2007 – fascicolo 1

Studia Patavina – anno LIV (2007) – fascicolo 1 – (gennaio – aprile 2007)

Simposio
Etica e religione: amore, rispetto e sentimento della trascendenza

G. TRENTIN (cur.)
Introduzione

R. DE MONTICELLI
L’etica del sentire: abbozzo di una teoria

E. BERTI
Sulla prospettiva etica di Roberta De Monticelli

E. GIUS
Il «sentire etico» nella relazione di aiuto in psicologia a proposito della prospettiva fenomenologia di Roberta De Monticelli

V. BORTOLIN
Sentimento del rispetto e legge morale. La proposta etica di Roberta De Monticelli e l’etica kantiana

E. R. TURA
Il simbolismo nella vita

Ricerche

G. SEGALLA
Il mondo affettivo di Gesú e la sua identità personale

A. PONCHIO
La dimensione agonica e umana della virtù nella «metafisica dei costumi» di Kant

R. TOMMASI
La co-appartenenza di verità e libertà in Sein und Zeit di Martin Heidegger

P. GIOS
Nomine canonicali a Padova durante l’episcopato di Pietro Barozzi (1487-1507)

Nota

E. R. TURA
La natura e la missione della Chiesa. Note su un documento di «Fede e Costituzione»

 

Simposio
Etica e religione: amore, rispetto e sentimento della trascendenza

GIUSEPPE TRENTIN
Introduzione

Dopo una breve introduzione al simposio che riporta in sintesi i contributi dei vari partecipanti (R. De Monticelli, E. Berti, E. Gius, V. Bortolin, G. L. Brena, E. R. Tura, G. Trentin) segue la lunga relazione della De Monticelli che illustra e commenta gli «ordini del cuore» e offre alcuni spunti per un abozzo di teoria del «sentire»: l’etica vocazionale e il suo rapporto con il dovere, una teoria della conoscenza morale, il rispetto come soglia della coscienza morale, la conoscenza morale e l’intellettualismo, la conoscenza morale e le virtù, in particolare della prudenza e della giustizia, il rapporto tra una buona fondazione e una buona formazione, un esempio di tenuta anti-relativistica, il confronto con altre teorie etiche, considerazioni sull’amore e il rispetto, e infine una breve analisi del rapporto tra etica e personologia.

The different participants’ contributions (R. De Monticelli, E. Berti, E. Gius, V. Bortolin, G. L. Brena, E. R. Tura, G. Trentin) are summarized in a short introduction to the symposium. This introduction is followed by De Monticelli’s long report, that illustrates and comments about the «ordini del cuore» (orders of the heart) and offers some starting points for an outline of the «teoria del sentire» (theory of feeling): vocational ethics and its relation to duty, a theory of moral knowledge, respect as a threshold of moral conscience, moral knowledge and intellectualism, moral knowledge and virtue, especially as far as prudence and justice are concerned, the relation between good foundation and good forming , an example of resistance to relativism, the comparison with other ethical theories, reflections about love and respect and a short final analysis of the relation between ethics and the study about the person.

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Ricerche

ALICE PONCHIO
La dimensione agonica e umana della virtù nella «Metafisica dei costumi di Kant»

L’analisi del concetto di virtù (Tugend) consente di individuare sfaccettature della speculazione morale kantiana non perfettamente corrispondenti alla sua caratterizzazione tradizionale. Nella Tugend, descritta come lotta dell’uomo contro se stesso nel compimento del proprio dovere, si mostra infatti un volto umano: la virtù tiene insieme la noumenicità e la fenomenicità dell’individuo, senza pretendere che la formalità e la razionalità della legge escludano gli elementi fenomenici della sua vita come singolo e come appartenente al genere umano. Mediante il controllo e l’educazione di ciò che di sé può opporsi alla legge (le inclinazioni sensibili e le emozioni), l’individuo agisce sulla base di leggi da lui stesso prodotte tramite l’aiuto dell’elemento sensibile. Anche la pratica della virtù testimonia tale umanità, legata a una certa prudenza morale in cui l’azione assume valore in riferimento al fine che si propone di realizzare. La condotta dell’uomo virtuoso, in questo senso, ha alle sue spalle un atto buono in sé, ovverosia l’assunzione di un fine che è al tempo stesso un dovere e la decisione a farsi determinare dalla legge morale, e compie l’azione con l’urgenza e la categoricità della legge, non vanificando pertanto il valore assoluto della legge, ma conferendolo alle molteplici sfumature e ai diversi gradi della complessa realtà fenomenica, che non potrebbe mai, altrimenti, conoscere alcun tipo di assolutezza. Ma la virtù kantiana non è che una lotta incessante, in cui mai viene raggiunto un traguardo fermo, e proprio in questa tensione si realizza la libertà dell’uomo nella concretezza della vita vissuta.

