Etiche e religioni per la convivenza civile

Nuova edizione per il ciclo di incontri “Dove va la morale?”. Un percorso in quattro tappe, dal titolo “Vivere assieme, nella città plurale. Etiche e religioni, per la convivenza”, che intende entrare in dialogo con diverse tradizioni religiose (ebraismo, islam, induismo e buddhismo) per esplorarne le potenzialità morali in ordine alla convivenza civile. Ne parliamo con il coordinatore Simone Morandini.

Vivere insieme, nella città plurale. Etiche e religioni, per la convivenza è il titolo del nuovo ciclo di incontri sui temi etici Dove va la morale? promosso da Facoltà teologica del Triveneto, Fondazione Lanza e Formazione all’impegno socio-politico della Diocesi di Padova.

Il percorso di riflessione, incentrato sulla presenza plurale delle religioni e sulle sfide che questa lancia per la crescita dell’ethos civile, è articolato in quattro appuntamenti, che si svolgeranno da novembre a febbraio (vai alla notizia – scarica il programma).

Clicca qui per scaricare i file audio e i materiali  messi a disposizione dai relatori.

Il primo incontro si terrà giovedì 28 novembre alle ore 17 nell’aula tesi della Facoltà teologica del Triveneto (via del Seminario 7 a Padova). Sul tema Il volto dell’altro: tra ebraismo e cristianesimo, dialogheranno Miriam Camerini (regista teatrale e studiosa di ebraismo) e Simone Morandini (Fondazione Lanza e Istituto di studi ecumenici San Bernardino di Venezia).

Professor Simone Morandini, la presenza plurale delle religioni si fa sempre più visibile nelle nostre città. Come valorizzare il contributo positivo che essa può portare alla crescita dell’ethos civile?
«Essenziale in primo luogo è riconoscere la ricchezza di tale pluralità culturale e religiosa per la convivenza civile. Il modello della città monolitica, omogenea sotto ogni aspetto, è gravido di un’intolleranza, che fortunatamente mi sembra in via di superamento. Al contrario, comprendiamo sempre meglio l’importanza della conoscenza reciproca, aldilà di stereotipi e di facili pregiudizi: il volto dell’altro, quando ci si rivolge a esso con serenità, si rivela carico di positività per la vita comune».

La pluralità come può divenire una risorsa per la convivenza?
«Assieme alla conoscenza, fondamentale è il dialogo, nel quale ci si interroga reciprocamente, per comprendere sempre meglio quegli elementi nei quali più evidente si mostra la differenza. Può trattarsi del dialogo sul piano intellettuale (conoscenza delle diverse tradizioni), ma anche di quello pratico, della vita quotidiana: quanta positiva pluralità si coltiva in una bella cena multietnica! Sapienze e sapori hanno molto a che fare, come ci insegnerà l’intervento di Miriam Camerini nella prima tappa del corso».

Quali sono gli ambiti nei quali i credenti delle diverse fedi possono trovare elementi in comune? E che cosa possono mettere in comune?
«È questo un tema delicato: come osserva Claudio Monge (responsabile del Centro culturale domenicano Dosti di Istanbul), il dialogo interreligioso non vale soltanto quando giunge a individuare elementi di convergenza, ma anche laddove consente di comprendere nella loro positività elementi del vissuto dell’altro che io non posso condividere. Differenza e comunanza spesso si intrecciano: l’orizzonte religioso della compassione buddista è diverso da quello della misericordia cristiana, ma entrambe sostengono atteggiamenti empatici e di cure verso la sofferenza altrui».

Le tradizioni morali sviluppate dalle diverse prospettive religiose che cosa possono offrire alla convivenza civile?
«A questo livello vi sono sì preziosi elementi comuni, da valorizzare: uno stile di rispetto per l’altro, un atteggiamento positivo nei confronti della convivenza interumana e delle strutture che la regolano, il rispetto per il mondo naturale, il senso del limite che riconosce di non bastare a se stessi. Potremmo compendiare tutto questo indicando – come fa papa Francesco in Laudato si’ – la relazionalità quale elemento di positiva convergenza».

Quali parole e pratiche sono condivisibili per un dialogo costruttivo e per un discernimento morale?
«Mi pare che indicazioni di grande rilievo vengano dal documento siglato lo scorso 4 febbraio ad Abu Dhabi da papa Francesco con il grande imam di Al-Azhar Ahmad Al-Tayyeb, dedicato alla convivenza comune e alla fratellanza. Due nozioni di estremo rilievo, che chiedono di essere pensate e praticate, anche come criteri di discernimento per affrontare quelle situazioni problematiche, che indubbiamente si presentano in diversi contesti».

Qual è la caratteristica del corso di quest’anno?
«Il corso 2019-2020 intende entrare in dialogo con diverse tradizioni religiose (ebraismo, islam, induismo e buddhismo) per esplorarne proprio le potenzialità morali in ordine alla convivenza civile. Testimoni e studiosi delle diverse tradizioni religiose aiuteranno i partecipanti a esplorare la ricchezza di mondi diversi, attraverso il gioco delle differenze e delle comunanze».

Paola Zampieri

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