STUDIA PATAVINA
ANNO LV – N. 1 GENNAIO-APRILE 2008
Articoli
J.-L. MARION
La ragione del dono ►
L. SARTORI
Teologia sistematica, domani (Inedito)
Simposio
Laici cattolici: riflessioni e considerazioni sulla laicità ►
G. TRENTIN (cur.)
Laici cattolici: quale laicità?
M. VERGOTTINI
Tra testimonianza e lettura teologica
I. DE SANDRE
tra testimonianza e lettura sociologica
P. CAMPOGALLIANI
Laici cattolici e conoscenza: alcune riflessioni
E.R. TURA
La paura per la crisi del clero
M. MILANI
Laico e laicità. Una riflessione a partire dalle Scritture soprattutto dalla Sapienza
Ricerche
A. DUBBINI
Verità religiosa e psicodinamica dell’infinito ►
D. POLOVINEO
L’estetica sacrificale di Eric Gans: dal paesaggio sacrificale cruento alla origine delle forme estetiche ►
P. GIOVANNUCCI
Pecunia nervus rerum. Il cardinale Gregorio Barbarigo e le pretese del fisco veneziano (1688-1697) ►
Problemi e discussioni
G. SEGALLA
Scrittura tradizione e tradizioni nel loro mutuo rapporto ►
Nota
P. ZOVATTO Rosmini tra ascetica e mistica
Recensioni, schede e segnalazioni bibliografiche
Libri ricevuti
JEAN-LUC MARION
La ragione del dono
Donare senza calcolo è possibile, dal momento che si do-na continuamente, senza misura e spesso senza averne chiara coscienza? Si afferma che questi tre modi di donare non possono stare insieme senza contraddirsi. Analizzando le tre dimensioni (il do-natore, il donatario e il dono donato), il filosofo francese mostra che il dono si annulla nel suo con-trario, lo scambio (il do ut des). Ma la critica del dono non sfugge essa stessa alla critica. Così il Marion, in questa Prolusione dell’anno accademico 2007-2008 della Facoltà Teologica del Trivene-to, cerca di dare ragione, oltre le contraddizioni formali e reali, del dono e dell’attitudine del donare.
(the reason of the gift). Is it possible to give without calculation, as one constantly gives, with no limits and often without being clearly conscious of it? These three ways of giving cannot be connected without contradiction. The French philosopher analyses three dimensions (the giver, the person that receives the gift and the gift) and demonstrates that the gift is undone by its opposite, the exchange (do ut des). But the criticism of the gift is criticized as well. So in this prolusion of the academic year 2007-2008 of the Facoltà Teologica del Triveneto Marion tries to explain the gift and the aptitude for giving beyond the formal and real contradictions.
Laici cattolici: riflessioni e considerazioni sulla laicità (Simposio 2007)
Si è parlato e si parla ancora molto di laicità, ma in termini più politici e ideologici, di contrapposi-zione tra “laici e cattolici”, che di fede, di testimonianza. A tale scopo Studia Patavina ha organiz-zato l’annuale simposio della rivista invitando a introdurlo due “laici cattolici”, il prof. M. Vergotti-ni, della Facoltà teologica di Milano, e il prof. I. De Sandre, dell’Università di Padova. Il prof. Ver-gottini risponde ad alcune domande di Studia Patavina e illustra in forma di intervista l’attuale di-battito teologico sulla laicità a partire dai grandi documenti del concilio Vaticano II e della storia degli effetti che l’evento conciliare ha avuto nella chiesa. Il prof. De Sandre a sua volta traccia un profilo sociologico dei cambiamenti verificatisi nella società e in particolare nel mondo cattolico immediatamente dopo il concilio e negli anni successivi. Gli atti del simposio vengono ora pubbli-cati a cura del prof. G. Trentin, della Facoltà teologica del Triveneto, il quale nell’introduzione li commenta brevemente richiamando l’attenzione sulla polivalenza semantica del termine laicità e of-frendo alcuni spunti di carattere storico, filosofico e teologico che aiutano a inquadrare lo stato at-tuale del dibattito.
(Lay Catholics: Reflections and Thoughts about being lay). “Being lay” has always been the subject of many discussions, but from a political and ideological point of view – i.e. as contrast between “laypeople and catholics” – rather than from the point of view of faith and witness. For this purpose “Studia Patavina” organized its annual Symposium and invited two “lay catholics”, who introduced this subject , Professor M. Vergottini of Facoltà Teologica di Milano (Faculty of Theology of Milan) and Professor I. De Sandre of the University of Padua. Professor Vergottini answers some questions of Studia Patavina and he illustrates the present theological debate about “being lay” in the shape of an interview, starting from the important documents of Vatican Council II and the story of the effects the Council had on the Church. Professor De Sandre deals with the changes in the society and especially in the catholic world after the Council and in the following years from a sociological point of view. The acts of the Symposium are now being published. They are edited by Professor G. Trentin of Facoltà Teologica del Triveneto (Faculty of Theology of Triveneto). He provides a short comment on the acts in the introduction, calling attention to the semantic polyvalence of the terms “being lay” and giving some historical, philosophical and theological hints that may help to understand the present debate.