(The agonistic and human dimension of virtue in Kant’s «Metaphysics of Morals»).
The analysis of the concept of virtue (Tugend) highlights aspects of Kant’s reflection about morals which are not perfectly corresponding to their traditional characterization. In the «Tugend», which is described as man’s struggle against himself while doing his duty, a human face appears: virtue unites the noumenon and phenomenon of the individual without claiming that formality and rationality of the law exclude the phenomena from man’s life as an individual and as a member of the mankind. Through the control and training of what itself may oppose the law (sensible inclinations and emotions), the individual acts on the basis of laws that he creates by means of the sensible element. The practice of virtue is a proof of this human face, which is connected to a certain moral prudence, in which actions acquire a meaning according to their purpose. Therefore the virtuous man’s behaviour is based on an act that is good in itself: its purpose is at the same time a duty and the decision to be determined by the moral law. Man acts with the categorical urgency of the law, so that he does not make vain the absolute value of the law, but he gives it to the several shades and different degrees of the complex phenomenical reality: otherwise reality could never be absolute. But Kant’s virtue is a never-ending struggle, in which no steady goals may be reached. Thanks to this aim man’s freedom may come true in concrete life.

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GIUSEPPE SEGALLA
Il mondo affettivo di Gesú e la sua identità personale.

Assumendo come griglia ermeneutica la teoria degli affetti di Roberta De Monticelli, si studiano i sentimenti di Gesú separatamente nei Sinottici e nel Quarto vangelo. Nei Sinottici si ha una specie di elisse con due fuochi: la compassione per gli altri e la sofferenza di Gesú per la sua passione e morte. Nel Quarto Vangelo invece pur essendovi degli elementi comuni o vicini ai Sinottici, tuttavia i sentimenti di Gesú si concentrano quivi in quello dell’amore primo e gratuito di Gesú, che ha la sua fonte nell’amore del Padre. Questo complesso mondo degli affetti delinea la identità personale di Gesú, singolare ed unica.

(Christ’s affective world and His personal identity).
Using Roberta De Monticelli’s theory on affections as a hermeneutic grid, this article analyses Christ’s sentiments separately in the Synoptic Gospels and in the Fourth Gospel. In the Synoptic Gospels there is a sort of ellipse with two foci: compassion for the others and Christ’s suffering for His passion and death. Instead, in the Fourth Gospel, even if there are elements which are common or similar to the Synoptic Gospels, Christ’s sentiments concentrate on His first and disinterested love, that has its source in His Father’s love. This complex world of sentiments shows Christ’s unique personal identity.

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ROBERTO TOMMASI
La co-appartenenza di verità e libertà in sein und zeit di Martin Heidegger.

Solitamente si afferma che il luogo dove M. Heidegger affronta in termini espliciti il nesso verità-libertà è la conferenza «Sull’essenza della verità» (1930). Il presente articolo cerca di capire se il nesso verità-libertà sia già presente in «Essere e tempo» (1927). Dopo aver analizzato come le questioni su verità e su libertà siano presenti nel capolavoro heideggeriano, se ne mostrerà la coappartenenza come fondamento della possibilità stessa dell’Esserci.

It is usually stated that M. Heidegger explicitly analyses the connection between truth andfreedom in the lecture «On the essence of truth» (1930). This article tries to understand if the connection between truth and freedom is already in Sein und Zeit (1927). After having analysed the presence of the problems of Truth and Freedom in Heidegger’s masterpiece, their belonging to each other will be shown as the basis of the possibility of the «there-being».

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PIERANTONIO GIOS
Nomine canonicali a Padova durante l’episcopato di Pietro Barozzi (1487-1507).

In risposta a una lettera del doge Agostino Barbarigo il vescovo Pietro Barozzi agli inizi del 1489, dopo un anno e mezzo dal suo ingresso in diocesi di Padova, affermava di non aver potuto conferire con autorità ordinaria e di sua libera iniziativa alcun beneficio ecclesiastico. Questa affermazione vale anche per le nomine alla prebende canonicali del capitolo della cattedrale? La risposta è affermativa. Il diritto papale di nomina era sottoposto a un controllo da parte delle autorità veneziane. La Serenissima non si opponeva al diritto dei papi e dei cardinali veneziani a premiare i loro parenti e i loro nipoti con prebende della cattedrale padovana. Nessuna preclusione che fossero pagati con la stessa moneta scrittori, abbreviatori, familiari e continui commensali di pontefici e di cardinali impegnati in Curia, a patto però che appartenessero al patriziato veneto e alle famiglie nobili padovane allineate ormai alla politica della Dominante. Beneficiari di diversa estrazione o di paesi e di stati diversi sollevavano invece grosse riserve e vivaci opposizioni. Le rendite ecclesiastiche dovevano insomma restare in famiglia.

At the beginning of 1489, a year and a half after his entry into the diocese of Padua, in the answer to a letter of doge Agostino Barbarigo’s, the bishop Pietro Barozzi wrote that he could not confer any ecclesiastic benefices with the ordinary authority and on his own initiative. Can this be stated also for the appointments to the canonical prebends of the cathedral chapter? Yes, it can. The Pope’s right to appoint was controlled by the Venetian authorities. The Serenissima Republic did not oppose the Pope’s and Venetian cardinals’ right to reward their relatives and nephews with prebends of Padua’s cathedral. The same reward was not precluded for writers, abbreviators, members of their family and usual table companions of Popes and cardinals employed in the Curia, but they had to be members of the Venetian aristocracy and to Padua’s noble families, which – by that time – supported Venice’s politics. But beneficiaries of different extractions or of different countries or states had serious reservations and opposed this right. In fact they wanted the ecclesiastical private incomes to be kept in the family.

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