AA 25/26 La mistica. Contenuti, esperienza spirituale, storia e ascolto

Offerta formativa aa 2025/2026 Percorso di teologia – specializzazione in Teologia spirituale. A fronte di un interesse sempre più ampio e diffuso nei riguardi della mistica, un seminario-laboratorio e una serie di corsi ne approfondiscono le diverse forme, nell’esperienza cristiana principalmente ma anche con aperture in chiave interreligiosa.

La mistica sarà il tema dominante della proposta formativa del ciclo di specializzazione (licenza) in Teologia spirituale della Facoltà teologica del Triveneto per l’anno accademico 2025/2026. Alle sue diverse forme, nell’esperienza cristiana principalmente ma anche con aperture in chiave interreligiosa, Antonio Bertazzo e Marzia Ceschia dedicheranno il seminario-laboratorio La mistica. Contenuti, esperienza spirituale, storia e ascolto. A fronte di un interesse sempre più ampio e diffuso verso la mistica, se ne approfondiranno itinerari, linguaggi, dinamiche antropologiche e si sonderanno, tramite lettura di testi e ascolto di vissuti, i rapporti tra mistica, scienze umane e teologia.
Sono inoltre previsti corsi collegati, che tratteranno le principali figure di mistiche nella storia, fra cui Madeleine Delbrel, la riscoperta del patrimonio monastico occidentale e una lettura del fenomeno del martirio, con la vicenda dei monaci trappisti algerini di Tibhirine.

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Seminario-laboratorio La mistica. Contenuti, esperienza spirituale, storia e ascolto

Dopo aver riflettuto sul significato del termine “mistica” e sulle fluttuazioni semantiche che la parola ha conosciuto in Occidente, puntualizzati alcuni aspetti fondamentali della mistica cristiana, il percorso lascerà spazio anche ad alcune aperture in chiave interreligiosa, per cogliere punti di contatto, di reciproca influenza e di dialogo, insieme alle specificità e differenze tra i vari percorsi. Si richiameranno alcune esperienze emblematiche nell’ambito della storia dell’esperienza cristiana e non, con una particolare attenzione alle ricadute del tema nel presente. Lo scopo è offrire alcuni criteri per interpretare i vissuti, recependo le istanze di un interesse sempre più ampio e diffuso nei riguardi della mistica che esige una chiarezza concettuale, terminologica e metodologica.
Abbiamo intervistato i coordinatori, Antonio Bertazzo, docente di Scienze umane e vicedirettore del ciclo di licenza, e Marzia Ceschia, docente di Teologia spirituale.

Partiamo da un chiarimento sul termine: che cosa si intende per mistica?
«La parola mistica nel linguaggio corrente e nella mentalità comune fa riferimento a una varietà di fenomeni speciali, come le locuzioni, le visioni, la bilocazione e altro. Ma questo è un uso non esatto o perlomeno è riduttivo. Infatti, se ci soffermiamo sul significato originario della parola mistica, cogliamo che è una parola di origine greca la cui radice (myein) rimanda alla “chiusura”, al “tacere”, alla “riservatezza”. Il verbo greco, peraltro, è quello che fa riferimento nella lingua latina alla parola “muto”, o “miope”. Si comprende che il muto ha la bocca chiusa e il miope ha la vista corta, gli occhi chiusi».

Quindi la parola mistica non è un sostantivo, ma un aggettivo?
«Nella nostra cultura, fino al 1600, non esisteva la mistica come ambito a sé stante. Il riferimento era la “teologia mistica”. Se associamo il contesto della teologia al significato di mistica, possiamo dire che questo ambito della teologia trattava della “chiusura”, ossia del silenzio, di ciò che non si può definire o esprimere con parole e soluzioni, in quanto non definibile nella sua finitezza. Così già nel mondo greco i “misteri” facevano riferimento alla riservatezza, al silenzio, al nascondimento.
Ebbene col termine mistica possiamo far riferimento al silenzio, non tanto esteriore, all’assenza di parole, ma a quello interiore».

Il silenzio è la condizione per abitare l’interiorità?
«È proprio in questa interiorità che abita la Verità che è Dio (in interiore homine habitat veritas, dice sant’Agostino nel De vera religione). È lì che si deve incontrare o lasciarsi incontrare da Colui che è Luce vera “che illumina ogni uomo”. Ora questo silenzio è la condizione per abitare questa interiorità. Si tratta, appunto, non di silenzio di parole, ma di distacco, di umiltà, di rinuncia ai propri desideri autocentrati, finiti, limitati. Insomma, uno spogliamento. Siamo vicini al riferimento evangelico: “Chi vuole essere mio discepolo, deve rinunciare a sé stesso” (Lc 14,27) e a quello paolino “se anche il nostro uomo esteriore si va disfacendo, quello interiore invece si rinnova di giorno in giorno” (2 Cor 4,16)».

