2002 – fascicolo 3

Studia Patavina – anno XLIX (2002) – fascicolo 3 (settembre – dicembre)

Articolo

WERNER WOLBERT
La dignità dell’uomo, i diritti umani e la Teologia

Ricerche

ALBERTO LATORRE
Eugenio Zolli: apostata o profeta?

SIMONE MORANDINI
Il mondo della scienza e l’agire di Dio

Problemi e Discussioni

PROSPER GRECH
La reinterpretazione intra-biblica e l’ermeneutica moderna

Nota

S. MAFFIOLETTI
Insegnamento della religione cattolica. Verifica del raggiungimento degli obiettivi istituzionali negli Istituti Cattolici della Scuola Secondaria Superiore della città di Bergamo

Notiziari

MARCELLO MILANI
XXXVII Settimana Biblica. Torah e kerygma – Dinamiche della tradizione nella Bibbia (Roma 9-13 settembre 2002)

GIOVANNI LEONARDI
L’unità letteraria e teologica dell’opera di Luca

RICCARDO BATTOCCHIO (cur.)
Vita della sezione di Padova della Facoltà Teologica Italia Settentrionale

Recensioni, schede e segnalazioni bibliografiche

Libri ricevuti

 


WERNER WOLBERT
La dignità dell’uomo, i diritti umani e la teologia

In questo contributo di riflessione teologica sui diritti umani l’autore chiarisce anzitutto il concetto di dignità umana, che va definita in riferimento alla moralità, alla disposizione morale dell’individuo, e solo secondariamente all’uomo nella misura in cui gli viene data. Ne deriva che tutti gli uomini sono uguali rispetto a tale disposizione o capacità morale. E ne deriva pure, “prima facie”, il loro diritto alla libertà di azione. Un problema che l’autore si pone è come mai si sono avute tante difficoltà nella realizzazione di questo diritto, in particolare nella chiesa cattolica. La risposta va cercata nel fatto che tale “diritto” non significa autorizzazione positiva, bensì diritto a non essere impedito, ad agire liberamente nella sfera privata. Le cose stanno diversamente nella sfera pubblica, dove lo stato può limitare l’esercizio di questo diritto nella misura in cui ostacola la realizzazione di altri diritti in vista del bene comune. Quando si parla di diritti e doveri si deve pertanto tener conto che si passa dal concetto di libertà negativa, come diritto dell’individuo a non essere impedito, al concetto di libertà positiva, come dovere dello stato a rispettare, proteggere e promuovere i diritti degli individui. Nel caso in cui lo stato non ottemperi a questo dovere ci si può appellare ai diritti umani come difesa e stimolo al cambiamento. Non vi è infatti simmetria tra diritti e doveri, a meno che il diritto non si basi su un determinato accordo. In riferimento ai diritti umani nella chiesa la teologia dovrebbe chiedersi in primo luogo in che senso la chiesa si differenzi dalle istituzioni politiche o sia loro simile. In secondo luogo si dovrebbero analizzare attentamente alcuni problemi particolari, quali il pluralismo teologico, l’esclusione delle donne dalle funzioni ministeriali, l’esercizio del potere. Ed infine si dovrebbe problematizzare il modo in cui la chiesa guarda spesso ai diritti umani in riferimento alla democrazia: diritti umani e democrazia sono principi indipendenti o sono entrambi al servizio della libertà politico-giuridica?

Within the context of a theological reflection on Human Rights, the author first of all clarifies the concept of human dignity, which should be defined in relation to the individual’s morality or moral disposition, and only subsequently in relation to the individual, to the extent in which he receives that dignity. It follows that all men are equal as regards moral disposition or capacity, and that, “prima facie”, all have the right to freedom of action. The author therefore asks why the recognition of this right has encountered so many difficulties, especially within the Catholic Church. The answer lies in the fact that such a “right” consists in a right not to be obstructed and to freedom of action in the private sphere. In the public sphere, on the other hand, the state can limit the exercise of this right when it impedes the implementation of other rights in view of the common good. When talking of rights and duties it is necessary to take into account the passage from a concept of negative liberty, in terms of the right of an individual not to be obstructed, to a concept of positive liberty, that is the State’s duty to respect, protect and promote the individual’s rights. Human Rights can be evoked as a defence and a stimulus for change in those cases where the state fails to fulfil this duty. In reality symmetry between rights and duties does not exist, except in those cases where the right is founded on a specific agreement. The theological debate on human rights within the Church should first of all seek to establish in what sense the Church is similar to or differs from political institutions. Subsequently some specific problems should be carefully examined: theological pluralism, the exclusion of women from ministerial activity, and the exercise of power. Finally, the way in which the Church often considers the issue of Human Rights in relation to democracy should be questioned: are Human Rights and democracy independent principles or rather are they both at the service of political-legal freedom?

