«Quanto papa Francesco ha affermato nel suo intervento al convegno “La teologia dopo Veritatis gaudium nel contesto del Mediterraneo”, promosso a Napoli dalla Pontificia Facoltà teologica dell’Italia meridionale, contiene degli elementi molto importanti per comprendere il significato e la missione della teologia e della facoltà teologiche oggi». Così commenta il preside della Facoltà teologica del Triveneto, mons. Roberto Tommasi, che prosegue:
«Si tratta di un discorso che merita profonda attenzione e discernimento, tanto più che nella nostra Facoltà siamo impegnati in un cammino di riflessione su Veritatis gaudium, dove sono coinvolti docenti e studenti. Ci siamo impegnati a fare del consiglio di Facoltà del prossimo autunno un momento di discernimento che intende anche raccogliere tutti gli stimoli che sono venuti dalle varie sedi in rete. Anche in vista di quell’appuntamento, la riflessione su quanto il papa ha affermato può risultare di grande utilità».
Papa Francesco il 21 giugno 2019 a Napoli ha richiamato la teologia a essere sempre «una teologia dell’accoglienza e a sviluppare un dialogo sincero con le istituzioni sociali e civili, con i centri universitari e di ricerca, con i leader religiosi e con tutte le donne e gli uomini di buona volontà, per la costruzione nella pace di una società inclusiva e fraterna e anche per la custodia del creato». Una teologia dell’accoglienza, ha sottolineato il papa, «necessita di teologi che sappiano lavorare insieme e in forma interdisciplinare», in un «cammino continuo di uscita da sé e di incontro con l’altro».
La teologia dopo Veritatis gaudium «è una teologia in rete», capace di «discernere i segni dei tempi in contesti nuovi» e che lavora «nella direzione di una “Pentecoste teologica”, che permetta alle donne e agli uomini del nostro tempo di ascoltare “nella propria lingua” una riflessione cristiana che risponda alla loro ricerca di senso e di vita piena».
«Vi incoraggio a studiare come, nelle varie discipline – la dogmatica, la morale, la spiritualità, il diritto e così via – possa riflettersi la centralità della misericordia» ha esortato Francesco, che ha poi dato anche qualche suggerimento più concreto: la necessità di una seria assunzione della storia in seno alla teologia; un’adeguata revisione della ratio studiorum; dotarsi di strutture leggere e flessibili… «Gli statuti, l’organizzazione interna, il metodo di insegnamento, l’ordinamento degli studi dovrebbero riflettere la fisionomia della chiesa “in uscita”. Tutto deve essere orientato negli orari e nei modi a favorire il più possibile la partecipazione di coloro che desiderano studiare teologia: oltre ai seminaristi e ai religiosi, anche i laici e le donne sia laiche che religiose».
E ha così concluso: «Sogno Facoltà teologiche dove si viva la convivialità delle differenze, dove si pratichi una teologia del dialogo e dell’accoglienza; dove si sperimenti il modello del poliedro del sapere teologico in luogo di una sfera statica e disincarnata. Dove la ricerca teologica sia in grado di promuovere un impegnativo ma avvincente processo di inculturazione».
Il testo integrale del discorso è disponibile a questo link.
Paola Zampieri