Il viaggio interiore, tra verità e responsabilità

COMUNICATO STAMPA 36/2013
Padova, 4 dicembre 2013
GIORNATA DI STUDIO
  

IL VIAGGIO INTERIORE
TRA VERITÀ E RESPONSABILITÀ
Roberto Repole e Isabella Adinolfi hanno tratteggiato il tema dell’interiorità in ambito cristiano, luogo d’incontro con Dio e di amore attivo per l’altro. Gli esempi di Etty Hillesum, Agostino, Guglielmo di Saint-Thierry e Maria Zambrano.
 
«L’uomo è, da sempre, pellegrino, viator, ricercatore: è alla ricerca di strumenti di lettura o di interpretazione della propria personale e comunitaria esistenza. Per il credente cristiano il viaggio è luogo di incontro e di comunione con Colui che, via, verità e vita, precede e attende, orienta e accompagna». Così Antonio Bertazzo, docente di psicologia della religione alla Facoltà teologica del Triveneto, ha introdotto il tema della giornata di studio Il viaggio interiore. Maestro dove abiti? promossa dal biennio di specializzazione in teologia spirituale della Facoltà teologica del Triveneto in collaborazione con l’Istituto teologico Sant’Antonio dottore di Padova e svoltasi il 3 dicembre 2013. «L’esperienza spirituale che definiamo come viaggio interiore non è un tipico caso di autoreferenzialità ma un percorso che accompagna a trovare la verità di sé al centro di sé, riconosciuto come abitato dallo Spirito che dà vita, che definisce la propria profonda identità e unicità» ha proseguito Bertazzo introducendo il primo relatore, Roberto Repole, docente di teologia sistematica alla sezione torinese della Facoltà teologica dell’Italia settentrionale. Repole, dopo avere messo in luce i pericoli delle filosofie contemporanee (l’interiorità come esperienza individuale, come emozione e sentimento, come fuga dalla crisi) dove riscontra una dicotomia tra fede e ragione e tra fede e spiritualità, ha analizzato tre figure emblematiche: Agostino, Guglielmo di Sant-Thierry e Maria Zambrano. «La vita interiore, intesa in senso cristiano, – ha spiegato – è connessa alla finitudine del soggetto e quindi al suo riconoscere di avere bisogno di Dio e degli altri uomini. L’interiorità nasce e sgorga dal nostro essere immagine di Dio, anzi di quel Figlio che si è fatto primogenito per tutti i fratelli. Per il cristiano, dunque, il viaggio interiore è fondato sulla fede e non può prescindere anche da una responsabilità verso gli altri uomini».
Un esempio luminoso di questo concetto è offerto dalla figura di Etty Hillesum, illustrata da Isabella Adinolfi, docente di filosofia della storia all’Università Ca’ Foscari di Venezia. La giovane ebrea, morta ad Auschwitz nel 1943, nel suo viaggio dentro di sé e verso Dio è partita da una concezione del divino inteso come forza cosmica che regge il mondo, e della vita come continuo rimescolio senza costrutto. Poco a poco ha imparato a inginocchiarsi e a pregare, ad ascoltare la voce di Dio dentro di sé e a lasciarsi guidare da lui. La consegna di sé a Dio, l’accettazione completa e incondizionata di ciò che accade, anche nel pieno della barbarie nazista, rende la Hillesum “una” con la volontà di Dio, ormai non più potenza cosmica ma persona autentica, amante che chiede di essere amato. «L’amore del mistico – ha concluso Adinolfi – non esclude altri amori, la fusione con Dio non isola dagli altri uomini né astrae dalla storia: il misticismo completo è amore attivo, è azione; il mistico ama il mondo come Dio lo ama, effonde l’amore di Dio su tutto e tutti. Ed è così che Etty, testimone di una verità non astratta ma vissuta, chiudendo il suo Diario nell’inferno della shoah, può consumare il suo supremo atto di amore oblativo: “Ho spezzato il mio corpo come se fosse pane e l’ho distribuito agli uomini. Perché no? Erano così affamati, e da tanto tempo”».
Foto della giornata sono disponibili a questo link:
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