Secondo ciclo – Vivere e comunicare la fede oggi. Percorsi pastorali e spirituali

News aa 2020/2021 Percorso di teologia – specializzazione in Teologia pastorale e Teologia spirituale. I nuovi linguaggi della fede per una pastorale nuova e inedita che nasce dall’esperienza Covid-19 e la figura dell’adulto, oggi forse la più in crisi, fra maturità umana e maturità spirituale: sono le due attenzioni che caratterizzeranno la proposta formativa del ciclo di licenza. Intervista al direttore don Andrea Toniolo.

I nuovi linguaggi della fede per una pastorale nuova e inedita che nasce dall’esperienza Covid-19 e la figura dell’adulto, oggi forse la più in crisi, fra maturità umana e maturità spirituale: sono le due attenzioni che caratterizzeranno la proposta formativa del ciclo di licenza (secondo grado degli studi teologici – vedi qui i dettagli – scarica il pieghevole e i programmi di tutti i corsi) per l’anno accademico 2020/2021.

Il nuovo direttore, don Andrea Toniolo, spiega la particolarità e le novità dell’offerta didattica, che propone sia un percorso completo, biennale, di formazione e aggiornamento per conseguire il titolo accademico (riconosciuto civilmente come laurea magistrale) sia numerose opportunità per laici e laiche desiderosi di prepararsi in vista di un servizio in ambito pastorale, educativo o sociale (iscrizione a singoli corsi come uditori). Un servizio fondamentale in un futuro, non troppo lontano, dove la carenza di clero porterà a valorizzare sempre più la ministerialità laicale.

Professor Toniolo, la Facoltà teologica del Triveneto offre un biennio di specializzazione (licenza) in teologia pratica. Quali sono le caratteristiche di questa proposta?
«L’indirizzo pratico della Facoltà esprime l’attenzione della teologia verso l’esperienza della fede e la realtà pastorale. I docenti sono impegnati innanzitutto nella riflessione sull’identità della teologia pratica e a declinare la teologia con una dimensione pratica costante».

Il percorso di licenza ha anche un carattere internazionale, che intercetta la sfida della mondialità a cui la chiesa oggi è chiamata.
«C’è una presenza molto numerosa di studenti, la maggior parte presbiteri, religiosi e religiose, provenienti da tutto il mondo: dall’Africa (Camerun, Costa d’Avorio, Nigeria, Kenya, Mozambico…), dall’Asia (India e Sri Lanka, Thailandia…) e dall’America Latina (Brasile, Ecuador, Colombia, Messico…). Per lo più sono assegnatari di borse di studio offerte dalle chiese diocesane del Triveneto, anche nell’ambito della cooperazione con i missionari fidei donum, e dalla chiesa italiana. È una presenza bella e arricchente, perché le persone offrono la loro sensibilità, portano il contributo delle loro chiese, le questioni legate all’inculturazione nelle loro terre. Per la Facoltà ciò significa fare propria la sfida della multiculturalità, della inculturazione, della mondialità che caratterizza la chiesa cattolica in questo tempo».

Come si articola il percorso di studi?
«La teologia pratica ha due ramificazioni: teologia pastorale e teologia spirituale. Quest’ultima è resa possibile grazie alla collaborazione con i frati minori conventuali dell’Istituto teologico Sant’Antonio dottore, che mettono a disposizione docenti e spazi per parte delle lezioni».

Quali sono le finalità della formazione?
«Il percorso si propone principalmente l’aggiornamento e la formazione pastorale e spirituale per il clero, per i laici, per i religiosi e le religiose, sia italiani che di altri paesi; ha anche il carattere di una formazione permanente o di aggiornamento rivolte a persone che sono già in servizio pastorale. Ma non solo. Il percorso di licenza ha la finalità di preparare i futuri docenti di teologia pastorale e spirituale, e ciò avviene soprattutto per gli studenti che vengono da fuori Europa. Inoltre l’attività formativa è volta a preparare anche persone (clero, religiosi e religiose, laici e laiche) che dovranno assumere responsabilità per servizi pastorali o in ambito formativo».

Quali sono le opportunità per i laici?
«L’iscrizione a un percorso biennale, frequentando le lezioni, è un impegno non indifferente e richiede un investimento di tempo ed energie che purtroppo poi non offre uno sbocco professionale certo in ambito pastorale. Il contesto italiano infatti non prevede laici a tempo pieno per la pastorale. L’aggiornamento personale, la formazione in vista di un servizio pastorale o nell’ambito educativo e sociale sono però motivazioni che spingono anche i laici ad accostarsi ad alcuni corsi (che possono essere seguiti singolarmente, come studenti uditori), se non all’intero percorso. Ricordiamo che la licenza è un titolo accademico riconosciuto a livello civile (come laurea magistrale) e, nell’ordinamento degli studi ecclesiastici, permette di accedere al dottorato».

Fra i corsi di quest’anno ci sono proposte che vanno nella direzione di supportare la ministerialità laicale?
«Pensando a un futuro non lontano di riduzione di clero – ma non è questa la motivazione principale – e a una valorizzazione maggiore dei laici, è importante preparare o rafforzare la ministerialità laicale nelle nostre attività pastorali, non solo intraecclesiali ma anche esterne. La novità principale del prossimo anno riguarda corsi a moduli o con orari concentrati e in qualche caso proponibili online (per chi non è interessato al titolo accademico), come quelli sulla pastorale giovanile, sulla formazione dei formatori per la pastorale, sull’inculturazione. Io seguirò personalmente quello sulla formazione dei formatori assieme a un docente laico, Matteo Ometto, che ha conseguito il dottorato in teologia nella nostra Facoltà ed è esperto di pastorale familiare. Nel corso sulla predicazione oggi, inoltre, l’attenzione è rivolta non solo all’omelia del presbitero ma pure alla possibilità, pensando a scenari futuri, della predicazione affidata anche a laici».

