Famiglia, fermento di una chiesa sinodale in uscita

Il Sinodo, Amoris laetitia e il pontificato di Francesco innestano nuova linfa nei vissuti familiari, luoghi privilegiati per comprendere, annunciare e realizzare il vangelo dell’amore e della vita.

Sembrerebbe anacronistico oggi parlare di fidanzamento e di percorsi in preparazione al matrimonio. Il dato statistico che dice il calo delle nozze, l’aumento delle convivenze, la permanenza lunga dei giovani in famiglia ci porta in una società dove la famiglia stessa si trova al centro di un processo di trasformazione socio-culturale che influisce tanto sulla sua percezione di valore quanto sulla sua stabilità. Dall’altra parte, giungono segnali per cui la famiglia rimane un valore, tante coppie si aprono alla fecondità, si sente il bisogno del religioso e di una rinnovata spiritualità. In questo quadro, denso di contraddizioni, che richiama, sul versante ecclesiale, gli anni del concilio Vaticano II e del pontificato di Wojtyla, si è mosso l’approfondimento promosso dal biennio di licenza della Facoltà teologica del Triveneto nella giornata di studio “Verso il matrimonio cristiano. In ascolto del Sinodo” (Padova, 6 dicembre 2016), con gli interventi di p. Oliviero Svanera e mons. Enrico Solmi.

Padre OLIVIERO SVANERA, docente di morale sessuale e familiare alla stessa Facoltà, ha rilevato come, tra tante contraddizioni, il pontificato di papa Francesco abbia donato nuova linfa alla chiesa, indicando il fidanzamento come «un tempo di grazia per comprendere, annunciare e realizzare il vangelo dell’amore e della vita».
A questo «tempo privilegiato» per la persona e la coppia, il magistero postconciliare ha dedicato vari passaggi nei diversi documenti redatti dal 1969 fino al 2012, cercando di colmare la lacuna del Vaticano II, che non si era soffermato molto sulla preparazione al matrimonio. Tra i punti principali, Svanera ha evidenziato fin dal 1969 la consapevolezza dei vescovi sulla necessità di una concezione nuova del fidanzamento, tempo di grazia e di preparazione enunciato come «catecumenato»; un concetto, quest’ultimo, che tornerà negli anni successivi cercando di definirsi meglio e che papa Francesco oggi ha riportato all’attenzione. Già gli “Orientamenti pastorali sulla preparazione al matrimonio e alla famiglia” (2012) ritornano su questo modello.

«L’analogia tra catecumenato e fidanzamento – chiosa Svanera – va compresa non in termini stretti, ma come principio di ispirazione: si tratta cioè di lasciarsi ammaestrare dall’esperienza fondamentale di iniziazione del catecumenato battesimale per modellare ogni altro cammino di iniziazione. In termini più precisi, il vantaggio principale del catecumenato è quello di strutturarsi secondo alcune tappe, segnate da alcuni riti. Significherebbe dare a ciascuno ciò di cui ha bisogno assieme alla possibilità di una verifica e di una maturazione progressiva della persona e della coppia».

Per navigare il mare magnum dei documenti magisteriali e fare rotta verso il porto di una prassi ecclesiale diffusa occorre innanzitutto «una mentalità nuova e un lavoro sulla sensibilità di una educazione cristiana all’autentico amore come significato e fine dell’opera educativa», ha affermato Svanera, che ha proseguito: «Servono poi flessibilità e gradualità della proposta, con itinerari diversificati e concreti. Si tratta di un vero e proprio tirocinio alla vita cristiana e al discepolato che non può prescindere da un inserimento nella vita ecclesiale». L’obiettivo di fondo per i fidanzati sarà «di discernere la propria vocazione di sposi, vivere l’amore reciproco come discepoli del Signore, testimoniare il vangelo della salvezza agli altri da coniugi e genitori». Il percorso sarà scandito dai tempi del discernimento, del fidanzamento, della celebrazione del rito del matrimonio, della mistagogia nuziale e ciascuna di queste tappe potrà essere opportunamente segnata da celebrazioni di passaggio che richiameranno la comunità a partecipare al cammino dei fidanzati e ad accompagnare le tappe dell’amore.

«La famiglia – ha concluso Svanera – deve diventare veramente il soggetto principale e unificatore delle azioni ecclesiali in una parrocchia. Occorre riscrivere da capo una pastorale che pone al centro la famiglia, rendendola capace di evangelizzazione (non solo di preparazione ai sacramenti), di iniziazione cristiana dei ragazzi (non solo mandandoli al catechismo), di accompagnamento unitario e di itinerari di fede distesi nel tempo».

 

Nel lungo percorso di ascolto e dibattito del Sinodo sulla famiglia e nell’esortazione postsinodale Amoris laetitia la famiglia si è rivelata in tutta la ricchezza dei suoi diversi volti, che mons. ENRICO SOLMI, vescovo di Parma e delegato al Sinodo per i vescovi italiani, così tratteggia: «La famiglia “africana” (che porta con sé poligamia, fertilità e miseria, guerra e persecuzione), la famiglia “dell’ex blocco sovietico” (con la ripresa del valore del matrimonio-sacramento), la famiglia “asiatica”(e il valore missionario dell’identità e dell’etica familiare) accanto alle situazioni occidentali, più note ma non prevalenti, raccontate al Sinodo, ci insegnano che le famiglie hanno un volto e una storia, un’esistenza concreta. Ciò chiede alla pastorale la valorizzazione delle esperienze e, di conseguenza, un linguaggio che tocchi la vita».
La famiglia che emerge dal Sinodo e da Amoris laetitia – prosegue Solmi – è un insieme di relazioni in cammino, ha al suo interno la dinamica della crescita e gli strappi delle ferite, un ideale che la attrae; è una famiglia che gioca la carta dell’amore coniugale, fecondo e concreto in tutte le sue dimensioni. Alla pastorale familiare è chiesto di stare accanto alle diverse situazioni (matrimonio civile, conviventi, separati…), di leggerle in modo amorevole, di vedere un percorso di fede e di vita buona concreta e di accompagnarlo.

«Quello che il papa ci propone per la famiglia – spiega – non è una strada che si inerpica in linea retta sopra quella montagna che è la verità. È piuttosto un percorso, più lungo ma sempre in ascesa, nel quale la famiglia giorno per giorno compie dei passi, attratta da quel bene che è il sacramento del matrimonio, che essa già vive ma che, passo dopo passo, è chiamata a perseguire sempre di più in pienezza, con una gradualità che non sminuisce ma al contrario coglie l’ideale come un vangelo che stimola e che attrae. Il sinodo e l’esortazione prospettano un metodo oltre che richiamare e rilanciare un contenuto».

La famiglia come missione è fermento di una chiesa sinodale in uscita: è faro e fiaccola che risplende e illumina.

 

Paola Zampieri

 

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