2000 – fascicolo 3

Studia Patavina – anno XLVII (2000) – fascicolo 3 (settembre – dicembre)

Editoriale

LUIGI SARTORI
Testimonianza di un itinerario teologico

Articolo

FRANCESCO GHEDINI
Una religione nuova in Nietzsche?
Appunti sulla dimensione religiosa dell’eterno ritorno

Ricerche

MASSIMO GIULIANI
Lévinas e il giudaismo, ovvero “al di là della filosofia”

BEATRICE MARAZZI
Comunicare il sacro. Religione e postmodernità in Jürgen Habermas

RICCARDO NANINI
Tipi ideali e fenomenologia della religione in Gerardus van Leeuw.
2. Oltre doxa ed epistème: L'”a priori religioso”

Rassegna  

SIMONE MORANDINI
Un approccio sacramentale per la teologia della creazione?
Un dibattito ecumenico

Nota

GIUSEPPE TRENTIN
Percorsi di teologia pastorale in Europa: un bilancio

Notiziari

GIUSEPPE SEGALLA
55° Congresso della Studiorum Novi Testamenti Societas (SNTS) – Tel Aviv 30 luglio – 4 agosto 2000

ORNELLA COCOROCCHIO
Chiesa e pensiero cristiano nell’Ottocento: un dialogo difficile.
Seminario internazionale di studi

Recensioni, schede e segnalazioni bibligrafiche

Indice generale annata 2000


 

LUIGI SARTORI
Testimonianza di un itinerario teologico
Studia Patavina 47 (2000), pp. 583-599 

L’autore propone, in stile narrativo e confidenziale, un bilancio del suo iter teologico, riassumendolo in tre dimensioni della teologia che il cammino in essa lo ha condotto a sottolineare: la spiritualità (per una teologia che tende all’incontro dialogico con Dio), la storicità (per una teologia inserita nell’umano, capace di partire sempre dal basso), l’ecumenismo (per una teologia che sa attingere da tutti i portatori di verità, e sa lavorare con tutti e per tutti). Le tre acquisizioni non sono solo tappe in successione di tempi, e quindi staccate fra di loro, ma si legano strettamente in reciprocità, così che ognuna alimenta le altre ed è maturata da esse. 

Using an informal and familiar approach, the author gives an account of his theological itinerary, reassuming it in three theological dimension that his experience have led him to underline: Spirituality (for a theology which leads to a dialogical encounter with God), Historicity (for a theology based on human reality, from which it is able to derive its starting point), Ecumenism (for a theology which draws on all sources and bearers of truth, able to work with all and for the benefit of all). The three aspects are not merely successive chronological stages, unrelated to each other, but are closely and reciprocally inter-linked, so that each aspect nourishes and is itself enriched by the other.

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FRANCESCO GHEDINI
Una religione nuova in Nietzsche? Appunti sulla dimensione religiosa dell’eterno ritorno
Studia Patavina 47 (2000), pp. 601-633 

L’autore indaga la possibilità della presenza, in Nietzsche, di una religione “nuova”. Sulla scorta di precedenti studi sulle valutazioni genealogiche della religione e delle differenti religioni storiche, riconducibili al più generale prospettivismo del pensare nietzschiano, rinviene nella controversa dottrina dell’eterno ritorno un possibile fulcro di questa “religione”. Una religione non legata a credenze, intesa ora come strumento di plasmazione dell’uomo (in prossimità dunque con i motivi della grande politica e del superuomo); ora come esperienza estatica dell’eternità, ora come suprema affermazione della vita, accolta nella sua tragica duplicità, la cui incarnazione si può rinvenire in Dioniso. 

The author examines the possibility of identifying in Nietzsche a “new” religion. Aided by previous studies on the genealogical valuations of religion and of the various historical religions, which recall the broad prospective of Nietzschean thought, the author identifies in the controversial doctrine of the eternal return a possible fulcrum for this “religion”; a religion not bound to particular beliefs, but rather intended as at times an instrument which moulds and conditions the individual (closely related, therefore, to the themes of the “super-human” and “great politics”); at times as the ecstatic experience of eternity; at times as a the ultimate affirmation of life, embraced in its tragic duplicity, the incarnation of which can be seen in Dionysus.

