Working for future. Un impegno che continua nel tempo

Il n. 1/2021 di “Studia patavina”, la rivista della Facoltà teologica del Triveneto, è firmato dal nuovo direttore, Stefano Didonè. Di seguito l’editoriale.

Il cambio del direttore di una rivista non comporta necessariamente il cambio della linea editoriale della stessa. A maggior ragione se la rivista si intitola Studia patavina e ha una storia che supera i sessant’anni. L’occasione, tuttavia, può essere propizia per ripercorrere alcuni passaggi fondamentali della sua storia e della storia della Facoltà a cui essa è collegata. Com’è noto ai lettori e alle lettrici, dal 20 giugno 2005, la rivista è espressione della Facoltà teologica del Triveneto, con tutta la ricchezza di risorse data dalla sua struttura “a rete”, con quasi 1700 studenti e 300 docenti. Con il passaggio dal Seminario di Padova alla Facoltà teologica la rivista si è potenzialmente aperta ai vari Studia dell’intero Triveneto, oltre ai due tradizionali Studia di Padova (l’Università e il Seminario), il cui incontro ha dato origine alla stessa. Nel territorio delle Tre Venezie esistono numerosi atenei (Bolzano, Trento, Trieste, Udine, Venezia, Verona), con i quali sarebbe auspicabile allargare il confronto sui temi di maggior interesse e attualità scientifica.

In questo progetto di allargamento dei possibili interlocutori della rivista, le linee-guida sono sempre le stesse che l’hanno accompagnata lungo tutto l’arco della sua esistenza, a partire anzitutto dalla ricerca del dialogo e dal desiderio di volerlo ospitare nelle pagine della rivista.

Ricorrere alla parola “dialogo” può apparire oggi un’ingenuità, a motivo del carattere consunto che ha ogni riferimento a questa dimensione dei rapporti tra i saperi. Eppure, questo termine esprime l’anima di Studia patavina fin nei suoi primi passi.

Il dialogo è un processo che esige come presupposto necessario e fondamentale il reciproco riconoscimento.

Grazie all’opera di Paul Ricoeur oggi sappiamo che anche il dialogo è un processo che esige come presupposto necessario e fondamentale il reciproco riconoscimento.

Tale reciprocità, senza sconfinamenti e nel rispetto dell’autonomia dei saperi, vale anzitutto nel tradizionale rapporto tra filosofia e teologia e giustamente Gregorio Piaia, nella nota storica pubblicata in questo stesso numero (1), ricorda l’ispirazione stefaniniana (aggiungerei anche blondeliana) di tale rapporto. La trasformazione da Rivista di filosofia e teologia a Rivista di Scienze religiose segna un ulteriore cambiamento, fino alla piú recente indagine sul tema del “pratico” e delle “pratiche”, ricerca che ha caratterizzato l’impegno dei docenti della Facoltà fin dalla sua origine. Lungi dal voler isolare Studia patavina dal dibattito culturale in una sorta di autoreferenzialità tutta interna alla teologia, la prospettiva appare a oggi ancora piú come un orizzonte da esplorare che una vena aurea esaurita. Riguardo al riconoscimento della dimensione pratica in teologia, giusto dieci anni fa, nell’editoriale del n. 1/2011 l’allora direttore Giuseppe Mazzocato ne tratteggiava il carattere promettente:
«L’istanza del “pratico”, come oggi si suol dire, se assunta con la dovuta radicalità, appare dunque un’istanza feconda dal punto di vista teologico, capace di mostrare il rilievo del pensiero teologico anche dal punto di vista antropologico. È un punto di vista che può accomunare la ricerca teologica con quella filosofica e con quella di ogni scienza che, in vario modo, si occupa della realtà umana» (2).

In questi dieci anni la rivista ha ospitato numerosi contributi che testimoniano della convergenza dei saperi sul tema del “pratico” quale istanza carat¬terizzante l’intera esperienza umana. Ricordo anche la ricchezza dei primi seminari di ricerca per docenti dedicati al tema del pratico, ai quali ho avuto modo di partecipare personalmente. Questa attenzione alle implicazioni an¬tropologiche del pensiero teologico non è affatto scontata e forse nemmeno del tutto chiarita dal punto di vista teorico. L’ispirazione blondeliana della ricerca e il relativo progetto di abbandonare l’impostazione estrinsecistica che connotava l’apologetica moderna non è stata forse ancora del tutto svisce¬rata. Tuttavia, il riconoscimento della forma pratica del senso apre la strada a molte piste di ricerca, che sono attualmente i fronti piú avanzati della ricerca filosofica e teologica. A titolo esemplificativo, ne segnalerei almeno tre: la riscoperta della dimensione del corpo – inteso sia come corporeità sessuata, sia come corpo sociale –, le sfide che provengono delle neuroscienze e il con¬testo multiculturale nel quale ripensare il rapporto tra le religioni mondiali.