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ALBERTO LATORRE
Eugenio Zolli: apostata o profeta?

Le vicende personali e storiche occorse ad Israel Zoller, al secolo Eugenio Zolli, contribuirono a far cadere in oblio la sua opera storico-religiosa. Recuperare la sua figura non significa fare del revisionismo storico od opera apologetica, bensì avere la possibilità di comprendere appieno, attraverso il suo rivoluzionario metodo di indagine storico-religiosa, i guadagni da lui conseguiti. Giacché, attraverso gli studi storico-religiosi di Zolli, è possibile rifondare, su base storica, il dialogo interreligioso, ed ebraico-cristiano in particolare. Filosofia, teologia, ed ecumenismo trovano nella fondazione storica degli studi zolliani, la possibilità di riscoprire, attraverso ciò che divide, ciò che unisce.

The personal and historic events surrounding Israel Zoller, known as Eugenio Zolli, contributed to the neglect of his historic-religious work. Recuperating his figure does not mean indulging in historic revisionism or apologetics, but rather benefiting from the possibility of fully understanding, thanks to his revolutionary method of historical-religious research, the gains he achieved. His studies offer the possibility of re-founding on a historical basis inter-religious, and in particular Judeo-Christian, dialogue. The historic foundation of Zolli’s studies provides philosophy, theology and ecumenism with a basis on which to rediscover, by means of what divides, that which unites.

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SIMONE MORANDINI
Il mondo della scienza e l’agire di Dio: modelli nella teologia anglofoba

Il tempo della modernità ha visto l’emergere progressivo di una descrizione scientifica del mondo – sistema di rigorose relazioni matematiche tra entità fisicamente percepibili. È un orizzonte che diversi autori considerano incompatibile con l’affermazione di fede in un Dio creatore e provvidente-trascendente, ma anche presente ed attivo nella storia del mondo. Proprio in esso starebbe la radice ultima dei conflitti che spesso hanno opposto scienza e fede cristiana. In ambito anglofono sono stati, però, elaborati alcuni modelli teologici che guardano in ben altra direzione, valorizzando la dimensione non-deterministica della fisica contemporanea come strumento concettuale per pensare l’agire di Dio nel reale. Il saggio esplora alcune proposte di particolare rilievo, soffermandosi sulla loro importanza per l’inculturazione della fede in un tempo di scienza. 

The modern age has witnessed the progressive emergence of a scientific description of reality- a system of rigorous mathematical relationships between physically perceptible entities. For many authors a similar perspective is incompatible with a declaration of faith in a provident and creator God, transcendent yet present and active in human history. They see in such a perspective the root of those conflicts that have frequently opposed science and faith. Nevertheless, in the English-speaking sphere a number of theological models have been elaborated which draw very different conclusions, making use of the non-deterministic dimension of contemporary physics as a conceptual instrument for re-thinking divine action in reality. The contribution explores some of the more significant proposals, and in particular their importance in the process of faith inculturation in an age of science.

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PROSPER GRECH
La reintrepretazione intra-biblica e l’ermeneutica moderna

Il documento “L’interpretazione della Bibbia nella Chiesa” della Pontificia Commissione Biblica del 1993 aveva enumerato diversi metodi e approcci ermeneutici contemporanei con un commento sui loro pregi e difetti. Ci sarebbe un criterio dall’interno della Bibbia stessa per convalidare questi metodi? Poiché il testo biblico, dagli inizi fino al Nuovo Testamento, veniva reinterpretato continuamente, si è cercato di trovare delle regole di reinterpretazione sia nell’Antico Testamento stesso, sia dell’AT nel Nuovo Testamento, come anche del Nuovo Testamento nel NT medesimo per costatare se i metodi ermeneutici moderni stiano seguendo le linee di interpretazione che già troviamo nella Scrittura. Risulta che parecchi di essi in qualche modo già si trovano embrionalmente sia nell’AT sia nel NT. Però, si deve stare attenti perché queste interpretazioni seguano anche il soffio dello Spirito che le aveva suscitate nei tempi di composizione della Sacra Scrittura affinché non diventino giochi letterari o filologici soltanto. 

The 1993 Pontifical Biblical Commission document “The interpretation of the Bible within the Church” presented various contemporary hermeneutical approaches along with a comment on their eventual defects and merits. Does the bible itself offer criteria that could validate these methods? Given that the biblical text has been constantly reinterpreted from the earliest to New Testament times, attempts have been made to identify interpretative norms used both internally to the Old Testament as well as within the New Testament when interpreting both Old Testament and other New Testament passages, in order to determine whether or not the modern hermeneutical approaches follow the interpretative methods already present in the Scriptures. What emerges is that a substantial number of these approaches already exist in embryonic form in both Old and New Testaments. However, to avoid them becoming mere philological or literary games, it is necessary to leave these interpretations open to the movement of the Spirit that inspired them during the composition of the Scriptures.

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