Dalila: in Etiopia ho avuto la conferma che la teologia parla alla vita

Dalila Mettifogo, studentessa del terzo anno della Facoltà, ha partecipato al percorso di aggiornamento per i missionari della prefettura di Robe, guidato dal preside don Andrea Toniolo. Il racconto della sua esperienza nel paese africano.

Luglio 2022. Prima evangelizzazione, inculturazione e dialogo inter-religioso sono stati i tre perni del percorso di aggiornamento teologico per i missionari della prefettura di Robe, proposto presso il Centro pastorale di Adaba in Etiopia e promosso dalla Facoltà teologica del Triveneto in accordo con il Centro missionario della Diocesi di Padova.
La proposta è stata guidata dal preside della Facoltà, don Andrea Toniolo, con la partecipazione di Dalila Mettifogo, studentessa del terzo anno del ciclo istituzionale della Facoltà, e a Fabio Buoso, studente dell’Issr di Padova.
Dalila ci racconta la sua esperienza.

 

A pochi giorni dal mio ritorno dall’Etiopia, mi accingo a scrivere queste righe con tutta l’emozione e l’adrenalina ancora in corpo, facendo memoria di quest’esperienza durata una settimana, ma che mi pare stia ancora proseguendo, tante sono le emozioni, più o meno piacevoli, che ho vissuto in questo tempo.

La mia permanenza ha avuto due risvolti significativi sia per il mio percorso di studi che per la mia vita. Ho infatti avuto l’occasione, con questo viaggio, di partecipare alla formazione che il professor don Andrea Toniolo ha rivolto ai missionari della prefettura di Robe, di ascoltare la loro bella testimonianza e le fatiche quotidiane, condividendo parte del nostro tempo e gli spazi comuni.

Al termine dei giorni dedicati alla formazione, abbiamo avuto la possibilità di far visita ad alcune comunità limitrofe e, quasi che il tempo fosse rallentato, abbiamo mangiato, scherzato, giocato e pregato insieme, sempre nella massima semplicità. È stato un tempo gratuito, ma ben speso. Personalmente ho trovato molto arricchente stare in mezzo alla gente, spessissimo molto povera, che però non rifiuta mai di rivolgere un sorriso o un caldo abbraccio. Ciò che a noi è mancato per diversi anni ormai, lì sembra non essere mai andato via: l’ospite è “sacro” ed è sempre una grande gioia per loro accogliere lo straniero che viene a trovarli. Rimarrà indelebile nella mia mente il viso di quell’anziana vedova dagli occhi azzurri, seduta nella sua capanna, in religioso ascolto delle parole di don Nicola; così come non scorderò il sorriso dei ragazzi della casa-famiglia e la loro voglia di divertirsi con il poco che c’è a disposizione (a volte basta solo una canzone e tanta fantasia!).

Non è stato un viaggio facile, in una settimana ci siamo immersi in una realtà che avrebbe richiesto molto più tempo per essere conosciuta più a fondo e apprezzata maggiormente. Tanti sono stati gli sforzi e i sacrifici messi in atto per rendere indimenticabile e unica nel suo genere questa esperienza. I missionari della diocesi di Padova mi hanno fatto sentire a mio agio fin da subito, benché non sia stato semplice, dal momento che si trattava della mia prima esperienza non turistica fuori Europa, in un contesto di missione e povertà.

 

Sono estremamente grata per un’occasione che difficilmente si ripeterà nella stessa maniera; sono contenta di aver accolto con entusiasmo la proposta, complice anche la mia Facoltà, di mettermi in gioco, oltre che il profondo desiderio che da un paio di anni a questa parte coltivo nei confronti del tema missionario: un tema per cui nutro una profonda sensibilità e che vorrei, in futuro, esplorare sempre di più.

Credo fermamente che questi giorni mi abbiano trasmesso molto, in termini di relazioni oltre che di approfondimento teologico. Quanto ho vissuto è, a mio parere, la conferma che questi cinque anni che dedico allo studio della teologia parlano alla mia vita, sotto molti punti di vista. Lo studio si amalgama alla vita e quest’ultima si amalgama allo studio. Mi auguro che ciò possa accadere sempre, ogni giorno: sia che mi trovi in Africa, sia che mi ritrovi a casa.

Dalila Mettifogo

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