Mons. Bizzeti: siamo in grado di amare la bontà scandalosa di Dio?

Nella celebrazione eucaristica di inizio anno accademico il vescovo, già vicario apostolico dell’Anatolia e per alcuni anni docente della Facoltà, ha sottolineato come l’eccesso di misericordia costringa tutti a fare i conti con la fatica e i dubbi del non credente.

Padova, 8 ottobre 2025. Una “teologia sapienziale” che sappia “coniugare fede e ragione, riflessione, preghiera e prassi”, con “l’ansia missionaria di comunicare a tutti il sapere e il sapore della fede”. Il vescovo mons. Paolo Bizzeti, già vicario apostolico in Anatolia e per qualche anno docente della Facoltà, ha aperto con le parole di papa Leone XIV l’omelia nella celebrazione di inizio anno accademico della Facoltà teologica del Triveneto e dell’Istituto superiore di Scienze religiose di Padova.

Giona, noi e la bontà di Dio

Richiamando la lettura dal libro di Giona (4,1-11), mons. Bizzeti ha sottolineato la necessità di dialogare, in particolare, con chi è in difficoltà con la fede ricevuta. «Giona è esattamente un membro del popolo di Dio in difficoltà con la sua fede, non per paura di un Dio giudice, che manda all’inferno, indifferente alle vicende umane, come molti credenti ritengono. Al contrario, Giona ha difficoltà con la bontà di Dio». Proseguendo, ha posto l’accento sul fatto che l’eccesso di misericordia talvolta infastidisce. «Non è forse vero che molti di noi sono stati infastiditi da certi discorsi e aperture di papa Francesco, che cercava un incontro con tutti, mentre noi saremmo stati volentieri “fra i nostri”, tra quelli che seguono le nostre convinzioni e prescrizioni?»
Il vescovo ha poi citato il cardinale Carlo Maria Martini, che avviò la cattedra dei non credenti per “imparare a dialogare – come spiegò egli stesso – con il non credente che c’è in me”. «Quanti di noi – ha ripreso – accettano serenamente di avere questa battaglia internamente e quindi di provare empatia e simpatia verso il non credente, e quanti invece fanno i maestrini che devono sempre convincere tutti ritenendosi fuori dalla fatica e dai dubbi del non credente? Quanti di noi hanno il coraggio di dire: non è giusto che Dio sopporti una chiesa con pedofili, cattivi amministratori, clericali arroganti, pastori che non prendono decisioni? Nel dopo Concilio abbiamo tanto sbandierato la bontà di Dio, ma ci piace davvero? Siamo riconciliati con il modo in cui il Signore governa il mondo e la storia?». E ha concluso: «Buttiamo giù la maschera dei bravi bambini che non vogliono affrontare gli scandali contro cui urtano quotidianamente tanti che non ne vogliono sapere di Dio. La loro rabbia verso Dio è sdoganata dal racconto coraggioso dell’autore del libretto di Giona».

Memoria e pace

Il preside della Facoltà, don Maurizio Girolami, nel suo saluto ha richiamato la presenza del vescovo Bizzeti come un collegamento «con la Terra santa della chiesa, l’Anatolia, la Siria e la Mesopotamia, che ci permette di sentirci parte di un popolo antico e nuovo di fratelli e sorelle che hanno condiviso fin dalle origini della predicazione cristiana a oggi la fede in Cristo». L’anniversario del concilio di Nicea che si celebra quest’anno, inoltre, con la sua prima professione di fede ha dato dei criteri fondamentali perché la vita della chiesa rimanesse sempre saldamente radicata nella memoria biblica e apostolica. «Possa questo radunarci nel nome del Signore – ha concluso – ottenerci la grazia della conversione per noi e per quanti hanno responsabilità politiche e sociali nel mondo, perché la pace che è Cristo possa rendersi manifesta in comportamenti umani rispettosi di ogni vita, di ogni cultura e di ogni popolo».
Un pensiero, infine, è andato a don Andrea Albertin, docente di Sacra Scrittura, mancato improvvisamente lo scorso 1° luglio.

Paola Zampieri

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