Sintesi atto accademico

comunicato stampa 03/2008
Padova, 28 febbriaio 2008 
ATTO ACCADEMICO IN RICORDO DI MONS. LUIGI SARTORI
 
Si è svolta stamane, in un’affollata aula Magna della Facoltà Teologica del Triveneto, la mattinata dedicata alla memoria di mons. Luigi Sartori, grande teologo ed ecumenista, noto a livello internazionale, mancato il 2 maggio 2007.
 
Una giornata per raccogliere solo alcune delle moltissime eredità lasciate da Sartori. Ampia e qualificata la presenza: tra il pubblico moltissimi sacerdoti, amici, colleghi, confratelli di don Luigi, ma anche rappresentanti di altre confessioni, il preside della facoltà di Scienze Politiche dell’università di Padova, i vescovi mons. Antonio Mattiazzo e mons. Alfredo Battisti. E numerose, ha ricordato in apertura il preside della Facoltà Teologica don Andrea Toniolo, le attestazioni di stima ricevute: oltre ai vescovi del Triveneto e a numerosi teologi, il cardinale Camillo Ruini e un messaggio è giunto dal Segretario generale della Cei, mons. Giuseppe Betori, che ha ricordato Sartori come una delle menti più significative del cattolicesimo.
 
Don Andrea Toniolo ha sottolineato come questo atto accademico non è solo un ricordo doveroso, ma anche un’occasione di studio e di nuovo slancio: «mons. Sartori – ha detto il preside della Facoltà Teologica – non era il teologo dei massimi sistemi. La sua teologia è una reazione ad un sapere manualistico in favore di un sapere aperto alla pratica, alla vita».
 
Due le relazioni della mattinata. La prima è stata affidata a mons. Sandro Panizzolo, rettore del seminario Maggiore e docente di ecclesiologia nella Facoltà teologica del Triveneto, che ha disegnato attraverso quattro “pennellate”, l’ecclesiologia di Sartori. Quattro infatti sono le immagini, che rimandano a quattro sfumature di ecclesiologia, con cui mons. Panizzolo ha voluto ricordare Sartori. «Un primo tratto che caratterizza la personalità di Luigi Sartori è di essere un cultore dell’ascolto». Don Luigi si poneva in ascolto di tutti: l’umile così come lo studente, il teologo, il rappresentante di altre confessioni cristiane, il non credente. «In tutti riusciva a cogliere un dono che lo arricchiva»…. «è singolare – rammenta Panizzolo – come Sartori riuscisse a mettersi in ascolto anche di inerti documenti che, però, alla sua lettura, sembravano animarsi». Vista da questa angolatura della sua personalità, l’ecclesiologia di Sartori è ecclesiologia del dialogo, dialogo che «non coinvolge solo le cose che si trasmettono, i contenuti che si fanno passare attraverso i canali della comunicazione, bensì anche le persone stesse».
Ma Sartori era anche l’uomo dal temperamento ecumenico, che l’ha portato ad impegnarsi fortemente nel dialogo tra le confessioni cristiane. «Il suo metodo non è quello di contrapporre tra di loro le diverse prospettive, ma di comporle insieme». Ecco che si può definire anche un’ecclesiologia della totalità, profondamente cattolica nel senso etimologico del termine, “versus totum”, “secondo tutto”.
Una terza immagine di Sartori è quella dell’eterno aspirante: don Luigi era sempre proteso verso un’immagine di Dio più vera, un volto di Chiesa più umano e divino insieme. Sartori è aperto al futuro, la novità è sempre accolta con curiosità e con gioia pur critica. «Vista da questa angolatura della sua personalità – riprende Panizzolo – l’ecclesiologia di Sartori è ecclesiologia dell’imperfezione, ecclesiologia protesa ad una pienezza che sta sempre oltre le mete raggiunte, nostalgica del futuro, di quell’eschaton che fa sorpassare la parzialità dell’acquisizione raggiunta».
Ultima “pennellata” con cui tratteggiare Sartori: il metafisico dell’amore. «Scorrendo i suoi scritti si nota – sottolinea Panizzolo – l’insistenza sulla dimensione storica e sull’indole escatologica della Chiesa, la centralità della categoria di relazione e il primato dell’amore, la valorizzazione dell’umano e la sottolineatura del dialogo, una preferenza per i temi quali Chiesa locale, carismi, laicità, missionarietà, mondo. Tra tutti, però, la chiave di volta del suo pensiero ecclesiologico sta indubbiamente nel primato dell’amore». E questa impostazione definisce la sua come un’ecclesiologia della fraternità: «la via del cuore, diventa per don Luigi anche la via della missione».
 
E sul primato dell’amore si è concentrata la seconda relazione della mattinata, proposta dal presidente dei teologi italiani, mons. Piero Coda, che è intervenuto sul tema “Sartori e l’ontologia della carità” tracciandone un’introduzione metodologica. «In tutti il percorso della sua vita e del suo pensiero – spiega Coda ricordando Sartori – è possibile rinvenire un filo d’oro che si dipana a partire dall’intuizione in nuce dell’ontologia della carità». Una carità che non va intesa in senso meramente categoriale, ma propriamente trascendentale, non significa intenderla cioè come un semplice attributo tra gli altri dell’essere, ma come la sua sostanza, il suo senso, la sua verità. Inoltre la carità di Sartori è l’agape neotestamentaria: la carità quindi non può non rimandare alla forma cristologico-trinitaria dell’amore così come la configura il Nuovo Testamento e in modo icastico, la prima lettera di Giovanni. Un terzo aspetto che richiama l’ontologia della carità di Sartori è la necessità di un’ontologia, e cioè di un approccio di vita e di pensiero alla realtà che ne sappia cogliere ed esprimere il senso originario e il destino definitivo.
 
Alle relazioni sono poi seguite le testimonianze attraverso alcuni dei “luoghi” che Sartori ha operato: la rivista Studia Patavina (prof. Enrico Berti), l’Istituto di liturgia pastorale Santa Giustina (prof. Giorgio Bonaccorso), l’Istituto di Studi ecumenici San Bernardino di Venezia (prof. Tecle Vetrali), la Facoltà teologica dell’Italia settentrionale – sezione di Milano (prof. Marco Vergottini). Testimonianze che hanno evidenziato la profonda umanità e curiosità costante di Sartori rispetto alla vita, al pensiero, alla ricerca di Dio, il suo gusto per la verità.
A conclusione il vescovo di Padova, mons. Antonio Mattiazzo, sollecitando lo studio e l’approfondimento del pensiero di Sartori ne ha ricordato anche il grande senso della sofferenza, vissuta, che l’ha portato a una grande attenzione alle diverse forme di sofferenza presenti nel territorio.
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