegaard’s Philosophy
In «Philosophical Fragments» Kierkegaard debates the so called «Lessing’s problem» and draws the conclusion that the Christian faith is to be understood as the absolute paradox that one believes «against reason». Setting forth from this key point of Ki erkegaardian thought the present contribution inquires if and in what terms it is possible to communicate the faith and to speak of it with reference to reason.
Enrico Riparelli
Dalla inculturazione alla interculturalità. I. Valore e limiti della cate goria di inculturazione.
Negli ultimi decenni la categoria di «inculturazione» si è imposta con decisione nella letteratura teologica e nei documenti del magistero, ma in un’epoca di avanzata globalizzazione la teologia è ora chiamata a ripensare il rapporto tra fede e cultura in un’ottica interculturale. Si prospetta perciò l’esigenza per ciascuna disciplina teologica di rivisitare i propri contenuti, al fine di rispondere appropriatamente alla sfida costituita dalla interculturalità. Con l’espressione «teologia interculturale» non si intende perciò la creazione di una nuova disciplina, ma piuttosto la disponibilità da parte di ciascun ambito teologico a essere permeato e orientato dalla prospettiva interculturale. Il presente studio, suddiviso in due parti, si profila come un tentativo di delineare una risposta a tale sfida.
From Inculturation to Interculture: I. Values and Limits of The Category of Interculturation
In the last decades the category of «inculturation» has been influencing theological literature and the documents of the magisterium, but in an age of globalization theology must reconsider the relation between faith and culture from an intercultural point of view. Therefore, it is necessary that each theological discipline reconsiders its own contents, in order to meet the challenge of interculture. The expression «intercultural theology» does not mean the creation of a new discipline, but that each theological branch is willing to be permeated and oriented by an intercultural perspective. This study is divided into two parts and tries to face this challenge.
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Giuseppe Mazzocato
L’educazione della coscienza morale e il mondo degli affetti
L’articolo svolge il tema dell’educazione della coscienza morale, con riferimento specifico alla dimensione affettiva del soggetto. Esso si introduce al tema riproponendo la riflessione di Benedetto XVI sull’emergenza educativa per poi svilupparlo in tre punti. Il primo riguarda lo stretto legame tra il tema della coscienza e quello degli affetti. Tale legame viene indagato anzitutto in quanto fatto culturale e poi lo si approfondisce alla luce delle scienze psicologiche e della riflessione antropologica. La lettura così fatta del fatto affettivo pone in luce le potenzialità proprie dell’attuale cultura degli affetti, ma anche le ambiguità che la accompagnano, dal punto di vista morale e religioso. Il chiarimento dell’ambivalenza del mondo degli affetti chiama in causa la riflessione teoric a sull’esperienza morale, della quale vengono richiamate brevemente le linee fondamentali. L’articolo si occupa, infine, dell’azione formativa, la quale non può ovviamente porsi al di fuori dell’attuale cultura degli affetti. A tal proposito vengono offerte alcune riflessioni relative al processo formativo in quanto tale e poi all’attenzione specifica al mondo degli affetti, richiesta al formatore. L’ultimo paragrafo pone all’attenzione del formatore un aspetto forse poco presente, oggi, relativo all’importanza che l’ambiente e gli stili di vita hanno sull’azione formativa stessa.
The Education of Moral Conscience and the World of Affections
The article deals with the topic of education of moral conscience and it specifically refers to the affective dimension of the subject. The introduction to the topic is Benedict XVI’s reflections on the educative emergency. These reflections are then developed into three parts. The first part deals with the connection be tween the theme of conscience and the theme of affections. This connection is analysed first of all from a cultural point of view. Then the question is deepened from the point of view of psychological sciences and of the anthropological reflection. This analysis of the affective question highlights the potentialities of the culture of affections, but also its ambiguities from a moral and religious point of view. The clarification on the ambivalence of the world of affections is connected to the theoretical reflection on moral experience, the fundamental elements of which are illustrated. The article also deals with the formative action, that cannot be excluded from the current culture of affections. To this end there are some reflections on the formative process as such and on the educator’s specific attention to the world of affections. The last paragraph points out to the educator an element that is neglected nowadays, concerning the importance of the environment and lifestyles on the formative action.
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