Qual è la caratteristica del nuovo piano di studi per l’anno accademico 2020/2021?
«L’intento è di rafforzare la riflessione su alcuni temi pastorali e spirituali più concreti. In passato si è data importanza a temi fondamentali a livello biblico, teologico-pratico e filosofico, che rimangono nel piano di studi. Abbiamo ritenuto importante però recuperare e irrobustire anche proposte formative mirate a quelle che sono le nuove sfide pastorali o le domande pastorali e spirituali che questo tempo presenta».

Ad esempio la sfida dei nuovi linguaggi della fede che stanno maturando a partire dall’esperienza del Covid-19?
«Partiamo proprio dai seminari-laboratori, che dicono innanzitutto un metodo di lavoro: non solo lezioni frontali ma anche lavoro personale e di gruppo per coinvolgere gli studenti. La proposta della specializzazione in teologia pastorale accosterà i nuovi linguaggi della fede valorizzando la comunicazione mediale che stiamo sperimentando in questo tempo di pandemia da coronavirus. Una docente laica, Assunta Steccanella, e un presbitero, Lorenzo Voltolin, entrambi con il dottorato nella nostra Facoltà, cercheranno di recuperare in ambito pastorale i diversi linguaggi legati al corpo – quello delle emozioni, delle immagini, del suono – assieme ai linguaggi dei nuovi media – il linguaggio virtuale in rapporto a quello fisico, presenziale – come linguaggi reali. Sono questioni di grande importanza per la pastorale in genere e in particolare per la pastorale giovanile, la catechesi, la liturgia, come stiamo imparando in questo tempo».
[leggi l’intervista di approfondimento sul tema del seminario-laboratorio di teologia pastorale]

Altro tema attuale è la figura dell’adulto, che oggi sembra essere particolarmente in crisi…
«Sarà il seminario-laboratorio dell’indirizzo di teologia spirituale a studiare la figura maggiormente messa in questione dai cambiamenti e dalle trasformazioni religiose e culturali contemporanee. Fra gli stati di vita nel tempo attuale, l’età adulta è quella che più delle altre è costretta a rivedere il proprio linguaggio di fede e la comprensione delle proprie categorie culturali, che fa i conti con la realtà e va in crisi a livello di ideali. Antonio Bertazzo, frate minore conventuale e psicologo, assieme a Marzia Ceschia, religiosa, entrambi con il dottorato conseguito nella nostra Facoltà, condurranno gli studenti a declinare il tema dell’adulto nel rapporto fra cammino umano e cammino spirituale».
[leggi l’intervista di approfondimento sul tema del seminario-laboratorio di teologia spirituale]

Scorrendo l’elenco dei corsi, spiccano temi quali l’abuso spirituale, i giovani, il dialogo interreligioso …
«L’abuso spirituale è una questione che tocca le ferite della chiesa cattolica in questi anni e riteniamo sia importante farne oggetto di riflessione; a trattarlo sarà Giorgio Ronzoni, che è anche parroco. Il rapporto fra giovani e vangelo, invece, si pone nel contesto del recente sinodo sui giovani e la teologia pratica non poteva far mancare una riflessione, che sarà guidata da Ivo Seghedoni. Altri corsi riguardano la spiritualità dell’ebraismo (Lucia Poli) e la figura del martirio nei monaci algerini di Tibhirine, di recente canonizzati da papa Francesco (Matteo Lucietto)».

La maggior parte dei corsi riguarda questioni del mondo intra-ecclesiale. Ci sono aperture anche all’esterno?
«I temi di pastorale sociale e sociologici sono quelli che più di altri aiutano ad allargare lo sguardo fuori dai confini della chiesa. In particolare la “carità che parla agli occhi”, che sta al centro del corso di Matteo Pasinato, richiama una riflessione sul ruolo sociale, visibile, che esercita la chiesa mediante l’azione caritativa, oltre che sui temi socio-politici (pensiamo alle emarginazioni, al popolo degli ultimi) che caratterizzano l’agire della chiesa. Più strettamente sociologico è il taglio del corso di Simone Zonato, che proporrà uno studio su identità e religione nella società post-moderna, con particolare attenzione alla realtà giovanile».

Ritornando al respiro internazionale della Facoltà, anche il tema dell’inculturazione segna un impegno di riflessione.
«La chiesa è sempre meno eurocentrica e sempre più mondiale, vive in contesti e scenari nuovi nell’occidente e in culture nuove fuori dall’occidente. Porremo attenzione a questi aspetti anche con la guida di un giovane teologo africano, proveniente dal Togo, George Kossi Koudjodji, che ha studiato e conseguito il dottorato qui da noi e che riproporrà un corso sulla inculturazione nella chiesa africana che già aveva tenuto un paio d’anni fa».

Il percorso di studi è articolato in un biennio, al termine del quale si consegue il titolo di licenza in teologia. Per chi lo desidera, però, – ad esempio un laico in cerca di una formazione e aggiornamento personale o in vista di un servizio pastorale o educativo – è possibile seguire solo alcuni corsi.
«C’è la possibilità di iscriversi come studente uditore e scegliere anche solo un corso. Per questo non occorre avere il titolo di baccalaureato in teologia (necessario invece per chi si iscrive come studente ordinario all’intero percorso), ma basta una formazione teologica di base».

Paola Zampieri

Le iscrizioni alla Facoltà teologica del Triveneto
sono aperte da giugno a settembre 2020
(tranne il periodo di chiusura della segreteria, dal 20 luglio al 24 agosto).

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