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MASSIMO GIULIANI
Lévinas e il giudaismo, ovvero “al di là della filosofia”
Studia Patavina 47 (2000), pp. 635-656 

Sulla scia dell’insegnamento del suo misterioso maestro M. Shoshani, E. Lévinas cerca di inserire il giudaismo nella filosofia occidentale provocandone un’autoriflessione critica. Mettendo a fuoco l’istanza etica della tradizione biblico-talmudica, il filosofo ebreo-lituano rivela al pensiero greco il carattere di libertà della legge di Mosè quale fondazione radicale del principio di responsabilità. Poiché Dio resta nascosto nella sua stessa rivelazione, è al volto dell’altro che si volge la nostra risposta. Metafora dell’altro sono la vedova, l’orfano, lo straniero, l’eunuco: figure vulnerabili la cui vulnerabilità ci costringe ad esercitare la giustizia. Infine, alla luce della Shoà, Lévinas esplora la necessità, per il popolo ebraico, di avere uno Stato al fine di realizzare la propria vocazione profetica. 

Following in the footsteps of his mysterious master M. Shoshani, Emmanuel Lévinas attempts to insert Judaism into Western Philosophy with the aim of provoking a constructive self-criticism. By focusing on the ethical core of the biblical and talmudic tradition, the Jewish-Lithuanian thinker introduces into Greek philosophical thought the concept of liberty inherent in the Mosaic law which is the radical foundation of the principle of responsibility. Since God remains hidden in his own revelation, our answer must be directed towards the “face of the other”; “the other” being in metaphorical terms the widow, the orphan, the stranger, the eunuch: all vulnerable characters, whose vulnerability compels us to exercise justice. Finally, in the light of the Shoah, Lèvinas explores the necessity of the Jewish people to possess their own state in order to fulfil their prophetic vocation.

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BEATRICE MARAZZI
Comunicare il sacro. Religione e postmodernità in Jürgen Habermas
Studia Patavina 47 (2000), pp. 657-677 

Sullo sfondo del percorso speculativo di J. Habermas, affiora la domanda riguardante quale spazio sia destinato ad occupare la religione nella complessa società della ‘colonizzazione del mondo vitale’. L’autrice mette in rapporto la crisi di identità e di ruolo che nell’epoca moderna ha investito le immagini religioso-metafisiche del mondo, il vissuto di fede e la pratica religioso-confessionale con i mutamenti subiti da tutti gli ambiti del sapere, in particolare della filosofia e della teologia. Attraverso riflessioni, osservazioni critiche ed ipotesi, Habermas delinea un quadro estremamente dinamico della questione e lascia intravedere nella “trascendenza dall’interno” una possibile lettura del problema etico e religioso nella società della post-modernità. 

In the background of Habermas’ speculative itinerary lies the question as to what space religion is destined to occupy in the complex society of the “colonisation of the vital world”. The author confronts the identity and role crisis that in the modern era has assaulted the religious-metaphysic perception of the world, the subjective experience of faith and religious-confessional practice with the transformations experienced by all fields of knowledge, in particular Philosophy and Theology. Habermas uses hypotheses, critical observations and reflections to give the question an extremely dynamic structure and leaves space, in the idea of “transcendence from within”, for a possible interpretation of the ethical and religious problem in post-modern society.

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RICCARDO NANINI
Tipi ideali e fenomenologia della religione in Gerardus van Leeuw. 2. Oltre doxa ed epistème: L'”a priori religioso”
Studia Patavina 47 (2000), pp. 679-706 

E’ la seconda parte di un saggio che si occupa dei tipi ideali negli studi metodologici del fenomenologo olandese della religione Gerardus van der Leeuw. Dopo averne messo in luce la funzione pratica e regolativa, ne viene affrontata in modo più specifico la funzione nella “via verticale”, luogo in cui il processo di comprensione (Verstehen) diviene comprensibilità, nel quale cioè si rende evidente un “a priori religioso”. Tale a priori rappresenta una sorta di ‘ulteriorità’ fenomenica (quella propria della rivelazione), che è religiosa in quanto è trascendentale, e che per questo può essere assimilata al ‘meta-esistenziale’ delle filosofie ermeneutiche. Il tipo ideale è dunque l’intermediario tra la dimensione trascendentale (religiosa) della “via verticale” – ricostruita attraverso la “via orizzontale” dell’approccio fenomenologico – e il caos del reale, pur non assumendo mai una consistenza metafisica, ma soltanto normativa. 

