In dialogo con l’etica ortodossa

Tra il magistero della chiesa cattolica e l’ortodossia ci sono dal concilio Vaticano II in poi sostanziali convergenze antropologiche e di conseguenza anche etiche, più accentuate da quando nella chiesa cattolica risuona il magistero di papa Francesco. Ne parlano Evangelos Yfantidis, vicario generale dell’arcidiocesi ortodossa d’Italia e Malta, e Basilio Petrà, presidente Atism.

Padova, 11 gennaio 2018. La terza tappa del percorso “Dove va la morale? L’etica nello spazio ecumenico” promosso da Facoltà teologica del Triveneto e Fondazione Lanza, ha messo in risalto le caratteristiche dell’etica nella tradizione ortodossa con la voce dell’archimandrita Evangelos Yfantidis, vicario generale dell’arcidiocesi ortodossa d’Italia e Malta, a cui ha fatto da controcanto il prof. Basilio Petrà, preside della Facoltà teologica dell’Italia centrale e presidente dell’Atism-Associazione teologica italiana per lo studio della morale.

Yfantidis: l’etica cristiana in base ai documenti del santo e grande sinodo della chiesa ortodossa (Creta 2016) 

«L’ethos, come abitudine, come modo di vita, coltiva e forma la vita etica dell’uomo. Nel cristianesimo, nella letteratura patristica in particolare, il termine “vita in Cristo” interpreta la vita etica dei cristiani, indicando che l’uomo di fede non vive soltanto dentro se stesso e nel mondo creato che lo circonda, ma si trova in relazione spirituale e comunione con la persona divino-umana di Cristo e con lo Spirito santo, e attraverso di loro con Dio Padre» ha esordito Yfantidis. E ha proseguito:

«Il cristiano non esiste soltanto come una unità biologica o sociale, ma come persona secondo “l’icona e la somiglianza di Dio”, libero anche della sua stessa natura. Per questo motivo l’etica cristiana non cerca di creare un “paradiso terrestre”, non si basa sulla conservazione di alcune regole di condotta o principi, come altre religioni e movimenti, ma promuove la “necrosi delle passioni” dell’uomo, cioè delle sue dipendenze, e il ricollegamento con Dio; vicino a Dio l’uomo stabilisce anche una giusta relazione con il prossimo e con tutto l’ambiente naturale».

Nella tradizione ortodossa, da sempre l’ethos umano è connesso con l’insegnamento della chiesa sulla persona, come anche con la sua esperienza ascetica ed eucaristica. In base a questi tre punti fondamentali i Padri del Santo e grande Sinodo della chiesa ortodossa (Creta, 2016) hanno evidenziato i sintomi esteriori del peccato, che è la malattia nella società d’oggi: privazione, dipendenze, consumismo, ingiustizia sociale, crisi familiare, ecologica, economica, disinformazione e manipolazione dell’opinione pubblica, uso della biotecnologia genetica. I documenti sinodali di Creta – nella prospettiva di salvezza in Cristo degli uomini e di trasfigurazione della società contemporanea secolarizzata in una società di fratellanza – sviluppano l’etica in collegamento con la pastorale e condannano, spiega l’archimandrita, «la scristianizzazione della società contemporanea, la secolarizzazione e il fanatismo, particolarmente il fanatismo religioso; esprimono con franchezza e acume il bisogno di cambiare l’orientamento dell’umanità, il modo di pensare, il bisogno di metània da parte dell’uomo».
In tema di diritti umani, a settant’anni dalla Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo, la chiesa ortodossa «non soltanto rifiuta le discriminazioni, ma insegna che il vero cristiano, sull’esempio del Signore crocifisso, si sacrifica e non sacrifica gli altri, ed è il giudice più severo del fondamentalismo di qualsiasi provenienza» afferma l’archimandrita.

In rapporto al diritto alla libertà, Yfantidis specifica che lo scienziato è libero di svolgere ricerche, ma con la condizione – per delimitare correttamente la libertà e valorizzare i frutti della scienza – che è obbligato a interrompere la sua ricerca quando vengono violati fondamentali valori cristiani e umanitari. «La chiesa ortodossa crede che l’uomo non sia un semplice insieme di cellule, ossa e organi, né che venga determinato solo da fattori biologici. L’uomo è creato a immagine di Dio, ha un destino eterno e dovrà essere trattato con il dovuto rispetto e onore in tutte le fasi della sua vita – in opposizione dunque a quanti appoggiano il “diritto” all’aborto e all’eutanasia. Così pure si deve custodire la volontà di Dio che si è manifestata attraverso la creazione – in opposizione a quanti appoggiano il “diritto” di cambiare sesso».

