Luterani e cattolici vicini nella teologia

Nei 500 anni intercorsi dall'inizio dalla Riforma protestante, luterani e cattolici hanno maturato molte ragioni per rinarrare la loro storia in modi nuovi. Ascoltiamo il punto di vista luterano con il pastore Bernd Prigge della chiesa di Venezia.

La ricorrenza dei 500 anni dalla Riforma luterana offre l’occasione per ripensare questo evento e per viverlo ecumenicamente. In questo lasso di tempo, luterani e cattolici hanno maturato molte ragioni per rinarrare la loro storia in modi nuovi: si sono avvicinati gli uni agli altri attraverso relazioni familiari, il servizio missionario e la comune resistenza a tirannie in molte parti del mondo, cambiando così la loro reciproca percezione e rendendo più pressante la necessità di dialogo ecumenico.
Dopo la voce cattolica, approfondita con l’intervento del prof. Placido Sgroi (leggi: /lo-spirito-della-riforma-dalla-divisione-alla-koinonia-in-una-diversita-riconciliata/), ascoltiamo ora il punto di vista luterano con l’intervista al pastore BERND PRIGGE della chiesa di Venezia.

Quali sono stati, nel passato, i principali errori commessi e quali le intenzioni stravolte?
Quando Lutero ha spedito le sue 95 tesi all’arcivescovo Alberto di Magonza (Lutero non ha mai accennato di aver affisso le tesi al portone della chiesa del castello di Wittenberg) ha allegato anche una lettera chiedendo scusa per la sua “presunzione”. Lutero soffriva per certe cose nella sua chiesa e voleva un dibattito accademico sulle questioni teoriche e pratiche delle indulgenze, perché, secondo lui, nuoceva alla spiritualità cristiana. Le sue tesi non erano affermazioni definitive, ma piuttosto proposizioni scritte allo scopo di essere discusse. La prima tesi parla della penitenza, Gesù disse che tutti i fedeli devono fare penitenza. Il grande dramma del periodo della Riforma era l’incapacità di ascoltarsi l’un l’altro e discutere senza polemica. Rapidamente la questione si sviluppò diventando un conflitto con l’autorità, con la conseguente scomunica di Lutero.
Non possiamo dimenticare che Lutero non avrebbe mai voluto una nuova chiesa. C’erano anche tanti interessi politici e regionali che hanno accelerato la separazione. Lutero ha imperdonabilmente trovato parole sbagliate quando ha parlato del papa come anticristo.

Quali invece le ricadute positive nella vita di fede di tanti cristiani?
È impressionante come Lutero, davanti alla Dieta di Worms con l’imperatore Carlo V, disse: “Perciò non posso né voglio ritrattare, poiché non è sicuro né giusto agire contro coscienza. Che Dio mi aiuti. Amen.” Educare la propria coscienza, mettere al primo posto Cristo, leggere la Bibbia nella madrelingua per approfondire la fede, sottolineare il sacerdozio di tutti i battezzati e quindi la responsabilità di tutti i fedeli, pronunciare il Dio misericordioso e non castigatore, educare i preti; sono solo alcuni punti senza i quali non possiamo immaginare possa esistere una chiesa.

Quale significato è possibile riconoscere, nell’evento della Riforma e nei processi religiosi, culturali, politici-economico-sociali a esso in vario modo collegati?
Il 500° anniversario nel 2017 è una buona occasione anche per illuminare i fedeli – cattolici e luterani – e combattere l’ignoranza verso gli “eretici” luterani e verso i “papisti” cattolici. Dobbiamo eliminare tanti preconcetti e promuovere la riconciliazione e l’interesse l’uno per l’altro. Nel 2017 non celebriamo la separazione. I luterani sono grati che i riformatori abbiano reso accessibili la comprensione del vangelo di Gesù Cristo e la fede in lui. Questo vogliamo festeggiare e tutti i cristiani sono invitati: sarà una festa di Cristo. Ma vogliamo anche ricordare le ferite della separazione, le guerre, le polemiche, l’atteggiamento poco cristiano con una celebrazione Healing of memories, risanamento della memoria.