The article is the second part of a thesis that looks at ideal types in the methodological studies of the Dutch scientist of religions Gerardus van der Leeuw. After having clarified the practical and regulative function of these types, their role in the “vertical way”, the space in which the process of comprehension (Verstehen) becomes comprehensibility, that is in which the religious a priori becomes evident, is specifically dealt with. This a priori represents a sort of phenomenological anteriority (that particular to revelation), which is religious in as much as it is transcendental, and can for this reason be assimilated to the meta-existential of the hermeneutic philosophies. The ideal type consists therefore in an intermediary between the transcendental (religious) dimension of the “vertical way” – reconstructed by the “horizontal way” of the phenomenological approach – and the chaos of reality, albeit never assuming a metaphysical consistency, merely a normative one.

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SIMONE MORANDINI
Un approccio sacramentale per la teologia della creazione? Un dibattito ecumenico
Studia Patavina 47 (2000), pp. 707-744 

Tra le istanze emergenti nella riflessione teologica contemporanea, sta certo il ripensamento della teologia della creazione, come tentativo di ritrovarne un profilo fedele alla sua densità biblico-teologica ed attento alle istanze del pensiero contemporaneo. Tra i percorsi tracciati negli ultimi decenni, l’articolo si sofferma in particolare su quegli autori che hanno esplorato le potenzialità di un collegamento tra la nozione di creazione e quella di sacramento, per un ripensamento in ottica pneumatologica e trinitaria che non dimentichi la dimensione escatologica. In questa direzione, infatti, emergono prospettive di notevole rilievo, per la spiritualità cristiana, come per un’etica della salvaguardia del creato. Di particolare interesse si rivela poi la dimensione ecumenica della ricerca, che offre la possibilità di cogliere l’intreccio di elementi comuni e differenze teologiche in autori di differenti appartenenze confessionali. Appare, anzi, ricco di potenzialità il raccordo tra la nozione di creazione, patrimonio comune della cristianità, ed il concetto di sacramento, ecumenicamente più problematico. 

Among the emerging currents of contemporary theological thought, a re-evaluation of the theology of creation is undoubtedly taking place which is attempting to rediscover a profile faithful to its biblical-theological density and at the same time sensitive to the developments of contemporary thought. Among the itineraries followed in recent decades, the article pays particular attention to those authors who have explored the potential of a connection between the notion of creation and that of sacrament, leading to a re-evaluation from a Trinitarian and pneumatological perspective that nevertheless does not ignore the eschatological dimension. The resulting prospective is of considerable importance for Christian spirituality, as well as for a common ethical approach to the protection of the creation. The ecumenical dimension of the research is of particular interest, offering as it does the possibility of an understanding of the inter-weaving of shared elements and theological differences present in authors of diverse confessional affiliations. The connection between the notion of creation, shared patrimony of Christianity, and the concept of sacrament, ecumenically problematic, appears particularly full of potential.

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GIUSEPPE TRENTIN
Percorsi di teologia pastorale in Europa: un bilancio
Studia Patavina 47 (2000), pp. 745-755 

Il contributo intende essere il resoconto di un seminario di studio organizzato dal Biennio di specializzazione in teologia pastorale della Sezione di Padova della Facoltà Teologica dell’Italia settentrionale sul tema “Percorsi di teologia pastorale in Europa”. A partire dalle relazioni tenute nel nostro Istituto da alcuni illustri docenti di teologia pastorale appartenenti ad aree linguistiche e confessionali diverse abbiamo proposto un bilancio delle analisi, dei problemi, delle prospettive attuali della teologia pastorale. Sono così emerse due esigenze: da una parte la necessità di prendere atto del pluralismo delle impostazioni teologico-pastorali attualmente emergenti; dall’altra l’utilità e l’urgenza di un confronto sempre più rigoroso e critico. A tale scopo è stata avanzata l’ipotesi che una maggiore attenzione al tema della missione, oltre che esser l’obiettivo specifico della nostra ricerca e specializzazione, possa costituire per tutti uno stimolo per ulteriori confronti e verifiche. 

The contribution is intended as an account of a study seminar organised by the Pastoral Theology biennia of the Padua branch of the Theological Faculty of Northern Italy, on the theme of “Pastoral Theology itineraries in Europe”. Starting from various presentations given in the institute by a number of qualified professors of Pastoral Theology from diverse linguistic areas and confessional backgrounds, an evaluation of the analyses, problems, and current perspectives of Pastoral Theology was proposed. What emerged was the necessity, on the one hand, to take into consideration the pluralism of the emergent pastoral-theological structure; on the other the necessity and usefulness of an increasingly rigorous and critical confrontation. To achieve this it was suggested that giving greater attention to the notion of charity as being at the heart of mission, as well as the specific objective of our research an specialisation, might be a stimulus for continued dialogue and verification.

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