II giornata di studio

comunicato stampa 07/2007

Padova, 24 aprile 2007

IL “NOI” E IL BENE COMUNE
PERNI DELLA RELAZIONE DI COPPIA
 

Si è concluso martedì 24 aprile, nella sede centrale della Facoltà Teologica del Triveneto, a Padova, il percorso di approfondimento su “La relazione di aiuto nella pastorale familiare”, organizzato dal Biennio di specializzazione in Teologia pastorale. Dopo aver parlato di accompagnamento al matrimonio nella cultura della provvisorietà con il prof. Xavier Lacroix lo scorso 18 gennaio, e affrontato il tema del pastoral counseling con un apposito convegno a febbraio, la terza tappa è stata la giornata di studio su “Accompagnamento spirituale e dinamiche relazionali della coppia”. Relatore il professor ALESSANDRO MANENTI, sacerdote emiliano, psicologo, psicoterapeuta, docente di psicologia, pastorale familiare e spiritualità allo Studio interdiocesano di Reggio Emilia, nonché fondatore dell’Istituto superiore per formatori, per l’integrazione fra psicologia del profondo e antropologia cristiana. 

Due i messaggi che il prof. Manenti ha voluto sottolineare. In primo luogo il significato pregnante della parola “relazione”, che va riscattata dal riduzionismo d’interpretazione suggerito dalla società povera e liquida in cui viviamo. In secondo luogo la proposta di due punti di contatto fra le dinamiche relazionali della coppia e il messaggio cristiano: il “bene comune” e “lo stile familiare”. 

Sullo sfondo la natura intersoggettiva della relazione di coppia, ossia la considerazione che la relazione di coppia non si basa solo sul dialogo, la mediazione, l’incontro, ma è realtà che trasforma e che crea una novità: il noi. La dimensione intersoggettiva chiede quindi un rischio trasformativo. Non si tratta solo di essere in relazione (apertura all’altro), o di entrare in contatto con l’altro e viverne un’intimità, ma di accogliere una relazione che trasforma.

Ecco allora che accompagnare spiritualmente la coppia non significa riempire di contenuti oggettivi e corretti, ma abilitare ad interpretare il vissuto (soggettivo) secondo il vangelo (dato oggettivo): attivare cioè il funzionamento della coscienza con la stimolazione di contenuti evangelici. 

Il problema della società di oggi – ha sottolineato Manenti – è un certo riduzionismo del concetto di relazione, relegata a reciprocità, complementarietà, condivisione, scambio, incontro d’amore. Ma la relazione va oltre: essa crea una nuova realtà che trascende e trasforma i due partner che si mettono in relazione e questa nuova realtà norma e qualifica la relazione. «La relazione d’amore non è solo relazione (incontro, dialogo, comunicazione…) ma una relazione che crea una novità, che prelude a una ridefinizione delle identità dei partner». Ecco anche la specificità del matrimonio cristiano per cui è centrale non che sia attivata una relazione, ma ciò che essa sa produrre. Il messaggio cristiano dice alla persona che entra in relazione: «d’ora in poi sei soggetto e rimani soggetto, ma riconosci e accetti che per vivere da soggetto ti leghi al tu. Non potrai definirti se non in un contesto intersoggettivo. Mettersi in relazione è lasciarsi cambiare dalla relazione». Il messaggio cristiano non è perciò uno strumento terapeutico, un metodo per andare d’accordo e volersi bene, ma mira a presentare l’effetto nuovo che la relazione deve produrre. Di conseguenza accompagnamento significa anche suscitare domande nella coppia e accrescere la coscienza delle persone. 

Un aspetto che qualifica la novità del legame intersoggettivo e che per molti versi “assicura” la tenuta della coppia è il bene comune: la relazione intersoggettiva produce il bene del “noi” che deriva dall’interazione delle parti ma che è anche maggiore della semplice somma delle parti in interazione.

Il bene comune ha di per sé un contenuto affettivo (il volersi bene), relazionale (segna la modalità di relazione), finalistico (a qual fine si sta insieme). E il tipo di fine giustifica lo stare insieme, il continuare a farlo o l’interromperlo. Il bene comune, inoltre, supera il bene personale, è il prodotto della relazione e non della disponibilità dei singoli.

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