Mons. Galantino: umanesimo, sinodalità e morale per il dopo-Firenze

È disponibile la registrazione dell'intera conferenza
«In questi giorni sconvolti da fatti di cronaca di una gravità inaudita che cosa resta di umano in progetti che sono la negazione violenta dell’uomo? La luce della fede e la riflessione critica sul dato rivelato – senza negare la brutalità di ciò che è avvenuto – ci permettono di offrire, al nostro mondo inquieto e in cerca di pace, prospettive di impegno e di speranza». Così mons. Nunzio Galantino, segretario generale della Conferenza episcopale italiana, ha aperto a Padova il ciclo di incontri dal titolo Dove va l’umano?, promosso dalla Facoltà teologica del Triveneto e dalla Fondazione Lanza. Il primo appuntamento, giovedì 19 novembre 2015, è stata l’occasione per fare il punto su La chiesa oltre Firenze 2015, un argomento che non poteva essere disgiunto dalla realtà dei fatti dopo gli attentati terroristici avvenuti a Parigi nei giorni scorsi, che così mons. Galantino ha commentato: «Ci sentiamo disarmati dalla pubblicizzazione della violenza per realizzare progetti dell’uomo coperti dal riferimento alla volontà di Dio: ciò resta una “insopportabile bestemmia”, come ha detto papa Francesco. Per quegli uomini Dio si porrebbe contro l’uomo che non accetti la sua volontà e non vi si sottometta: questo è un Dio violentato, la sua immagine è sfigurata».
 
Dove va l’umano, allora? «L’umano va dove noi lo condurremo» ha affermato mons. Galantino «perché l’umano si evolve e si trasforma nei nostri gesti, grazie alle nostre scelte, anche quelle piccole, di ogni giorno. Il bene non va mai smarrito perché lascia spazio a Dio». E, collegandosi al tema del convegno di Firenze (In Gesù Cristo il nuovo umanesimo), il segretario della Cei ha ricordato che «se il Padre ha scelto di far scaturire la vita dalla violenza inferta al suo Figlio, allora nulla ci può danneggiare. L’umanesimo si salda su Gesù, sul valore di ogni persona, sulla reciprocità, sulla giustizia, sulla misericordia. Ed è a questo che dobbiamo orientare il cambiamento. Il mondo sta cambiando non nonostante noi ma anche grazie a noi – ha ribadito – a quanto nel nostro piccolo sappiamo realizzare».
 
Che cosa è stato l’appuntamento fiorentino? Che cosa ha lasciato? «Il convegno è stato un motivo di fiducia e un nuovo impulso per dare vitalità alla testimonianza evangelizzante a partire da un nuovo umanesimo ispirato in Gesù. Ciò che è emerso con forza è la determinazione a camminare insieme: una chiesa che non è sinodale non è chiesa. Lo stile sinodale è fatto di confronto, ascolto, pazienza e non è solo un metodo o un modo di fare, ma a Firenze è diventato un contenuto, cioè un modo di essere chiesa, di proporci e di proporre anche all’esterno delle relazioni costruttive. Non possiamo infatti fare esercizio di sinodalità se non riconosciamo a chi ci sta di fronte la capacità di dire e di fare qualcosa di bello, di buono».
 
Il dopo-Firenze è affidato a ciascun uomo/donna e a ciascuna realtà, chiamati a trovare, con coraggio e libertà interiore, comportamenti e modi per stare nel mondo da cristiani. «Lo stile pastorale sinodale, missionario – ha spiegato mons. Galantino – è caratterizzato dall’uscire per incontrare e per farsi incontrare dagli uomini; dal trovare un linguaggio che sia compreso da chi ascolta; dall’abitare la società e partecipare alla vita politica e pre-politica; dall’educare alla fede». Il convegno non ha lasciato messaggi finali né scriverà volumi di atti; i materiali sono stati messi a disposizione sul web e saranno offerti altri strumenti nuovi: «Sperimentare lo stile sinodale – ha ribadito – è spingersi a guardare un po’ oltre».
 
Papa Francesco nel suo intervento fiorentino ha chiesto alla chiesa di rinnovarsi e di stare alla larga da due tentazioni, la deriva pelagiana e lo gnosticismo; ma soprattutto l’ha invitata a essere inquieta. «La serenità non è un punto di partenza ma si conquista a prezzo di una intensa ricerca» ha ripreso il segretario Cei, che ha invitato anche la Facoltà teologica «a compiere questo cammino di purificazione costante, a vivere fra azione e contemplazione, tra vivere ecclesiale e ricerca, tra ascolto della parola e servizio ai poveri». Ha esortato la teologia a portare avanti «una riflessione critica e seria sul dato di fede, a scoprire il valore anche “pratico” della ricerca teologica», per un recupero della «qualità umana del sapere» contro la «foga illuministica» che oggi segna il modo di fare cultura e formazione e il modello educativo.
 
Riferendosi in particolare al ciclo di incontri Dove va l’umano?, il segretario della Cei si è soffermato sul tema della morale, come «punto di coagulazione dei vari temi teologici e filosofici, al confine tra il pensiero e l’azione. La morale tocca più da vicino la vita delle persone – ha ricordato – e a essa è legata l’immagine che della chiesa hanno i non credenti e gli stessi fedeli». Ha poi richiamato tre passaggi di Optatam totius n. 16 come pilastri di un imprescindibile rinnovamento della teologia morale, richiesto dal Concilio ma realizzato finora solo in parte. «Innanzitutto il compito della morale, che non è prescrivere comportamenti ma dimostrare l’altezza della vocazione filiale in Cristo; la condotta del cristiano è infatti esplicitazione del dono ricevuto. La morale, inoltre, trova la sua sintesi nella carità: solo facendo dell’amore il parametro e la meta finale è possibile orientare il cammino morale alla meta alta della perfezione evangelica e non a quella bassa di una giustizia soltanto formale. Infine, la carità deve portare frutto, non può ridursi a mero sentimento ma deve tradursi in gesti concreti per la vita e per il bene del mondo perché il cammino del credente è sempre dentro la storia e in un contesto comunitario».
Mons. Galantino ha concluso il suo intervento con l’invito «a ripensare, a riformulare la morale, in modo che non le sia impedito di svolgere il suo compito, che è indicare la via della felicità alla sequela di Cristo e nella pienezza della carità. Il nostro tempo ha bisogno di una morale più fresca, più gioiosa e anche più esigente».
 
 
Paola Zampieri
 
 
scarica il testo integrale della relazione di mons. Nunzio Galantino 
 
qui sotto la registrazione integrale della conferenza 
 
 
 
Facebooktwitterlinkedinmail