Oggi, come costruire una storia comune?
Il dialogo ecumenico internazionale ha portato a riscoprire i fondamenti comuni sulle questioni di fede e a comprendere che questi punti non sono più motivi di divisione fra le chiese. Quali sono questi pilastri comuni?
Il documento Dal conflitto alla comunione della Commissione luterana-cattolica sull’unità e la commemorazione comune della Riforma nel 2017 mostrano con stupenda chiarezza che «ciò che ci unisce è molto più di ciò che ci divide» (Papa Giovanni XXIII). Forse nell’opinione pubblica ci sono ancora tanti punti che vediamo in modo diverso. Però questo non corrisponde alla verità. La giustificazione per mezzo della fede (sola fide), ad esempio, – il motivo centrale per la separazione – non è più causa per un conflitto. La Dichiarazione congiunta sulla dottrina della giustificazione del 1999 – ufficialmente recepita dalla chiesa cattolica e luterana – «mostra l’esistenza di un consenso tra luterani e cattolici su verità fondamentali di tale dottrina della giustificazione». Siamo d’accordo anche sulla presenza reale di Cristo durante l’Eucaristia. Forse nelle tradizioni delle chiese ci sono tante differenze visibili: le processioni con i santi, le feste mariane, le chiese più barocche dai cattolici, più semplici dai luterani, però nella teologia siamo molto vicini. Dobbiamo fare questo per essere più visibili. Il documento Dal conflitto alla comunione è un’ottima base per questo sforzo, perché mette anche in evidenza con chiarezza le differenze, ad esempio, sulla comprensione del ministero, ma si sente la buona volontà di intendersi l’un l’altro.

Adesso il passo successivo è la comune testimonianza al mondo di oggi. Come si traduce in concreto questo imperativo ecumenico?
La domanda centrale non è più: “come vivere come luterano o cattolico” in questo mondo? La domanda centrale è: “come vivere come cristiano”? E come possiamo contribuire? Siamo chiamati a incoraggiare i nostri fedeli a vivere con Cristo, le chiese sono luoghi dove si trova forza, rinnovamento spirituale e accompagnamento per le sfide quotidiane, private e anche globali.
Il movimento ecumenico promuove da tanto tempo a tenere viva quella caratteristica del carisma biblico che fa uno specifico stile di vita nel rispetto della giustizia, nella promozione della pace e della salvaguardia del creato, anche con scelte e testimonianze coraggiose.
Insieme siamo preoccupati: il valore dell’uomo che è sempre più in pericolo attraverso corruzione, conflitti politici e religiosi e povertà. Le chiese dovrebbero vivere l’amore che abbiamo ricevuto da Cristo ed essere testimoni credibili.
Com’è scritto nel documento Dal conflitto alla comunione: «Luterani e cattolici dovrebbero riscoprire congiuntamente la potenza del Vangelo di Gesù Cristo per il nostro tempo». Il teologo tedesco Dietrich Bonhoeffer ha detto: «Il futuro della chiesa sarà ecumenico o non sarà». Secondo me la credibilità delle chiese si mostra nel desiderio della cooperazione ecumenica.

La misericordia (siamo nell’anno giubilare straordinario indetto da papa Francesco per i cattolici) è un terreno fecondo?
La misericordia è una caratteristica fondamentale di Dio (a proposito: non solo per gli ebrei e i cristiani ma anche per i musulmani). Lutero fu costantemente assillato dalla domanda “Come posso avere un Dio misericordioso?” e la sua teologia si basa sulla grazia e misericordia di Dio. L’attuale documento Dal conflitto alla comunione dice che “cattolici e luterani dovrebbero rendere insieme testimonianza della misericordia di Dio nell’annuncio del vangelo e nel servizio al mondo”. Però io penso anche che sia utile avere fratelli critici che vedono la chiesa sorella con occhi diversi – con l’amore, ma anche un po’ da fuori. Questo può aiutare le due parti. Come un vero amico deve dire, qualche volta, cose che l’altro non vede.