Che cos’è, allora, la mistica?
«Così come popone Marco Vannini e come la sintesi dello studio dei mistici ci fa dire, possiamo affermare che la mistica è distacco: ha a che fare col nulla, il vuoto, non in senso nichilistico, ma in senso positivo, quale orientamento a fare spazio e a lasciarsi raggiungere dalla vera conoscenza che è Dio.
Così la mistica rinvia al fondo dell’anima raggiunto quando si compie questo distacco per ritrovare la vera sorgente che zampilla. Suggestivo è richiamare la sintesi che Etty Hillesum, nel Diario, fa del suo viaggio interiore, quando si accorge che: “Dentro di me c’è una sorgente molto profonda. E in quella sorgente c’è Dio. A volte riesco a raggiungerla, più sovente è coperta di pietre e di sabbia: in quel momento Dio è sepolto, bisogna allora dissotterrarlo di nuovo”».

Qual è il significato della mistica nell’esperienza spirituale cristiana?
«Possiamo dire che l’esperienza mistica è collegata al religioso. Così possiamo parlare della presenza del movimento mistico in tutte le grandi religioni: nell’induismo, nel buddismo, nell’islam e nell’ebraismo. Possiamo affermare che la vera essenza del cristianesimo è mistica. Il nucleo principale del cristianesimo è l’incarnazione di Dio in Cristo Gesù. Ora, la vera conoscenza di Dio non è una semplice credenza, ma un incontro vivo, personale con Dio che si è donato in Cristo affinché tutti lo conoscano. Egli si è “connaturato” con la nostra stessa realtà umana. Questo è il luogo dove lo incontriamo, quando a Lui lasciamo spazio. Tradotto in altri termini possiamo dire: Gesù non è un’idea ma è persona viva. In senso cristiano, infatti, si può definire la mistica significa una percezione del mistero di Dio, uno svelamento, per quanto contenuto, della “nostra vita nascosta con Cristo in Dio” (Col 3,3)».

Se per mistica intendiamo l’unione tra l’umano e il divino, allora possiamo dire che proprio nel cristianesimo si giunge a una completezza dell’esperienza mistica?
«È interessante come l’affermazione attribuita al teologo Karl Rahner, “il cristiano del futuro sarà mistico o non sarà”, suggerisca il riconoscimento di questo principio abbia a che vedere con la stessa continuità del cristianesimo, indipendentemente dalla forma assunta nelle diverse epoche, compresa quella che stiamo vivendo. Quella attuale è un’epoca di grande svolta nel cristianesimo. Pare dissolversi una credenza trasmessa per tradizione, la visione morale, dogmatica a essa legata per entrare in una ricerca nuova. Possiamo pensare che si tratti di un movimento verso un orizzonte mistico?».

Quali sono i contenuti e i linguaggi della mistica?
«Il Catechismo della chiesa cattolica dà una definizione di mistica: “Il progresso spirituale tende all’unione sempre più intima con Cristo. Questa unione si chiama ‘mistica’, perché partecipa al mistero di Cristo mediante i sacramenti – i santi misteri – e, in lui, al mistero della Santissima Trinità. Dio chiama tutti a questa intima unione con lui, anche se soltanto ad alcuni sono concesse grazie speciali o segni straordinari di questa vita mistica, allo scopo di rendere manifesto il dono gratuito fatto a tutti”. Dio chiama tutti a questa intima unione con lui in forme diverse, anche con doni particolari, con manifestazioni uniche. Ma queste sono rare, si confondono spesso, quasi sempre, in un oggetto di difficile discernimento. Ciò che è presente nella tradizione della comunità cristiana è il vissuto della ricerca e dell’unione con Dio, spesso mai raccontato, che uomini e donne credenti hanno vissuto».

Come raccontare questi vissuti?
«Si possono costruire e descrivere racconti che alludono con metafore varie a questo “mare di Amore” le cui onde hanno lambito i giorni, le storie, gli affetti, gli avvenimenti e le loro combinazioni, lasciando e distribuendo fiducia e forza di vita. Ora tutti questi racconti spesso sono chiusi nel cuore di chi li vive e non facilmente sono riformulabili in parole e, talora, non sono stati trasmessi. L’inenarrabilità dell’esperienza ha dovuto fare ricorso a modalità linguistiche particolari: la metafora, il paradosso, l’ossimoro, la contraddizione che afferma e nega, che riporta immagini irregolari, spesso trasgressive.
Il tutto per raccontare l’ineffabile esperienza dell’unione intima con Dio».

