Pluralismo religioso e dimensione etica: percorsi d’incontro

Quando i riferimenti alle realtà ultime sono differenti, il ricercare assieme cosa sia concretamente giusto assume grande rilievo per il confronto tra diverse comunità religiose. Intervista al teologo Simone Morandini.

Per il tempo che abitiamo il pluralismo religioso non è più un fatto nuovo, oggetto soprattutto di curiosità. Si tratta, invece, di un dato consolidato, sempre più visibile anche da un punto di vista simbolico e sempre più articolato: anche religioni come quelle dell’Oriente asiatico sono ormai di casa tra noi. «È essenziale misurarsi con tale realtà e un ruolo davvero chiave lo assume il confronto sulla dimensione etica – afferma il teologo Simone Morandini, coordinatore del ciclo di incontri Dove va la morale? > che prenderà il via a Padova il 12 gennaio 2017 –. Quando, infatti, i riferimenti alle realtà ultime sono differenti, proprio il ricercare assieme cosa sia concretamente giusto assume grande rilievo per il confronto tra diverse comunità religiose. Lo testimonia, ad esempio, il vivace dibattito interculturale e interreligioso suscitato dall’enciclica Laudato si’, col suo forte invito a riflettere assieme sulla cura della casa comune, come impegno morale per una prassi da condividere».

Le diverse religioni come parlano della dimensione etica? E quali pratiche promuovono nel loro annuncio morale?
«Molte sono le impostazioni per la riflessione etica: vi sono comunità che hanno sviluppato una riflessione morale puntuale e articolata (si pensi all’ebraismo), mentre altre preferiscono concentrarsi su poche indicazioni essenziali. Certo un elemento discriminante è la distinzione tra approcci di tipo fondamentalista e altri più attenti alla dimensione ermeneutica: posizioni ambedue presenti nelle diverse tradizioni religiose. I primi ambiscono a ricavare direttamente dalla fede un completo e dettagliato sistema di precetti morali, intesi come immediatamente validi per tutti, ma si espongono al rischio di favorire forme di intolleranza. I secondi accentuano piuttosto la necessità di un lavoro di interpretazione dei testi di riferimento, così come delle concrete situazioni vitali, in ordine alla comprensione di cosa sia giusto. È chiaro che tale secondo stile lascia più spazio al confronto e alla reciproca interpellazione, anche perché spesso vi vengono ad assumere un ruolo di orientamento alcune massime morali davvero centrali, spesso comuni alle diverse tradizioni. Penso in primo luogo alla Regola d’oro (“ciò che vorresti fosse fatto a te, tu fallo al tuo prossimo”) presente in diversi contesti religiosi; anche una parola come misericordia trova ampie risonanze in parecchi tradizioni: lo stesso Islam dice Allah “clemente e misericordioso”».

Bene e male come orientano i comportamenti dei fedeli?
«Non c’è dubbio che un intenso vissuto religioso favorisce una forte sensibilità morale e il lavoro di formazione delle varie comunità è determinante per la possibilità di una buona convivenza nella città. È vero, però, che tale formazione assume forme diverse: l’istanza morale fondamentale – “fa’ il bene ed evita il male” – è comune ma tanto generale da potersi esprimere in indicazioni differenti. Alla forma concreta assunta dalla vita dei credenti contribuiscono, del resto, in misura significativa anche i contesti geografici e culturali e questo lascia uno spazio per dinamiche di cambiamento e rinnovamento. Non a caso questa era globale vede anche una tendenza verso elementi di positiva convergenza su temi come i diritti umani: c’è uno stile di attenzione all’altro/a che si fa progressivamente strada (certo, non senza contraddizioni) entro la pluralità».

In quali prospettive è possibile una convivenza?
«È chiaro che in tale orizzonte la convivenza delle differenze diviene più praticabile. Quando il comune riconoscimento del valore della persona e della famiglia umana si sposa alla cura per la casa comune, diviene più facile condividere i tesori di sapienza morale che le diverse fedi portano in sé. Acquista in tal senso un grande valore la pratica del dialogo e della condivisione in ordine ai temi morali e non a caso sarà proprio essa a informare il ciclo di incontri co-promosso da Facoltà teologica e Fondazione Lanza».

Paola Zampieri

 

PROGRAMMA DEGLI INCONTRI

Dove va la morale? Bene e male nell’incontro tra le religioni è il tema che Facoltà teologica del Triveneto e Fondazione Lanza pongono al centro di quattro incontri con cui intendono stimolare una riflessione sui temi etici declinati nel contesto globale attuale, profondamente segnato dalla pluralità religiosa.
Il primo appuntamento, giovedì 12 gennaio 2017, proporrà gli interventi di Gadi Luzzatto Voghera, direttore Centro di documentazione ebraica contemporanea di Milano, e Carmine Di Sante, teologo e saggista, sul tema Bene e male, tra ebraismo e cristianesimo (ore 17, sede Facoltà in via del Seminario 7 a Padova). Seguiranno altri due momenti di dialogo con esponenti dell’islam (9 febbraio) e delle religioni del subcontinente indiano (16 febbraio); concluderà una tavola rotonda per mettere a fuoco le sfide poste alla ricerca morale dalla novità del pluralismo, in vista di un ripensamento e di una rinnovata, più ampia, fondazione (6 aprile).

Vai al programma completo >

Informazioni: Facoltà teologica del Triveneto, tel. 049-664116 – www.fttr.it
Fondazione Lanza, tel. 049-8756788 – info@fondazionelanza.it

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