In sintesi: come si costruisce l’unità?
Dialogare, conoscersi meglio, ascoltare l’altro, accettare la fede dell’altro come tesoro, verificare la mia fede, vedere le differenze non come minaccia, ma come grande arricchimento.
Possiamo lasciarci continuamente trasformare dall’incontro con l’altro, come dice il nuovo documento ecumenico. In un documento ecumenico precedente (The apostolicity of the church) si legge: «Perciò riguardo alla scrittura e alla tradizione luterani e cattolici sono a un livello così ampio di accordo, che le loro differenti accentuazioni di per sé non richiedono di mantenere l’attuale separazione delle chiese. In questo ambito vi è unità in una diversità riconciliata». Vediamo che siamo già molto avanzati, però quest’unità in una diversità riconciliata deve essere riempita con la vita. Apprezzo molto papa Francesco che dimostra poca paura nel cercare il contatto con le diverse chiese, lui è una benedizione per l’ecumenismo.

Oggi la situazione globale vede i cristiani vivere in ogni parte del mondo in ambienti multireligiosi. Questo pluralismo multireligioso delle nostre società aumenta la necessità dell’ecumenismo?
Ecumenismo non è una necessità, è un grande piacere e tesoro che dobbiamo trovare e preservare sempre. Si vede nei confronti delle diverse religioni come sono piccole le differenze tra le chiese. La nostra conoscenza sull’islam è determinata ancora da libri e preconcetti. Ma è il contatto personale che cambia la nostra mentalità verso l’altro. A Venezia abbiamo vissuto un’esperienza particolare con la morte di Valeria Solesin nell’attentato a Parigi del novembre 2015. C’è stata una celebrazione funebre “laica” in piazza San Marco con la preghiera dei rappresentanti di tre religioni. Il patriarca ha parlato per le chiese cristiane, assieme a lui c’erano anche il rabbino e l’imam di Venezia. Era per tutti noi un momento commovente. Una celebrazione “laica”, ma anche molto religiosa. I rappresentanti delle diverse religioni si sono ritrovati uniti contro il terrore nel nome di qualche religione. Era una dimostrazione simbolica e anche un po’ tragica che, attraverso la morte di una giovane studentessa, le religioni si sono trovate. È meglio che troviamo diverse occasioni per incontrarci. C’è già un dialogo ebraico-cristiano abbastanza sviluppato, ma secondo me manca ancora un dialogo più profondo con l’islam. Sono stato l’anno scorso al “giorno di moschea aperta” a Venezia-Marghera. Era un grande arricchimento per tutti porre le domande che da tanto tempo volevamo fare. Un dialogo diretto, onesto e senza paura dove si può anche mettere in gioco il nostro scetticismo e i nostri dubbi.

In quale modo ne rafforza o ridisegna il ruolo e il compito missionario?
Qui abbiamo la necessità di una nuova evangelizzazione, in un tempo segnato sia dalla proliferazione di nuovi movimenti religiosi sia dalla crescita della secolarizzazione, in molte parti del mondo. Il documento Dal conflitto alla comunione vede anche nella commemorazione comune della Riforma «l’opportunità e l’onere di dare una testimonianza comune di fede». I cattolici e i luterani cercano la strada giusta per evangelizzare oggi senza fare proselitismo. È innanzitutto la missio Dei, è Dio che agisce al primo posto. Siamo attenti a ciò che lui vuole per noi. Noi luterani e cattolici tendiamo insieme alla meta «di confessare in ogni cosa Cristo […] attraverso il quale Dio nello Spirito Santo fa dono di sé ed effonde i suoi doni che tutto rinnovano» (Dal conflitto alla comunione).

 

Paola Zampieri

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