Verità religiosa e psicodinamica dell’infinito
L’infinito e la simmetria logica, considerati dalle classiche interpretazioni psicoanalitiche freudiane come espressione di infantili-smo e patologia mentale, sembrano essere presenti in modo considerevole nel pensiero di ogni reli-gione. Questo fatto solleva molte questioni sulla legittimazione delle verità religiose. Il lavoro cerca di dar loro risposta basandosi su concetti di psicologia dinamica rinnovati da fondamenti del co-struttivismo e della cibernetica.
The logic infinity and simmetry, considered by the classic freudian psychoanalitic interpretations as an expression of mental infantilism and pathology, seem to be considerably and significantly present in the thought of any religion. This fact raises many questions about the legitimation of religious thruths. This work try to give it an answer based on psychodynamic concepts renewed by constructivistic and cybernetic foundations.
L’estetica sacrificale di Eric Gans: dal paesaggio sacrificale cruento alla origine dell’arte dei linguaggi
L’autore californiano Eric Gans, presentato da Davide Polovineo, configura la tesi dell’estetica sacrificale dimostrando che le forme estetiche, nate dalla prassi sacrificale cruenta, si sono evolute da caratteristica necessaria dell’organizzazione sociale a elemen-to intra-psichico della condizione umana.
The article deals about the basic epistemological and anthropological scheme of Gans thesis (sacrificing culture): the «aesthetic Landform» is shaped on the figure of «sacrifical Landscape», concerning the concept of social-organization, in proto-human Landscape, and its relationship with the language-evolution.
Pecunia nervus rerum. Il cardinale Gregorio Barbarigo e le pretese del fisco veneziano (1688-1697)
S. Gregorio Barbarigo (Venezia, 1625 – Padova, 1697; cardinale dal 1660), fu vescovo di Bergamo dal 1657 al 1664, e di Padova dal 1664 fino alla morte. Il saggio, at-traverso lo studio della corrispondenza del cardinale con il fratello Antonio durante gli ultimi dieci anni della vita, mostra come il problema della tassazione pubblica dei redditi e delle rendite episco-pali, e l’imposizione di pubbliche «imprestanze» obbligatorie sui chierici, potevano creare situazio-ni di disavanzo «strutturale» anche nel bilancio di un centro di potere ecclesiastico molto forte come la diocesi di Padova.
Saint Gregorio Barbarigo (Venice, 1625 – Padua, 1697; cardinal from 1660), was bishop of Bergamo from 1657 to 1664, and of Padua from 1664 till his death. The essay, through the study of the cardinal’s correspondence with his brother Antonio during the last ten years of his life, shows how the problem of the public taxation of the episcopal incomes and revenues, and the imposition of public forced «imprestanze» on the clerical subjects could create a situation of structural deficit also in the budget of a very strong ecclesiastical power centre as the paduan diocese.
Scrittura, tradizione e tradizioni nel loro mutuo rapporto
Punto di partenza è il primo paragrafo della DV 9, ove si dice che Scrittura e Tradizione «formano in qualche modo un tutt’uno». In che modo? Al problema posto si risponde in tre momenti successivi: storico, conciliare e attuale. Quanto alla storia del rapporto fra Scrittura e Tradizione si delineano tre momenti: nel primo millennio è la Tradizione a prevalere mentre nel secondo millennio sino alla Riforma l’attenzione si sposta verso la Scrittura come parola divina, cui ricorrere per criticare le consuetudi-ni della Chiesa infedeli al Vangelo. Nel Concilio di Trento Scrittura e Tradizione sono ancora acco-state (et), affermando che il Vangelo e la Tradizione apostolica vengono trasmessi in tutte e due sia pure in modo diverso, scritto e non scritto. Il Concilio Vaticano II nella DV cambia paradigma, con-siderando la rivelazione divina nella sua natura storica (storia della salvezza) e nella sua centralità cristologica, aprendo così la strada ad una considerazione del rapporto fra Scrittura e Tradizione su basi storiche. Ma né il CT né il Vat II distinguono la Tradizione apostolica originaria e tradizioni ecclesiali. Si passa così alla terza parte, attuale, in cui si considerano le tradizioni confessionali e culturali come incarnazione della Scrittura-Tradizione.
(The Scripture, The Tradition and traditions in their mutual relation). The starting point is the first paragraph of the DV9: the Scripture and the Tradition are “in a way one and the same”. In which way? There are three successive answers to the question: the historical one, the counciliary one and the present one. As far as the history of the relation between the Scripture and the Tradition is concerned, it is possible to distinguish three different moments: in the first millenium the Tradition prevailed, while in the second millenium until the Reformation the Scripture as Word of God prevailed: the Scripture was used to criticize the habits of the church, because they were considered unfaithful to the Gospel. During the Council of Trent Scripture and Tradition are still bound closely together (et), as the Gospel and the Apostolic Tradition are conveyed in both the Scripture and the Tradition, even if in different ways, written and not written. The Vatican Council II changes the model in the DV, as it considers divine revelation in its historical nature (the history of salvation) and in its Christological centrality, starting a consideration of the relation between the Scripture and the Tradition on a historical basis. But neither the Council of Trent nor the Vatican Council II distinguish between the original Apostolic Tradition and the ecclesial traditions. In the third part, the present one, the confessional and cultural traditions are considered as the embodiment of the Scripture-Tradition.