ANNO LIX – N. 1 GENNAIO-APRILE 2012
Editoriale
A. Toniolo
Focus
E. Conti
R. Tommasi
O. Todisco
G. Mazzocato
G. Trabucco
P. Asolan
H. Windisch
G. Routhier
Temi e discussioni
G. Ferretti
T. Lorenzin
Osservatorio Triveneto
G. Manzato
Notiziario
L. Bertazzo
Cercatori di Dio? Tra sacro e spiritualità
M. Grusovin
Cornelio Fabro e la sua opera: temi di un pensiero vivo
R. Battocchio
«Fides Virtus»: il convegno padovano della Società Internazionale per lo Studio della Teologia Medievale
Recensioni e segnalazioni
Libri ricevuti
L’istanza del «pratico» in teologia
Introducendo il tema del Focus di questo numero, si evidenzia come solo un riferimento costante e costitutivo all’esperienza «vissuta» e all’azione «realizzata», e in particolare a quelle codificate nella Bibbia e nella storia credente, impedisce alla teologia di cadere in forme di riduzione oggettivante o di astrazione, che allontanano dalla realtà originaria dell’esperienza e dell’azione; permette di attuare quello che è essenziale, la relazione kerigmatica tra la sorgente evangelica e la storia.
The instance of practical in theology
In this number we introduce the theme of Focus highlighting how we can only stick to a firm and constituent reference to real-life experience and actual action. Only these two forms codified in the Bible and in the History of Faith can prevent theology either from falling into an objectifying reduction or into abstract conceptions which avert from primary facts of experience and action. Only this steady and fundamental reference can actuate a kerigmatical relation between evangelical source and history.
La rilevanza del pratico per l’antropologia filosofica
Il presente saggio, dopo aver considerato la rivalutazione del pratico nella filosofia tedesca del Novecento, interloquisce con la filosofia di Arendt e Foucault, per giungere a delineare, nella parte conclusiva, gli elementi fondamentali per cui il pratico deve essere considerato parte integrante della riflessione antropologica e del costitutivo dell’uomo.
The relevance of practical in philosophical anthropology
After considering the revaluation of practical in XX century German philosophy, this essay deals with Arendt’s and Foucault&rsquo ;s philosophy and ends up outlining the fundamental elements where practical must be considered as an integrating part of anthropological reflection and of men’s constitutive elements.
Il pratico, le pratiche, l’esistenza
Prendendo le mosse dalle riflessioni di E. Conti (La rilevanza del pratico per l’antropologia filosofica) l’articolo pone ulteriormente in luce il senso e i confini dell’«e-sistenza» umana mediante una considerazione di alcuni degli intrecci fondamentali che la determinano: pass ivo attivo, pratico teorico, cura temporalità, sé altro. In tutto ciò l’agire umano manifesta il pratico, ovvero l’atto di libertà-verità istitutivo dell’esistere; e le molteplici pratiche umane aprono lo spazio effettivo in cui l’esistenza perviene alla tangibile manifestazione della struttura evenemenziale del suo essere.
Practical, practices and existence
Starting from Conti’s reflection (The relevance of practical in philosophical anthropology), this article highlights meaning and limits of “human e-xistence” and considers how this is determined by a few fundamental interactions: passive-active, theoretical-practical, care-temporality, self-other. In all this, human actions manifest the practical, i.e.: the freedom-truth act as institutive act of human existence. The many human practices open an effective space where existence reaches the tangible manifestation of the evenemential structure of its being.
La libertà creativa anima della prassi in Duns Scoto
L’assunto fondamentale del ripensamento del rapporto teoria-prassi in Scoto è il seguente: il reale «non effectum causae, sed ens volitum». Il segreto del reale non è nella razionalità ma nella libertà, nel senso che non è perché razionale, ma è perché e in quanto voluto. Che sia voluto non implica che il reale non sia razionale. Il cuore della prassi è la libertà, fondo noumenico del reale – perché questo e non un altro, così e non altrimenti? – e tratto qualificante dell’agente ra zionale – razionale perché libero, e non viceversa. Molte sono le cause che concorrono alla «volizione», ma è la volontà che esce dall’indifferenza o dalla sospensione, e intraprende l’azione. La prassi è autenticamente umana se espressione di libertà.