Sacralità della vita, dunque, dal concepimento fino alla “dormitio” naturale; e sacralità del matrimonio in risposta all’odierna secolarizzazione della famiglia e alla sua identificazione con un’auto-gratificazione individuale. La chiesa ortodossa rimane ferma su alcuni punti: «Condizioni indispensabili per il matrimonio sono che la coppia sia costituita da due persone di sesso diverso, la fede di ambedue in Gesù Cristo e la loro unione in libertà – precisa Yfantidis – Obiettivo del sacramento è la comunione spirituale della coppia e la possibilità di garantire la continuazione della vita del genere umano. Il matrimonio civile legalmente registrato non ha carattere sacramentale e costituisce un semplice atto di convivenza. Infine, non vengono accettati contratti di convivenza tra persone dello stesso sesso o di sessi diversi, come anche ogni altra forma di convivenza, diversa dal matrimonio».
Infine, se lo scopo dell’uomo è di essere condotto alla sua libertà in Cristo, l’esperienza ascetica – con il coronamento del digiuno – assume un valore rilevante come antidoto al consumismo, alla deificazione dei bisogni e all’atteggiamento di possesso. Insieme alla metània e alla continenza, l’ethos ascetico costituisce la risposta cristiana anche al problema ecologico, fortemente sentito in ambito ortodosso.

L’intera relazione di Evangelos Yfantidis è pubblicata sul sito Ortodossia.it
Ascolta la relazione di Evangelos Yfantidis

Petrà: tra Vaticano II e magistero di papa Francesco

Basilio Petrà, riferendosi al magistero cattolico ufficiale, ha sottolineato come le posizioni ortodosse espresse dai pensatori russi della diaspora abbiamo avuto un’enorme influenza nel concilio Vaticano II: «L’antropologia diventa orientale, caratterizzata dai padri greci – ha affermato – Il cristocentrismo diventa fondamentale e l’etica è vista come vita in Cristo. Su queste basi si è poi sviluppato il dialogo della carità e della verità. È singolare il fatto che più l’insegnamento morale cattolico rimane nel solco cristocentrico conciliare, più la convergenza con l’etica ortodossa nei suoi fondamenti è forte».

Se il Concilio è stato un grande evento di convergenza, un’altra area importante di contatto, in questi ultimi anni, è legata a papa Francesco. «L’attuale pontefice – spiega Petrà – ha assunto in modo deciso le iniziative del patriarcato di Costantinopoli sull’ecologia, fra cui la giornata per la cura del creato, insieme alla stessa idea di ecologia integrale, con una convergenza rispetto all’attitudine orientale che dà il primato alla dimensione pastorale».

L’etica, l’ideale normativo è importante nel magistero di papa Francesco, ma è subordinato alla pastorale: il senso primo della chiesa è la salvezza, la guarigione dell’uomo; la chiesa è un ospedale da campo, luogo di manifestazione della divina misericordia attraverso la misericordia pastorale. «La salvezza si configura essenzialmente come terapia nella dimensione orientale. Il concetto che il sabato è per l’uomo e non viceversa – chiosa Petrà – è ben presente nell’ortodossia: l’economia è in funzione della persona. E Francesco (nel motu proprio “Mitis et misericors Iesus”) fa riferimento, per la prima volta in un documento ufficiale del magistero, ai principi della oikinomia e dell’acribeia come strumenti dell’azione del vescovo nel portare ai fedeli la misericordia risanatrice del Signore. Più importante di tutto, dunque, è la salvezza dell’uomo verso la divinizzazione (per gli orientali), verso la cristificazione (per i cattolici)».
Un ultimo punto di convergenza, un po’ particolare, messo in luce dal presidente Atism, è l’ambito ella famiglia-matrimonio-sessualità.

«C’è stato un tempo di “sacra alleanza” riguardo ai valori della famiglia fra magistero cattolico e patriarcati ortodossi contro la “trasmigrazione dei valori”, contro un certo relativismo e liberalismo in ambito europeo. Oggi forse dal punto di vista magisteriale vale ancora il sinodo di Creta, con un’area di convergenza indubbia; ma ci sono anche diverse tensioni tra magistero e tendenze emergenti a livello teologico e a livello di sensus fidei fidelium, più accentuate, o più palesi, in area cattolica, ma che non lasciano immune l’ambito ortodosso, soprattutto nel confrontarsi con la questione dell’identità sessuale, che è estremamente complessa. L’area più dinamica, in ambito ortodosso, è oggi quella legata alle università americane, dove sta nascendo una nuova realtà teologica».

Ascolta la relazione di Basilio Petrà

Paola Zampieri

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