La morale nel tempo di papa Francesco

11 dicembre 2014
Dove va la morale nel tempo di papa Francesco? È questa la domanda posta a tema dell’incontro svoltosi l’11 dicembre a Padova, promosso da Facoltà teologica del Triveneto e Fondazione Lanza (Centro studi in etica) con l’intento di farsi interpreti di una “teologia in uscita”, aperta al dialogo e al mondo civile. Duplice la prospettiva di risposta, affidata sul versante della morale sociale a Giacomo Costa, direttore della rivista Aggiornamenti sociali, e sul versante della morale familiare e sessuale a Giampaolo Dianin, docente della Facoltà teologica del Triveneto.
 
GIACOMO COSTA ha immediatamente evidenziato le basi ignaziane e gesuitiche che fondano il pensiero dell’attuale pontefice, in particolare nel concepire il rapporto tra fede e giustizia (la dimensione della fede è intrinsecamente sociale) e nell’indicare la gioia (pasquale) come criterio di rilettura della vita personale e sociale. Passando poi allo specifico di Francesco, «emerge con forza l’attenzione del papa a inquadrare i singoli punti all’interno di una prospettiva d’insieme che ne manifesta i profondi legami di senso – ha spiegato Costa – Potremmo chiamarla una prospettiva ecologica, nel senso più pieno e integrale del termine (non esclusivamente ambientale), che coniuga l’attenzione alle relazioni umane con la considerazione e il rispetto del contesto dove queste si svolgono, quindi ambiente naturale, persone, comunità, popolazioni dove possano fiorire relazioni sociali giuste e cammini di sviluppo umano. Ecologia dunque come paradigma di fondo con cui pensare la giustizia».
Ciò che mina questa ecologia umana è quella che papa Francesco nomina «cultura dello scarto» (esclusione sociale, disoccupazione giovanile, sfruttamento), e di qui il passo è breve verso la «globalizzazione dell’indifferenza che anestetizza le coscienze e svuota di significato il termine responsabilità», fino alla «corruzione» personale e della società – su cui Francesco si è soffermato ben 33 volte dall’inizio del pontificato, rileva Costa – che mina l’ecologia umana. Se questa è la radice dei mali, l’antidoto non può essere che la solidarietà, fra le persone, i popoli, le generazioni. «Ciò significa non ridurre i poveri al loro bisogno ma riconoscerli come soggetti attivi, capaci di protagonismo sociale – ha affermato Costa – L’ecologia della reciprocità e della comunione fraterna spinge in avanti la prospettiva della globalizzazione della solidarietà».
In questo quadro si inserisce un processo di rivitalizzazione della democrazia dal basso, sostanziale e non procedurale, che comporta l’assunzione di un nuovo atteggiamento nei confronti dei conflitti, alla ricerca di un livello superiore di pace e di giustizia; e che richiede un cammino condiviso indirizzato all’essenziale, «cioè a quello che è indispensabile a garantire che le condizioni di vita siano dignitose (cioè conformi alla dignità della persona) e non come sinonimo di “minimo vitale”, da erogare compatibilmente con le risorse finanziarie».
«Il paradigma dell’ecologia umana che emerge nel pensiero di papa Francesco – ha concluso Costa – può rivelarsi di grande utilità per mettere alla prova le nostre riflessioni di morale sociale con una prospettiva elaborata in chiave globale».
 
GIAMPAOLO DIANIN ha posto una premessa: quello di papa Francesco è un pontificato ancora tutto aperto, nessuno sa dove porterà. Eppure esso già «provoca la chiesa a una conversione pastorale e missionaria, a una riforma delle strutture, a essere audace e creativa, a ripensare obiettivi, stile e metodo dentro un vero discernimento ecclesiale».
Francesco, con il suo linguaggio immediato e pieno di immagini, quando interviene sulla morale sessuale e matrimoniale – quasi mai direttamente, ma già rivelando un’impostazione cristocentrica e biblica – lo fa in modo parenetico, esortativo, attento alla comprensione della singolarità della persona, della sua condizione, dei contesti in cui vive e dei passi che può fare, piuttosto che richiamando e difendendo l’oggettività universale della morale». Sposta l’attenzione, dunque dai “principi non negoziabili” agli atteggiamenti evangelici non negoziabili. «La vita morale che ha in mente il papa – sottolinea Dianin – non è una camicia di forza che ingabbia e rende difficile il cammino perché deve verificare che tutto sia a posto e in regola, ma un cammino dove il credente porta in sé l’essenziale».
Al centro dell’etica cristiana Francesco evidenzia la persona di Cristo e l’incontro con lui, che genera l’uomo nuovo, non un codice normativo ma un contagio che la testimonianza dell’uomo nuovo porta con sé, l’esperienza del dono e della misericordia, il cammino progressivo di crescita nella grazia. «Il papa ci dice che per arrivare a tutti la vera sfida è quella della semplicità e dell’essenzialità. Si tratta di andare alla sostanza, all’anima, alla bellezza della fede eliminando ogni orpello e le caricature che rendono meno credibile la testimonianza. Questa prospettiva tocca in maniera molto forte la morale, soprattutto quella sessuale. L’attenzione va spostata dai contenuti, che comunque vanno ricompresi e assimilati, alla consistenza vitale della fede, al suo radicamento esistenziale».
La svolta di Francesco però porta con sé non poche problematiche, che Dianin in chiusura del suo intervento ha riassunto in alcune domande: «Come avverrà il passaggio dagli atteggiamenti ai comportamenti e alle indicazioni normative? Il caso dei divorziati risposati, dell’omosessualità e dell’hiv al sinodo sulla famiglia è emblematico, e il sinodo sarà un banco di prova per il pontificato di Francesco: che cosa riuscirà a dire? riuscirà a dare un volto concreto alla misericordia? Lo stesso vale per il forte richiamo alla misericordia: si tratta solo di un atteggiamento? Non può essere. Se rimanessimo a questo livello un po’ alla volta a logorarsi sarebbe lo stesso atteggiamento».
 
 
Giovedì 15 gennaio 2015 (ore 15-17, aula tesi della Facoltà teologica del Triveneto, via del Seminario 7 a Padova)  è in programma il secondo incontro di approfondimento del tema Dove va la morale?La riflessione proseguirà per focalizzare attraverso quali parole la teologia morale si declini in Italia e in Europa con gli interventi di Antonio Autiero(Università di Münster) su L’orizzonte europeo e di Pier Davide Guenzi(Facoltà Teologica dell’Italia Settentrionale, Torino) su La ricerca italiana. Introduce e modera Giuseppe Trentin(Facoltà Teologica del Triveneto).
 
Paola Zampieri
 
 
 
Facebooktwitterlinkedinmail