The creative freedom of soul in Duns Scoto’s praxis
In Scoto the fundamental reflection on theory – praxis runs as follows: the real “non effectum causae, sed ens volitum”. The secret of the real cannot be found in rationality but in freedom, i.e.: it does not exist because it is rational but it exists because it is willed. The core of praxis is freedom, the noumenic base of the real (Why this one and not another one? Why this way and not otherwise?) and the qualifying feature of rational agent – rational because free and not vice-versa. Many causes contribute to volition but will springs out from indifference or suspension and starts the action. Praxis is really human when it is an expression of freedom.
Libertà e natura, antropologia e scienze empiriche nell’Action di M. Blondel
Lo studio che qui presentiamo rilegge L’action di M. Blondel nella prospettiva del rapporto interdisciplinare, il quale costituisce un tema centrale in una Facoltà di teologia pastorale. L’intento perseguito è quello di mostrare la fecondità del punto di vista «pratico», qual è quello istituito da Blondel, per chiarire il rapporto con le scienze umane, in una riflessione teologica sull’umano. Le scienze con cui il filosofo francese si confronta non sono ovviamente le «scienze umane», come noi oggi le conosciamo, e tuttavia la sua riflessione mantiene una sua attualità. Ciò è dovuto alla radicalità dell’intuizione del «pratico» da cui tutto il suo pensiero muove, la quale è ancor oggi motivo di ripensamento del modo di impostare la questione del sapere, in generale, e del sapere antropologico in particolare. L’articolo segue passo-passo lo sviluppo dei due movimenti della fenomenologia della volontà, di Blondel, mettendone in luce i guadagni sul piano fenomenologico e le pur parziali incongruenze sul piano teorico.
Freedom and nature, anthropology and empirical sciences in M. Blondel’s L’action
This study presents a new reading of M. Blondel’s L’Action in the perspective of inter-disciplinary relations, surely a focal theme for a Faculty of pastoral theology. We aim to show the fruitfulness of practical as it has been founded by Blondel 4; in order to explain its link with human sciences in a theological reflection on human. Of course human sciences at Blondel’s time do not correspond to present ones, but his thought is still topical. This is due to his radical intuition of practical as the starting point of his whole thought which induce us to reflect anew on how we can formulate the problem of knowledge in general and of anthropological knowledge in particular. Step-by-step this article follows the two movements of will phenomenology in Blondel, highlighting gains at phenomenological level as well as partially inconsistent ideas at theoretical level.
Per una teoria dell’atto. Quale antropologia nella teologia biblica di P. Beauchamp
La questione del rapporto tra filosofia e teologia non può essere risolta se non per riferimento all’effettività pratica della coscienza; correlativamente, non si può istruire lo spazio per il rilievo determinante del pratico se non assumendo il carattere originario della distinzione e della reciproca e relativa autonomia di filosofia e teologia. Una teoria dell’atto conforme al modello biblico, quale evidenziato dall’opera di P. Beauchamp, restituisce la correlazione come insuperabile in ordine all’evidenza di Dio e dell’uomo congiuntamente e perciò anche come capace di concorrere in modo originale all’esecuzione virtuosa della circolarità tra l’indagine filosofica e il sapere teologico.
For a theory of act. Which anthropology in P. Beauchamp’s biblical theology?
The question of the relationship between philosophy and theology can’t be reso lved but with reference to the practical effectiveness of conscience; correlatively, it’s not possible to instruct the space for the determining relevance of practical but assuming the inherent character of the distinction and of the reciprocal and relative autonomy of philosophy and theology. A theory of act according to the biblical model, as outlined by P. Beauchamp’s work, reinstates the correlation as unsurpassable for the evidence conjunctively of God and of man and therefore also as able to contribute in an original way to the virtuous execution of the circularity between philosophical enquiry and theological knowledge.
