Paolo VI, maestro di santità quotidiana

Il 14 maggio si terrà la giornata di studio “Paolo VI. Un ritratto spirituale”. Mons. Claudio Stercal, docente di Teologia spirituale alla Facoltà teologica dell’Italia settentrionale e alla Facoltà Teologica del Triveneto, curatore del volume “Paolo VI. Un ritratto spirituale”, tratteggia la figura spirituale di papa Montini.

Paolo VI. Un ritratto spirituale è il titolo della giornata di studio, aperta al pubblico, promossa dal biennio di specializzazione della Facoltà teologica del Triveneto, in programma martedì 14 maggio 2019 presso l’Istituto teologico S. Antonio Dottore (via S. Massimo 25 a Padova), dalle ore 16 alle 18.

Sul tema interverranno Angelo Maffeis, presidente dell’Istituto Paolo VI di Brescia [leggi l’intervista], e Claudio Stercal, docente di Teologia spirituale alla Facoltà teologica dell’Italia settentrionale e alla Facoltà Teologica del Triveneto, curatore del volume Paolo VI. Un ritratto spirituale (Istituto Paolo VI-Studium, Brescia-Roma 2016).

Professor Claudio Stercal, quali sono i tratti caratterizzanti la figura spirituale di Paolo VI?

«Non è facile sintetizzare in poche battute una figura così articolata e complessa come quella di Giovanni Battista Montini. Tuttavia, tre elementi sembrano emergere con particolare chiarezza nella sua vita spirituale: un’intensa ricerca del rapporto personale con Cristo; un acuto senso delle domande vere e profonde dell’umanità; uno struggente desiderio di servire tutti con un amore sincero e autentico, come egli stesso ebbe occasione di scrivere in un appunto trovato dopo la sua morte: “Un Amore folle, cioè superiore alle misure della prudenza umana. Lirico, profetico, eroico”. I tre elementi, tra l’altro, sembrano corrispondere bene alle tre virtù fondamentali dell’esistenza cristiana: la fede, la speranza e la carità».

Da dove trae radici la sua spiritualità? Quali sono stati i suoi maestri?

«I suoi grandi maestri furono certamente san Paolo apostolo – come testimonia la scelta del nome per il pontificato – e sant’Agostino di Ippona del quale, nel 1960, a Pavia disse: “Il suo pensiero ci affascina, non soltanto per l’altezza della sua speculazione, ma anche per la profondità psicologica della sua vitale esperienza”. Da non dimenticare, naturalmente, anche il ruolo fondamentale svolto dai familiari e dai suoi educatori, tra i quali spicca la figura del padre oratoriano Giulio Bevilacqua (1881-1965), creato cardinale dallo stesso Paolo VI nel febbraio 1965».

La cultura, a cui Montini attribuiva grande importanza, che ruolo ha avuto nella sua formazione spirituale? Quali autori sono stati più determinanti per lui?

«Montini, sin da giovane, è stato educato al valore della lettura, dello studio e della cultura per la formazione umana e per la vita spirituale. Un’educazione che lo ha sicuramente aiutato a mantenersi sempre aperto al confronto con la cultura di ogni tempo e, quindi, anche del proprio tempo. Molte delle sue letture sono legate all’area culturale francese, ma si è confrontato con i grandi pensatori di ogni area culturale e geografica, senza timore di accogliere idee nuove o di metterle in discussione, quando necessario».

Nell’esortazione Christus vivit papa Francesco dice che non si può separare la formazione spirituale dalla formazione culturale. Come si coniugano in Paolo VI queste due componenti?

«Sono molti i tratti di continuità tra Paolo VI e papa Francesco. Pur con due stili molto diversi, i due pontefici mostrano una sostanziale continuità su tutte le grandi tematiche dell’esperienza cristiana. Tra queste, anche la stretta unità che entrambi vedono tra il sapere dell’uomo e la sua vita di fede. Per esempio, ciò che Paolo VI scrisse nel 1968, nel bellissimo Credo del popolo di Dio, potrebbe essere facilmente condiviso anche da papa Francesco: “L’intensa sollecitudine della chiesa per le necessità degli uomini, per le loro gioie e le loro attese, i loro sforzi e i loro travagli, non è altra cosa che il suo grande desiderio di essere loro presente, con il proprio consiglio, per illuminarli con la luce di Cristo e adunarli tutti in Lui, unico loro Salvatore”».

Possiamo parlare di un modello per la spiritualità contemporanea?

«Come avviene per tutti i grandi autori, anche per Paolo VI si può dire che le sue riflessioni e la sua spiritualità, proprio perché vere e profonde, saranno sempre attuali. In uno dei suoi scritti più belli, il Pensiero alla morte, papa Montini sintetizza attorno a tre temi la sua visione del cristianesimo: la gratitudine per i sorprendenti doni della vita e del mondo; il pentimento per non averli sempre utilizzati a dovere; la scelta di fare, come Gesù, del tempo che ancora resta da vivere un rinnovato dono d’amore per tutti. Difficile dire che questi temi non possano essere fonte di ispirazione anche per gli uomini e le donne di oggi».

Si può parlare di una “santità quotidiana” che caratterizza Montini? E quali tratti ha?

«Sì. Si può certamente parlare di una “santità quotidiana”. La chiesa lo ha da poco proclamato santo e papa Francesco ci ha invitati a recuperare i tratti “quotidiani” della santità. Nel caso di Paolo VI sintetizzerei il suo modello di “santità quotidiana” con la formula: “mistica del servizio per amore”. Mistica non perché caratterizzata da fenomeni straordinari, ma perché segnata da una particolare intensità e profondità nel vivere da “innamorato” il suo quotidiano servizio alla chiesa e all’umanità».

Paola Zampieri

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