Iniziazione cristiana in Europa: tendenze, esperienze, orientamenti

Il catecumenato degli adulti modello di ogni processo di iniziazione cristiana.

In Europa la situazione generale dell’iniziazione cristiana è caratterizzata da uno stato diffuso di insoddisfazione, di ripensamento e di ricerca generalizzata di nuove vie. I tentativi di rinnovamento stanno disegnando un nuovo paradigma che corre lungo tre linee principali: la restaurazione del catecumenato, la revisione del processo tradizionale di iniziazione cristiana e le esperienze di “reiniziazione” per coloro che “ritornano” o “ricominciano” a credere.  Così ha ritratto la situazione il prof. Emilio Alberich, per 41 anni docente di catechetica alla Pontificia università salesiana, intervenendo mercoledì 23 novembre 2011 a Padova, alla Facoltà teologica del Triveneto, alla giornata di studio Iniziazione cristiana: la comunità educa alla fede. Uno sguardo alla situazione europea promossa dal biennio di specializzazione in teologia pastorale.

Fondando l’analisi sui documenti che in Europa affrontano il tema della nuova evangelizzazione, il prof. Alberich ha innanzitutto evidenziato che «siamo di fronte a una riaffermazione molto chiara e urgente della necessità di optare chiaramente, nella pastorale della chiesa, per l’evangelizzazione. La scelta evangelizzatrice si traduce innanzitutto in un modo nuovo di intendere la missione pastorale della chiesa nel mondo d’oggi, in quest’epoca di grande cambiamento e di profonda crisi che porta a parlare di “immaturità della maturità adulta”, di “crollo della trasmissione religiosa” e di “fine del periodo di cristianità”; in un contesto in cui la prima comunione viene a essere molto spesso “l’ultima comunione” e la confermazione viene chiamata significativamente “il sacramento dell’addio”».

Nonostante gli aspetti negativi della situazione, il magistero ecclesiale tende in genere a guardare il mondo con occhi di fede e di speranza, con lo stimolo a passare dall’eredità alla proposta per riuscire a formare dei «cristiani con scheletro», vale a dire «cristiani dalla fede personalizzata». Per restituire autenticità all’iniziazione cristiana, allora, è importante riprendere e rispettare l’itinerario classico dell’evangelizzazione, con le sue diverse tappe: missionaria, catecumenale, pastorale, testimoniale. «L’attenzione – afferma Alberich – si concentra soprattutto sull’attualità del “primo annuncio” e del “catecumenato”. Tutti concordano che è necessario mettere al centro il processo catecumenale e, al suo interno, concepire anche la catechesi alla luce del catecumenato e sotto la sua ispirazione. È importante tenere presente che il catecumenato degli adulti costituisce il modello di ogni processo di iniziazione cristiana». «La dinamica catecumenale – prosegue – appare legata alla ricerca e promozione di un nuovo modello di credente, di comunità, di chiesa, richiesti dal mondo contemporaneo. E la ricerca storico-teologica ha riscoperto il carattere essenziale del catecumenato come funzione essenziale della chiesa, di ogni chiesa. D’altra parte l’esperienza, soprattutto francese, dimostra che se viene ufficializzata e resa ben riconoscibile la struttura catecumenale si moltiplicano subito le domande dei candidati».

Oltre a catecumenato e catechesi, il prof. Alberich ha indicato altri due poli di attenzione fondamentali: la famiglia, che nonostante la crisi resta il primo fattore di socializzazione di bambini e adolescenti, e una comunità viva, testimoniante e accogliente. E se, secondo il paradosso di Floristàn “nella chiesa primitiva veniva battezzato il convertito, mentre adesso bisogna convertire il battezzato”, nella risposta alla crisi dei processi di iniziazione trovano spazio anche quelle esperienze che mirano a rifare o completare un cammino incompleto o abbandonato per quanti desiderano “ricominciare a credere”: i nuovi catecumeni o “ricomincianti”. «Occorre puntare con coraggio – ha concluso Alberich – alla configurazione di un nuovo paradigma dell’esperienza cristiana, passando dalla catechesi di trasmissione a una vera catechesi d’iniziazione. È un progetto molto impegnativo, che deve far perno sulla personalizzazione, cioè sulla riappropriazione personale della fede da parte del credente».

Dopo l’analisi della situazione europea, la giornata di studio ha brevemente fatto il punto su quanto emerge in tema di iniziazione cristiana dagli orientamenti pastorali della Conferenza episcopale italiana Educare alla vita buona del vangelo. Il prof. Giuseppe Laiti, docente di patrologia allo Studio teologico San Zeno di Verona, ha messo in rilievo come ci sia consonanza con i documenti europei in tema di primo annuncio e di catecumenato e pure sulla posta in gioco nell’azione della chiesa: inserire l’annuncio del vangelo nel processo di costruzione della persona. «L’iniziazione cristiana – ha detto Laiti – può effettivamente diventare il campo dove il vangelo risuona nella sua carica di “buona notizia” che autorizza i desideri che fanno umano l’uomo e ne avvia i percorsi, potendo indicarne la traccia negli adulti, nelle buone testimonianze che il vangelo sa suscitare. Qui si apre un percorso interessante perché l’iniziazione cristiana diventi fatto degli adulti, non passando attraverso i fanciulli,  ma in presa diretta. Sono gli adulti a poter e dover dire quale mondo vogliamo e per quale mondo intendiamo avere passione, in nome di chi e per chi».

La mattinata, a cui hanno partecipato un centinaio di persone provenienti da tutto il Veneto, si è conclusa con un ampio e partecipato dibattito.

 

Paola Zampieri

 

 

 

Gli interventi (file audio).

 

 

 

Le foto.

 

 

 

 

Il servizio di Telechiara (in onda il 19/12/2011)

 

 

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