Il coefficiente pratico-ecclesiale del sapere teologico e la teologia pastorale
L’articolo presenta la posizione che la Scuola dei Laterani ha elaborato in ordine alla questione della dimensione pastorale della teologia e dell’identità della teologia pastorale. Nessun sapere (né poietico, né noetico) può costituirsi prescindendo dalla prassi (nessun sapere precede – in senso assoluto – la prassi), né la prassi origina autonomamente il sapere, che si nutre di una costitutiva reciprocità. La teoria (che cos’è la chiesa?) non si rapporta indifferentemente alla prassi (come agisce la chiesa?), perché ne è essa stessa segnata: è necessario dunque distinguere tra teoria speculativa e teoria pratica, tenendo fermo che il rapporto tra teoria e prassi non si dà in forma deduttiva. Occorre che la teoria già riconosca e comprenda il suo costitutivo rapporto con la prassi; e che la prassi elabori una propria specifica teoria.
Practical-ecclesial coefficient of theological knowledge and pastoral theology
This article focuses on the position of La Scuola dei Laterani on the pastoral dimension of theology and on the identity of pastoral theology. No Knowledge (neither poietic nor noetic) can form without praxis (no knowledge precedes praxis in absolute) nor praxis originates knowledge autonomously as knowledge fosters a constitutive reciprocity. Theory (What’s church?) is not indifferently related to praxis (how does church act?) because the former itself is marked by the latter. So we must differentiate speculative theory and practical theory, keeping in mind that the theory-praxis relation is not given in deductive form. Theory needs to recognize its constitutive relation with praxis; and praxis needs to formulate its specific theory.
Rilevanza e interpretazione del pratico e delle pratiche in teologia pastorale
Dopo avere analizzato gli sfondi storici della questione, l’autore passa ad analizzare le particolarità della teologia pratica ossia teologia pastorale (in particolare la caratteristica kairologica, quella criteriologica e quella prasseologica), per trarre poi le conseguenze per la prassi pastorale e arrivare a indicare la preghiera quotidiana come l’anima della pastorale e della teologia pastorale.
Relevance and interpretation of practical and of practices in pastoral theology
First the author analyses the historical background. Then he highlights the details of practical theology, that is to say pastoral theology (focusing on the following aspects: kairological features, criteria, praxis). Then he concludes analysing pastoral praxis and indicating daily prayers as the heart of pastoral and pastoral theology.
L’ecclesiologia come teologia pratica
Cinquant’anni dopo il Vaticano II è diventato naturale adottare delle categorie scritturistiche, in particolare quella di popolo di Dio, per parlare della chiesa; e oggi non ci si immaginerebbe di redigere un trattato di ecclesiologia a partire da nozioni filosofiche. Per assumere questo fondamento radicale dell’ecclesiologia in una prospettiva biblica dell’economia della salvezza occorre andare, come hanno fatto Chenu e Congar, fino alla radice di questa scelta, che implica una riflessione sullo statuto della storia nel cristianesimo e che conduce a ripensare i luoghi teologici. Per considerare l’ecclesiologia come teologia pratica bisogna tornare a riflettere piú in profondità sul rapporto tra l’esperienza, la vita della chiesa e le pratiche storiche del popolo di Dio e la Parola di Dio scritta o tra il dato rivelato e la sacra Scrittura.
Ecclesiology as practical theology
50 years after Vatican Council II, we naturally adopt some scriptural categories, esp ecially the expression God’s people, to indicate the Church. Moreover, at present, we would not write a treaty on ecclesiology beginning with philosophical notions. This radical foundation of ecclesiology can be assumed in a biblical view of soteric economy only if we go to the root of this choice which implies a reflection on the statute of history in Christendom and leads to re-consider all theological sites (as Chenu and Congar did). We can consider ecclesiology as a practical theology only if we are able to reflect more deeply on the relation either between experience, church life and historical practices of God’s people and God’s word or between revealed data and Holy Scripture.
