Una traduzione in italiano della burrascosa disputa fra il laico filoniceno Eracliano e il vescovo della città pannonica di Sirmium, l’asiata Germinio, si propone di ravvivare la curiosità per un pittoresco e imbarazzante documento di cronaca ecclesiale – ma anche di esegesi biblica e teologia trinitaria militanti – che sembra ancora palpitare di un’attualità di prepotenti passioni spirituali e politiche.
Al di là di possibili alterazioni del testo primitivo, è comunque possibile ricavarne la sostanza paradigmatica di situazioni certamente ripetutesi nel corso della cosiddetta controversia ariana specialmente in area illirica, quando non meno di Eracliano anche uomini come Martino da Sabaria – poi vescovo di Tours – arrischiavano la loro parresia contro l’imposizione di una fede trinitaria-cristologica della quale non si capacitavano; e proprio nella ribellione, in forza della loro ‘semplicità’ – ovvero ‘rusticità’ – dottrinale e di indole, questi laici si rendevano carismaticamente trasparenti di una spiritualità cristiana incompatibile con formulazioni dottrinali diverse da quella nicena, illustrata e difesa fra i Latini dall’alessandrino Atanasio, attivo anche ad Aquileia e in Illiria.
È peraltro verosimile che, come il ‘martirio’ antiariano di Martino in patria prima del suo ritiro monastico, così anche quello di Eracliano a Sirmio trovi il suo contesto di riferimento spirituale e argomentativo nella medesima tradizione cristiana documentata da Padri aquileiesi quali Fortunaziano e Cromazio.