La ricerca sul pratico si allarga alla dimensione del corpo– inteso sia come corporeità sessuata, sia come corpo sociale –, alle sfide che provengono delle neuroscienze e al contesto multiculturale nel quale ripensare il rapporto tra le religioni mondiali.

Il contesto pandemico ha accentuato la percezione del carattere di svol¬ta epocale del cambiamento che stiamo vivendo a livello antropologico e strutturale, introducendo ulteriori elementi di riflessione (la crisi del mercato del lavoro, le disuguaglianze sociali, il rapporto con il mondo della scuola e della cultura).

Di questi e altri temi del dibattito Studia patavina si vuole fare promotrice e offrire spazio, proseguendo idealmente il dialogo tra i saperi che caratterizzano la sua storia e che corrispondono ai quattro grandi «criteri di fondo» richiesti dalla costituzione apostolica Veritatis gaudium (2018) per «un rinnovamento e un rilancio del contributo degli studi ecclesiastici a una chiesa in uscita missionaria» (Veritatis gaudium, n. 4): il criterio della contemplazione e della conoscenza del kerygma cristiano, il criterio del dialogo «a tutto campo», il criterio dell’inter- e della trans-disciplinarità e il criterio del «fare rete». Certamente l’emergenza sanitaria che stiamo tutt’ora vivendo ha rallentato e anche spento molte iniziative culturali che tentavano di recepire la spinta propulsiva del Prologo di Veritatis gaudium, inaugurando un tempo diverso e piú faticoso. Quel “seme”, però, potrà certamente portare frutto nel prossimo tempo.

Oltre a queste corpose sollecitazioni che provengono dal dibattito, il magistero di papa Francesco spinge a considerare gli aspetti anche piú sociali della ricerca teologica, non ultimo il rilievo delle relazioni tra persone e istituzioni, che in questo tempo di pandemia ha assunto un’importanza decisiva. Il principio del “tutto è connesso” dell’ecologia integrale della Laudato si’ si sta mostrando come una chiave interpretativa potente anche per il tempo di cambiamento che stiamo vivendo.

Proprio in relazione al rilancio della dimensione dialogica del fare ricerca, il n. 2/2021 della rivista presenterà una nuova rubrica, intitolata Agorà, con la quale si intende offrire uno spazio di dialogo su temi trasversali, mettendo in relazione le voci di due autori su uno stesso argomento, sia di attualità teologica che piú ampiamente culturale. Questo dialogo, insieme alla sezione Temi e discussioni, vorrebbe favorire e promuovere la funzione di “laboratorio” di idee della rivista secondo modalità che sono ancora da esplorare, ma che potrebbero andare nella direzione del superamento della distanza tra la sede centrale e gli Istituti in rete e tra gli studi ecclesiastici e quelli civili. Infine, a partire da questo numero i lettori troveranno, oltre alla presentazione del Focus, un editoriale con un invito alla riflessione su temi di attualità, ecclesiale e non, insieme all’anticipazione dei contenuti sui quali la rivista si sta impegnando.

La nuova linea editoriale intende favorire e promuovere la funzione di ‘laboratorio’ di idee della rivista.

Con queste novità e conferme Studia patavina può continuare a svolgere il suo servizio di riflessione filosofica e teologica offrendosi come strumento culturale per le chiese del Nord Est, che sono le promotrici della Facoltà.

Il n. 1/2021 appare rinnovato anche grazie a una nuova veste grafica, dai contenuti piú essenziali e piú leggibile. La struttura interna rimane invaria¬ta, continuando a presentare un Focus tematico per ogni numero e mantenendo le altre rubriche, con contributi provenienti dai nostri docenti o da docenti di altre Facoltà teologiche e degli Istituti accademici e culturali presenti nel Triveneto e la rubrica annuale dell’Osservatorio del Triveneto. Completa la rivista il servizio bibliografico, con le recensioni e le segnalazioni bibliografiche, preziose risorse per chi fa ricerca. Il nuovo format è pensato in vista di una maggiore fruibilità della rivista all’interno di un panorama editoriale in continua evoluzione e tenendo conto del passaggio ai nuovi formati digitali.

Ci auguriamo che l’impegno per rilanciare l’offerta della rivista nei contenuti e nella forma possa risultare utile per continuare a qualificare la formazione culturale e teologica dei lettori e a offrire strumenti utili per la vita pastorale delle chiese del Triveneto.

Stefano Didonè,
direttore

 

1 Cf. G. Piaia, Luigi Stefanini e Studia patavina, in Studia patavina 68 (2021) 145-150.
2 G. Mazzocato, La linea editoriale di Studia patavina, in Studia patavina 58 (2011) 513-525, qui 515.

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