La teologia morale in Italia e in Europa

Secondo incontro del ciclo: Dove va la morale?
Dove va la morale: in Italia e in Europa? è stato il tema dell’incontro proposto giovedì 15 gennaio 2015 da Facoltà teologica del Triveneto e Fondazione Lanza (Centro studi in etica), con gli interventi di Antonio Autiero(Università di Münster) e Pier Davide Guenzi(Facoltà Teologica dell’Italia Settentrionale, Torino).
Dopo avere approfondito, in un primo appuntamento svoltosi nel dicembre scorso, i cambiamenti della morale in ambito sociale e familiare nel tempo di papa Francesco, la riflessione è proseguita focalizzando attraverso quali parole la teologia morale si declini nell’orizzonte europeo e nella ricerca italiana.
Per ricostruire il quadro delle tendenze della teologia morale in Europa ANTONIO AUTIERO ha usato tre marcatori. Innanzitutto il necessario superamento dell’autoreferenzialità. La teologia morale – ha spiegato – si configura e si arricchisce in una pluralità di fattori: il rimando ad altri saperi e scienze (carattere interdisciplinare), il rapporto con la fede (carattere autonomo della morale) e la capacità di coabitare con le altre etiche (il pluralismo etico espresso, in particolare, nel paradigma dell’etica civile). Il secondo marcatore è la convergenza di attenzione sulla singolarità, sul singolo soggetto morale, e quindi la valorizzazione del tema della coscienza come tema morale (dialettica tra Gaudium et spes e Veritatis splendor e lezione newmaniana). Infine, si rileva una nuova attenzione al tema della fragilità, che comporta una nuova modalità di percepire le storie dei soggetti concreti (tema delle biografie, teologia dell’accompagnamento / counseling, sensibilità al linguaggio della narrazione, recupero del tema del fallimento non immediatamente attraverso la categoria di peccato ma come luogo di riflessione sullo spessore morale dell’individuo). «Si tratta di un luogo in cui l’Europa può recuperare la propria identità: le identità narrative (P. Ricoeur) possono dare all’Europa dei punti di convergenza» ha sottolineato Autiero, che ha poi ripreso i tre desideri di M. Vidal: la teologia morale ritorni alla fonte del vangelo, sviluppi una metodologia che riguardi il tema della verità della persona, si ponga ancor più al servizio dell’emancipazione e della solidarietà. «La dialettica della teologia morale in Europa – ha concluso – si gioca sulle categorie di cambiamento e orientamento. La valenza del loro intreccio può essere compresa al negativo (il cambiamento disorienta) e al positivo (chi si orienta cambia). La morale è per sua natura una “teoria dell’orientamento di vita” perciò essa produce cambiamento e rinnovamento in quanto scienza architettonica del bene umano».
PIER DAVIDE GUENZI ha offerto alcune chiavi di lettura sugli sviluppi della ricerca teologico-morale in Italia, con particolare attenzione alla “teologia morale fondamentale”, lasciandosi istruire da alcune intuizioni raccolte dal magistero di papa Francesco in Lumen fidei ed Evangelii gaudium. Tre le dimensioni esplorate: retrospettiva (la teologia morale continua a riportare al presente elementi della tradizione di pensiero, in particolare il rapporto tra singolarità della fede e universalità della morale); introspettiva (la teologia morale è presente nel dibattito contemporaneo e chiama i teologi al compito di riattualizzare e ricreare il connettivo tra la cultura e la propria riflessione). Per la dimensione di prospettiva Guenzi ha evidenziato la caratteristica della parresia per il teologo morale. «Egli esercita – ha spiegato – la sua funzione di prudente consigliere, invita gli altri a lasciarsi toccare da una verità che egli attesta con il suo ben parlare e ben comportarsi, come testimone, e non possessore, della verità».
Se negli ultimi anni si è assistito a una iperspecializzazione in seno ai cultori della teologia morale, Guenzi ha richiamato l’utilità di uno sforzo in direzione di una teologia morale più unitaria, oltre che più narrativa (perché «la dinamica della narrazione ci restituisce qualcosa della nostra natura di uomini»). E ha concluso con le parole di Jacques Maritain, scritte nel 1951 ma sempre attuali: «L’etica assolve un compito umile ma nobile e generoso, col portare le mutevole applicazione di immutabili principi morali fin nel vivo delle angosce di un mondo infelice, fintanto che in esso viva un barlume di umanità».
Paola Zampieri
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