Convegno Rosmini

comunicato stampa 22/2008

Padova, 1 dicembre 2008

 

 

Convegno

 

LA PERSONA IN ANTONIO ROSMINI TRA ETICA, DIRITTO E TEOLOGIA

Padova, 10-11 dicembre 2008

Collegio Don Mazza, Università di Padova, Facoltà Teologica del Triveneto,

 

Mercoledì 10 e giovedì 11 dicembre si terrà a Padova il convegno sul tema LA PERSONA IN ANTONIO ROSMINI TRA ETICA, DIRITTO E TEOLOGIA. Promosso da Facoltà Teologica del Triveneto, Collegio universitario Don Mazza e Università degli studi di Padova – facoltà di Giurisprudenza e di Scienze politiche, l’incontro intende mettere in luce l’attualità del pensiero rosminiano e la forte implicanza a livello etico, giuridico e teologico dell’espressione di Antonio Rosmini (1797-1855), filosofo e sacerdote beatificato il 18 novembre 2007 a Novara.

 

L’attualità del pensiero di Antonio Rosmini va ben oltre la semplice constatazione del carattere ancor vivo di particolari elementi della sua riflessione sulla realtà dell’uomo, del mondo e di Dio; essa tocca l’identità stessa della condizione contemporanea nei tratti che le sono essenziali, giacché egli descrisse profeticamente lo stato di frammentazione e disarticolazione dei saperi che lacera le culture del nostro tempo e ne crepa, dopo averlo inaridito, il suolo, solcandolo con una trama di crisi profonde e apparentemente insanabili. Di qui la possibilità di guardarvi come a una risorsa e insieme un’occasione di eccezionale valore in un momento in cui la cultura sembra arroccata nel presupposto della radicale irrazionalità dell’esistenza.

 

Il convegno, che inizia proprio nel giorno in cui si celebra il 60° anniversario della Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo (10 dicembre 1948), prende il via nel Collegio Don Mazza, alle ore 19 del 10 dicembre, con la celebrazione di apertura presieduta dal vescovo di Padova, mons. Antonio Mattiazzo, vice Gran Cancelliere della Facoltà Teologica del Triveneto, e la lettura di testi tratti dagli scritti di Rosmini. E proseguirà alle ore 21 con la prima relazione di Markus Krienke sul tema Antonio Rosmini pensatore ed educatore. Un profilo biografico.

 

Il convegno proseguirà la mattina dell’11 dicembre nell’Aula Magna dell’Università di Padova con inizio alle ore 10. Dopo i saluti del Magnifico Rettore Vincenzo Milanesi, del vice Gran Cancelliere della Facoltà Teologica del Triveneto, mons. Antonio Mattiazzo, e dei presidi delle facoltà di Giurisprudenza, Gherardo Bergonzini, e di Scienze politiche, Gianni Riccamboni, la mattinata vedrà quattro relazioni, dedicate a un inquadramento storico-biografico di Rosmini (Francesco Traniello, Università di Torino); la persona nella filosofia di Rosmini (Enrico Berti, Università di Padova); diritto e diritti della persona in Antonio Rosmini (Marta Ferronato, Università di Padova), influssi del pensiero politico-giuridico di Antonio Rosmini sulla cultura cattolica, e non solo, del Novecento (Luciano Malusa, Università di Genova).

 

Nel pomeriggio di giovedì 11 dicembre il convegno sarà ospitato nell’Aula Magna della Facoltà Teologica del Triveneto (via Seminario 29, Pd), dove al saluto del preside don Andrea Toniolo, seguiranno le relazioni di Markus Krienke (Facoltà di teologia di Lugano) su Essere – conoscere – agire. I presupposti teoretici dell’antropologia rosminiana; Alberto Peratoner (Facoltà Teologica del Triveneto – Studium Generale Marcianum) All’intersezione dei piani filosofico e teologico del sapere: la persona in Antonio Rosmini; Giancarlo Grandis (Facoltà teologica del Triveneto – Studio teologico San Zeno di Verona) La prospettiva personalistica dell’etica rosminiana; Michele Nicoletti (Università di Trento) Il personalismo rosminiano tra teologia e politica.

 

Al termine dibattito e conclusioni.


 

Scheda biografica

 

Antonio Francesco Davide Ambrogio Rosmini Serbati. Cenni biografici*

(*cfr. Francesco Traniello, voce “Rosmini Serbati” in Enciclopedia europea, Garzanti, Milano 1979, vol. IX, pp. 1006-1007).

 

Nato a Rovereto nel 1797, avviato al sacerdozio, completò la sua formazione nella Facoltà di teologia dell’università di Padova (1816-19). Ritornato a Rovereto vi trascorse anni di studio e di raccoglimento e, ricollegandosi a sant’Agostino, san Tommaso e san Francesco di Sales istituì una società col fine di apostolato e di diffusione della cultura filosofica, teologica e spirituale cattolica, con un indirizzo antilluministico e controrivoluzionario. Nella stessa linea sta il suo progetto di una Enciclopedia in opposizione alla Encyclopédie francese, ma il progetto fallì.

