E solleva alta la testa

Trentotto “pensée”, così li chiama l’autore Gianandrea Di Donna, che, a partire dai testi biblici più disparati, cercano la Pasqua del Crocifisso risuscitato.

Gianandrea Di Donna, docente della Facoltà teologica del Triveneto, è in libreria con il volume E solleva alta la testa (Valore Italiano, € 16,50). Una raccolta di trentotto “pensée” (così li chiama, giocando con la sprezzatura) che cercano, a partire dai testi biblici più disparati, la Pasqua del Crocifisso risuscitato.

Un’ascesi di poetica adorazione, e tuttavia c’è spazio per l’inquietudine: perché dopo aver annunciato la vittoria di Cristo sulla morte cantiamo “O Dio, vieni a salvarci”? Come mai si vedono ancora, ovunque, ciechi, zoppi, lebbrosi, sordi, morti e poveri? È la verità dell’uomo, che ogni carne grida a Dio. E Dio risponde con la propria Verità, il Logos sceso nell’abisso fino ad accettare che perfino le nostre proteste e bestemmie passino per la sua gola. L’Amore eternamente si svuota, eternamente crea l’altro, eternamente lo attende, eternamente irriga l’aridità dei deserti, eternamente li fa fiorire, eternamente raduna chi è smarrito, eternamente sorregge ciò che è, mentre la dispersione e l’entropia, la presunzione e l’illusione ci confondono.
Quando la Chiesa celebra il fuoco della Trinità, l’uomo può abbandonarsi come un bambino tra le mani del Creatore, in quel tempo beato che indica l’unum, la direzione verso cui portare il vespro del cosmo, ogni speranza, ogni dubbio, ogni pena, ogni fatica, ogni peso, ogni lacrima, ogni no. Signore, – geme la liturgia della Chiesa – è proprio una nube questo mistero del mondo. Ma tu brilli dentro quella nube. Essa è luminosa, non oscura, perché non la fai scendere sulla terra: la chiami a te, te ne fai avvolgere. A noi l’umiltà di Giobbe, che si copre con una mano la bocca, fino alla fine dei tempi. Il sepolcro è vuoto – non ne dubitiamo. L’alleluja dobbiamo cantarlo finché le nostre gole si crepano, farlo rimbalzare in ogni angolo dell’universo, rinunciando però ai semplicismi. “Non dite a nessuno la gloria che avete contemplato.” Non sappiamo perché è gloria, Signore, ma ci attacchiamo come la tua santissima Madre a quel legno, che ora è verde come i pascoli delle tue amate pecore. (quarta di copertina)

L’autore. Gianandrea Di Donna (1965) presbitero della Diocesi di Padova, è docente di Liturgia alla Facoltà Teologica del Triveneto e all’Istituto superiore di Scienze religiose di Padova, al Pontificio Istituto Orientale e alla Pontificia Università della Santa Croce in Urbe, all’Istituto Laurentianum di Venezia. Responsabile della Commissione per la Liturgia della Conferenza Episcopale Triveneto, è delegato vescovile per il Catecumenato e direttore dell’Ufficio per la Liturgia della Diocesi di Padova. Ha pubblicato per Pontificio Istituto Orientale & Valore Italiano Editore, nel 2017, Canones Pœnitentiales (Kanonika 24) e per Valore Italiano Editore, nel 2022, La Veglia Pasquale e gli After-Hours.

Facebooktwitterlinkedinmail