Padova, 2 gennaio 2023. La Facoltà teologica del Triveneto si può dire legata a Joseph Ratzinger (16 aprile 1927-31 dicembre 2022) tramite la figura di Luigi Sartori (1 gennaio 1924-2 maggio 2007). Il teologo padovano, che alle soglie del Duemila sostenne fortemente la nascita dell’istituzione accademica, a metà degli anni Settanta aveva avuto la ventura di incontrare il professore bavarese Joseph Ratzinger, a quel tempo decano e vicerettore dell’Università di Regensburg. Il contesto furono due riunioni tenutesi a Roana (Vicenza), su invito dell’Istituto di cultura cimbra, nel 1975 e 1976, cui parteciparono numerosi insegnanti dei seminari e studentati veneti, Luigi Sartori e, come docente, Joseph Ratzinger.
Di quei momenti rimane traccia nel volume Salvezza cristiana e storia degli uomini. Joseph Ratzinger con Luigi Sartori tra i teologi triveneti (1975-1976), curato da Ermanno Roberto Tura e pubblicato nel 2012 nella collana Sophia edita dalla stessa Facoltà con Edizioni Messaggero Padova.
Più “accademico, analitico e documentato” Ratzinger, più “intuitivo, sintetico e portato a trasporre nella vita la tradizione teologica” Sartori (come vennero definiti nell’atto accademico che la Facoltà dedicò al teologo padovano a cinque anni dalla sua scomparsa avvenuta nel 2007), entrambi conservarono la memoria di quell’incontro tanto che, a un gruppo di pellegrini padovani che lo informavano dell’uscita del volume, papa Benedetto XVI affermò: «Ricordo bene i convegni di Roana».
I convegni roanesi toccarono questioni che restano rilevanti per il nostro tempo: natura, rivelazione, storia universale… temi che papa Ratzinger ha ripreso spesso nei suoi discorsi e che oggi stimolano la chiesa a ripensare l’annuncio del vangelo in un orizzonte culturalmente competitivo e chiamano la teologia a riorganizzare i dati di fede e di tradizione in un progetto che dev’essere incarnato.
«Per la teologia il pensiero del papa teologo rimarrà senza dubbio un riferimento prezioso sia per la chiarezza espositiva e la coerenza argomentativa sia per la riflessione sul rapporto stretto tra fede e ragione, senza dubbio una delle tematiche e preoccupazioni più rilevanti della sua opera» commenta il preside della Facoltà, don Andrea Toniolo. «“Fides quaerens intellectum”, di anselmiana memoria, – prosegue – è certamente la descrizione più adeguata per evocare la ricerca intellettuale di Benedetto XVI, come pure la sua testimonianza di amore al Signore e alla chiesa. Infatti, lo porterà a scrivere nella sua prima e programmatica enciclica Deus caritas est: “All’inizio dell’essere cristiano non c’è una decisione etica o una grande idea, bensì l’incontro con un avvenimento, con una Persona, che dà alla vita un nuovo orizzonte e con ciò la direzione decisiva”».
Paola Zampieri