Ordinato sacerdote nel 1821 e ottenuto il dottorato in teologia a Padova nel 1822, unì una forte attività di studio, l’azione pastorale e un’intensa attività spirituale. Nel 1828 fondò la sua congregazione religiosa (Istituto della carità sul monte Calvario a Domodossola) con un orientamento spirituale di “passività” (Massime della perfezione cristiana). Approvata da Gregorio XVI (1839) nonostante forti resistenze romane, visse un’impostazione non chiusa ma delineata dalla risposta ai bisogni che le condizioni storiche manifestano. Ebbe anche la caratteristica di un modo particolare della vita di povertà: l’istituto non possedeva nulla (così si evitava l’accumulo che segnava allora le istituzioni religiose), mentre potevano possedere i membri, sia pure sotto l’obbedienza dei superiori. La disponibilità a ogni forma di apostolato esprimeva una struttura spirituale di passività intesa appunto come disponibilità personale e comunitaria.

Nel soggiorno milanese (1826-28) si legò di amicizia a con Manzoni (a Padova aveva incontrato il Tommaseo) ed entrò in contatto con la cultura milanese dell’epoca. Il contrasto col sensismo (la dottrina che riconduce l’intera conoscenza all’esperienza sensibile) di Melchiorre Gioia e la pubblicazione degli Opuscoli filosofici (1827-1828) precedettero la sua opera più nota Nuovo saggio sull’origine delle idee, edito a Roma nel 1830, quando vi soggiornava.

Ormai famoso si dedicò alla diffusione e strutturazione del suo istituto e alla “restaurazione” del pensiero cattolico, concepita come un confronto con le filosofie moderne (Kant, che aveva incontrato già in gioventù sotto la guida di don Giulio Orsi, Hegel, Romagnoli, Constant, de Saint-Simon). Il suo interesse filosofico per la gnoseologia (il discorso sulla conoscenza) e per la metafisica lo portò nella ricerca sulla filosofia morale (1831, Principi della scienza morale), sull’antropologia (1838, Antropologia al servizio della scienza morale) alla filosofia giuridica e politica (1839, Filosofia della politica; 1841-45, Filosofia del diritto).

Se questo aprì l’influsso di Rosmini, determinò anche l’opposizione espressa nell’attacco di anonimi gesuiti che lo accusarono di rigorismo e giansenismo e aprì un contenzioso di natura filosofica con Gioberti.

L’impostazione generale del rosminianesimo nell’Italia del nord contribuì alla formazione di un clero colto, ancorato spiritualmente, di tendenze conciliatoriste (favorevoli all’incontro e alla conciliazione fra stato e chiesa) e nazionali (Rosmini ebbe parte notevole nelle vicende del 1848 e alla liberazione di Milano dagli austriaci) e di riforma della Chiesa (nel 1832 aveva composto Le cinque piaghe della chiesa, rimaste allora inedite, poi pubblicate).

Questa sua configurazione portò il governo piemontese, su suggerimento del Gioberti, ad affidargli una missione presso Pio IX per ottenere la sua partecipazione alla Lega italica (e a un concordato che ricucisse i rapporti deteriorati tra Piemonte e Chiesa). Accolto benevolmente (perfino con la prospettiva del cardinalato) fu poi travolto dalle vicende romane e nazionali (era vicino al ministro di Pio IX Pellegrino Rossi), sicché l’uccisione del ministro e la fuga del papa a Gaeta e la successiva restaurazione segnarono la fine delle speranze del Rosmini e dei suoi tentativi moderatori. Si riaccesero i sospetti sulle sue dottrine e l’Indice nel 1849 condannò la Costituzione e Delle cinque piaghe della Chiesa.

Ritornato a Stresa continuò la sua presenza nei dibattiti filosofici e teologici. Se con articoli pubblicati su L’Armonia si oppose alle tendenze laicizzatici della politica piemontese e si ebbe perciò l’opposizione degli ambienti liberali anticlericali, gli intransigenti cattolici continuarono l’attacco alle sue dottrine e ai suoi scritti (nel 1854, l’Indice li prosciolse). La sua morte (1 luglio 1855) non placò la questione rosminiana, che continuò fino al Decretum post obitum del 1888 che condannò 40 proposizioni, tratte in gran parte dalle opere postume. Solo il 1 luglio 2001 – 146° anniversario della morte di Antonio Rosmini – uscì la “Nota” della Congregazione per la Dottrina della Fede, a firma dall’allora Prefetto cardinale Joseph Ratzinger, che riabilitava le quaranta proposizioni.

Il 26 giugno 2006 papa Benedetto XVI ha autorizzato la Congregazione delle Cause dei Santi a promulgare il decreto sull’esercizio eroico delle virtù testimoniate da Antonio Rosmini, e il 1° giugno 2007 il decreto sul miracolo attribuito all’intercessione del venerabile. Il 18 novembre 2007 è stato beatificato.

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