Ciò riguarda solo la religione cristiana?
«La letteratura non riguarda solo l’ambito teologico cristiano. Ritroviamo esperienze dell’Infinito in tutte le religioni, in chi si dichiara non cristiano e poco spirituale, come Bertrand Russel che scrive il saggio “Misticismo e logica”, affermando che “i grandi filosofi hanno sentito il bisogno sia della scienza che della mistica”».

La vita mistica è possibile a tutti?
«Per tutti è aperta la possibilità dello svelamento della bellezza e dell’intensità della condizione unitiva tra Dio e l’essere umano. I fenomeni straordinari hanno relativa importanza: essi sono presenti in tutte le religioni. Questi sono un segno dell’agire di Dio, tuttavia l’essenza della mistica è la comunione con Dio. La profondità interiore di ogni essere umano è abitata dal suo Creatore. Il viaggio interiore che ogni persona può compiere è nel segno di una ricerca della propria e profonda identità. Possiamo dunque affermare che tutte le religioni sono impegnate in questa proposta, in questa via. Simone Weil notava come i mistici di quasi tutte le religioni si assomigliano fin quasi all’identità. Sebbene non ci sia comunanza perfetta, la visione mistica della religione è un passaggio di riconoscimento di ciò che unisce le diverse religioni, quale esperienza umana di incontro con il divino».

Quali sono, in questo ambito, i punti di contatto fra le diverse religioni?
«Ogni religione e tradizione religiosa autentica si costruisce sulla fede. Le credenze e le forme religiose esteriori sono proprie di ogni contesto culturale. La fede è un atto profondamente umano, suscitato dalla Grazia di Dio e partecipato dall’adesione della persona, e si attua come movimento verso l’Assoluto che chiede di rimuovere ogni ostacolo e ogni relativo, anche quello religioso. Questo movimento è comune a tutte le grandi religioni: la relativizzazione di ogni elemento che non porti al lasciarsi incontrare dall’Assoluto. Così nella tradizione delle grandi religioni ritroviamo una letteratura propria della ricchezza della via mistica. Spesso il linguaggio non si differenzia quando si confrontano testi dei mistici: l’Assoluto è fuso con l’umanità. Anche le pratiche religiose ritrovano nella loro essenzialità elementi condivisi: la purificazione, l’ascesi, il linguaggio».

Ci sono alcune esperienze emblematiche nella storia dell’esperienza cristiana?
«Rivisitare in poche parole la storia dell’esperienza spirituale cristiana alla ricerca di esempi e modelli è un’impresa immane. Nell’ambito della ricerca della spiritualità è di aiuto una ricca produzione letteraria che ha raccolto in modo ragionato testi di autori lungo tutta la storia. Faccio riferimento, come esempio tra i tanti, alle edizioni curate dal prof. Francesco Zambon, docente di filologia romanza. Probabilmente i nomi di Agostino, Giovanni della Croce, Teresa d’Avila, Meister Eckart, Silesius possono essere posti come esempi e riferimenti lungo la storia del movimento spirituale mistico».

E nell’epoca moderna?
«È interessante il riferimento ai nuovi scenari, quelli in cui sono presenti mistici moderni: Mahatma Ghandi, Theillard de Chardin, Thomas Merton, Simone Weil, Charles de Foucauld, Giovanni XXIII, Teresa di Calcutta, Oscar Romero, Madeleine Delbrel. Il riferimento a questi personaggi ci permette di far notare come la mistica non sia un’eredità stagnante del passato, né una fuga dal mondo o attività raffinata di evasione. È tipica, invece, di personaggi di azione, capaci di impegno sociale e politico. Il loro interesse è rivolto alla ricerca dell’identità profonda dell’essere umano, all’affermazione della sua dignità. E certamente parlano ancora oggi, facendo riaffiorare contenuti che esprimono i desideri e le tensioni degli uomini e delle donne di tutti i tempi».

Paola Zampieri

 

  • Il seminario-laboratorio si terrà il martedì pomeriggio (ore 14.15-16.40 nel I semestre – 14.15-15.45 nel II semestre), a partire dal 30 settembre 2025.

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Per informazioni e iscrizioni: email segreteria.secondociclo@fttr.it – tel. 049 664116

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