La teologia, volto pubblico della fede. Le sfide del mondo contemporaneo
La teologia non ha solo una funzione all’interno della comunità ecclesiale ma anche al suo esterno, in vista di una presentazione intelligibile e credibile del messaggio cristiano ai non credenti. Dopo un’analisi delle cause della odierna chiusura «intra-ecclesiale» della teologia, il saggio sottolinea la novità che anche per la teologia è stato il sorgere dello «spazio pubblico», il vero e proprio «areopago» con cui la teologia deve oggi confrontarsi. Si passano poi in rassegna le principali provocazioni che provengono alla teologia da tale spazio pubblico, caratterizzato dalle due ondate culturali del «moderno» e del «post-moderno». Per il moderno, la secolarizzazione, l’autonomia delle scienze moderne e della stessa morale, lo spirito democratico. Per il «post-moderno», il pluralismo, il primato della vita impulsiva, l’individualismo, l’ontologia della finitezza. Da ripensare a fondo non solo la presenza del cristianesimo nella società, ma la stessa visione tradizionale della trascendenza.
Theology, public feature of faith. Challenges in contemporary world
Theology has its function both inside and outside ecclesial community, in view of an understandable and credible presentation of Christian message to non-believers. After analyzing the reasons why nowadays theology presents an intra-ecclesial closure, this essay observes a new fact: a “public space” has opened, a real Areopagus where theology can face its challenges . Then we consider the main provocations presented to theology from this public space characterized by the two cultural waves of “modern” and “post-modern” movements. Modern is characterized by secularization, by autonomy both of modern sciences and morals itself, and finally by democratic spirit. Post-modern is characterized by pluralism, primacy of impulsive life, individualism and ontology of finiteness. Besides the presence of Christian faith in society, the traditional view of transcendence must be deeply reconsidered.
La parola di Dio nella Scrittura e nella storia come fonte di vita spirituale della comunità del Cronista
In questo mio contributo studio alcuni testi di 1-2Cronache, dal versante della comunità che legge il libro o ascolta la sua lettura lasciando agire la Parola di Dio in essa contenuta. Intendo quindi fare una riflessione teologica sull’esperienza spirituale della comunità a cui è diretto il libro di 1-2Cronache.
God’s word in the Scriptures and in history as a source of spiritual life in the Chronicler’s community
In this contribution I examine a few texts of Chronicle 1-2 from the point of view of a community who reads the Book or listens to its reading letting God’s word there contained act. I intend to develop a theological reflection on the spiritual experience of the community the book of Chronicles 1-2 is addressed to.
Nuovo cattolicesimo o esilio del Dio «cattolico» ?
Le ricerche più recenti sulla percezione della religiosità nel Triveneto – con particolare attenzione alla religione storica di appartenenza, il cattolicesimo – evidenziano come quote sensibili delle popolazioni di riferimento presentino atteggiamenti che oscillano tra il credere e il non credere, una privatizzazione dell’esperienza religiosa, fino a una completa indifferenza alla proposta della religione tradizionale. Il valore dell’insegnamento religioso per la morale personale, la vita, la sessualità, la famiglia, ecc. è utile ma non vincolante: ciascuno si regola secondo coscienza. Si afferma un «nuovo cattolicesimo» oppure si assiste a una contaminazione con altre (o con altra) proposte religiose che hanno comunque i natali nel cristianesimo?
New Catholicism or exile of catholic God?
The most recent researches on the perception of religiosity in Trivenetum (focusing on Catholicism as its historical religion) highlight how perceptible shares of people present attitudes wavering between believing and non-believing; between a privatization of religious experience and a complete indifference to the proposals of traditional religion. The value of religious teaching for personal morals, life, sexuality, family etc. is useful but not binding. Individuals behave according to their personal conscience. A new Christian faith comes forth. Or do we assist to a contamination with other religious proposals (or with another one) having their roots in Christianity?