Un cordiale saluto a tutti voi, in particolare al vescovo Claudio che per la prima volta interviene in qualit쎠 di Moderatore al Dies academicus dellIstituto di Scienze Religiose della diocesi di Padova collegato alla FTTr e al prof. Giorgio Bonaccorso che tra breve svolger쎠 la prolusione sul tema Corpo e religione.슠 Il mio augurio va in particolare a studenti e docenti per il nuovo anno accademico che oggi inauguriamo.
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I recenti, gravissimi attentati terroristici da cui 쎨 stata colpita Parigi mi spingono a una riflessione inusuale per questo contesto, ma oggi necessaria e importante. E insieme mi consentono di evidenziare un aspetto particolare del contributo che le religioni e il dialogo inter-religioso possono offrire alla ricerca di quel bene comune supremo che 쎨 la pace e la riconciliazione tra gli uomini e i popoli.
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Di fronte a quanto 쎨 accaduto venerd쎬 sera a Parigi e, in modo inedito e non convenzionale, sta accadendo nello scacchiere europeo e internazionale, qualcosa che non sbagliamo se consideriamo come un pezzo incandescente di quella nuova guerra mondiale parcellizzata della quale non si riesce a capire chi arma chi e a che scopo, desidero anzitutto ripetere le parole che papa Francesco ha pronunciato domenica allAngelus: 슫Tanta barbarie ci lascia sgomenti e ci si chiede come possa il cuore delluomo ideare e realizzare eventi cos쎬 orribili, che hanno s convolto non solo la Francia ma il mondo intero. Di fronte a tali atti non si pu쎲 non condannare linqualificabile affronto alla dignit쎠 della persona umana. Voglio riaffermare con vigore che la strada della violenza e dellodio non risolve i problemi dellumanit쎠 e che utilizzare il nome di Dio per giustificare questa strada 쎨 una bestemmia!슻.
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Di fronte a tutto questo serve una mobilitazione che schieri tutte le risorse spirituali, a qualunque religione o cultura appartengano, una mobilitazione per dare una risposta positiva al male, per rispondere al male col bene superando la prima reazione emotiva che ci pu쎲 spingere a ribattere allodio con lodio o con un senso di malcelata superiorit쎠 che ne 쎨 soltanto una elegante copertura.
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E questo ci riguarda e vi riguarda perch쎩 passa dalleducazione al rifiuto dellodio e da una giusta comprensione del senso e dei limiti della libert쎠 umana. Questa responsabilit쎠 e questo compito richiede uno sforzo di tutti gli attori, culturali, economico/politici, religiosi della vita locale, nazionale e internazionale. Lora ci chiama tutti ad uno sforzo comune per lottare e combattere insieme questa battaglia pacifica e pacificatrice perch쎩 senza questo impegno comune che ha da coinvolgere anche gli attori musulmani questa battaglia, molto dura e lunga, non sar쎠 vinta.
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I gravi e inquietanti fatti di questi giorni e le riflessioni e reazioni preoccupate che ne sono seguite ci ricordano tra laltro come nelle culture europee, pur con accenti diversi, la parola libert쎠, rinvia immediatamente allidea di incondizionatezza, alla quale ogni nostra azione viene e commisurata. Anche se sappiamo come sia impossibile realizzare pienamente questa idea, qualsiasi tentativo di porre un limite esterno alla libert쎠 stessa, per esempio attraverso leggi e regolamenti, 쎨 destinato a rivelarsi infruttuoso, se contemporaneamente non si imbocca la strada di una paideia, di una educazione che faccia capo alla responsabilit쎠 personale e che ci faccia capire che spetta anzitutto a noi stessi darci quel limite ed essere capaci di quella prudenza che sono la dimora e la custodia del rispetto per laltro, la sua dignit쎠 e la sua libert쎠 e lantidoto pi쎹 efficace a che la convivenza civile si trasformi in un bellum omnium contra omnes.
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Oggi per쎲 la paideia, leducazione non va da s쎩, lo sappiamo. Per questo le nostre societ쎠 sembrano pi쎹 disarmate riguardo allimpegno pacificatore e riconciliatore che si sta innanzi. La conoscenza della Bibbia Parola di Dio in Scritture e specchio dellanima e della vita di ogni uomo e donna e dei popoli – e la pratica del suo messaggio ha contribuito, contribuisce e potr쎠 contribuire a questopera di educazione. Invece lerosione della conoscenza della Bibbia, non in quanto contributo antiquario, ma quale forza creatrice e rigenerante, 쎨 uno dei fatti pi쎹 inquietanti per il nostro futuro sia religioso che civile, culturale, economico. Aveva ragione Carlo Maria Martini a dire che la Bibbia 쎨 il libro del futuro dellEuropa, ma non 쎨 stato ascoltato. Il riportare la Bibbia tra i fondamenti della cultura e delletica 쎨 un impegno possibile, dalla fecondit쎠 straordinaria, condivisibile. Che coinvolge anche noi studiosi e studenti cristiani della teologia e delle scienze della religione affinch쎨 non rimaniamo chiusi nei nostri recinti e usciamo per offrire un contributo propositivo, quello che ci viene dallincontro con il Vangelo, alla costruzione di una cittadinanza aperta, accogliente, libera e solidale.
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mons. Roberto Tommasi
Preside Facolt쎠 teologica del Triveneto
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Padova, 18 novembre 2015
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